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"Al Mugello recitavamo la parte dei favoriti ed un po' l'ambiente se ne compiaceva pure. Non c'era Chiti, ed era la novità più grande.
Gli avversari erano sottovalutati, anche per superficialità, prima di tutti dalla stampa specializzata. Noi, invece, pensavamo di avere una macchina migliore di quella che si sarebbe dimostrata in realtà.
Prendemmo una scoppola indimenticabile.
L'Alpine Renault con il turbo di Jabouille e Larrousse ci salutò dopo pochi giri e la rivedemmo al traguardo. Non ci fu mai gara se non nelle prime battute: una differenza abissale come prestazioni.
E imprevista il ché ci faceva ancor più male.
Finimmo al secondo posto con Ickx-Merzario, ma ad un giro abbondante, ed al quarto con Pescarolo-Bell. La corsa fu limitata a 800 Km (in realtà 786 ndR)e fu un bene perché altrimenti il distacco sarebbe stato ancora maggiore.
All'Alfa Romeo la presero male, pensai che avremmo smesso di correre stabilendo così il nuovo record di brevità di partecipazione al Mondiale Marche.
La delusione enorme andava invece ridimensionata: in realtà era sbagliato il regolamento che equiparava i motori aspirati da tre litri con i sovralimentati di due. Con l'esperienza di lì a qualche anno si sarebbe dimostrata una follia, infatti, già il rapporto 1:2 in formula 1 si sarebbe dimostrato presto improponibile a sfavore degli aspirati, figurarsi il 2:3 !
Il pronostico sembrò pendere decisamente verso la casa francese, ma con il senno di poi quella vittoria facile, facile avrebbe fatto più male a loro che a noi, illudendoli di poter gestire il vantaggio tecnico pensando più a sviluppare le prestazioni del motore di Formula 1 che l'affidabilità di quello con cui gareggiavano.
Tornammo a casa a leccarci le ferite, soprattutto nell'orgoglio.
La gara successiva era prevista quindici giorni dopo in Francia, a Digione e non prometteva nulla di buono per noi.
Al Mugello, il 23 marzo, faceva freddo, ma quello che ci aspettava a Digione non ce lo saremmo mai immaginato.
Arrivammo con il camion e le macchine la sera di mercoledì e il giovedì mattina ci svegliammo sotto una copiosa nevicata.
Oggi ci avrebbero rimandato a casa subito, ma allora era diverso. Tutto il giovedì restammo sul camion a giocare a carte, poi venerdì mattina smise di nevicare, ma sembrava impensabile poter provare, invece con un vento da sud si alzarono le temperature e gli organizzatori, nel pomeriggio, diedero il via alle prove ufficiali.
Lo stesso accadde al sabato con due ore di qualifiche in un ambiente siberiano. Era difficile tirare, le gomme non andavano in temperatura, c'era il rischio di danneggiare le macchine e quindi di impoverire la griglia di partenza e magari anche di farsi male, pertanto gli organizzatori "taroccarono" la faccenda, aggiustando i tempi sul giro in maniera fantasiosa, anche se la stampa specializzata parlò di "contesa tiratissima" risolta sul filo di lana.
Alla fine, salomonicamente, i cronometristi addomesticati assegnarono alle nostre due auto e all'Alpine (praticamente le uniche auto "ufficiali" presenti in gara) lo stesso identico tempo che ricordo ancora: 1'00"9 e ancor più salomonicamente tirarono a sorte la distribuzione sulla griglia che, sorprendentemente, vide prima l'Alpine, seconda e terza le due Alfa.
In gara, la cui durata era stata prudenzialmente ridotta a 800 chilometri invece dei 1000 previsti, sembrò essere la solita storia del Mugello: pronti, via e la Renault, dopo qualche scaramuccia iniziale, prendeva il comando che mantenne saldamente fino ad un quarto di gara, quando il motore turbo salutò con una gran fumata.
Da lì alla fine Merzario-Laffite e Pescarolo-Bell si limitarono a gestire il vantaggio chiudendo al primo e al secondo posto.
Con quella vittoria, nella corsa più strana che abbia mai vissuto in tanti anni, eravamo tornati in testa al Mondiale."
(continua)