da Elio11 » 13/08/2009, 21:52
Gli ultimi editoriali di Alessandro Abramo Carretti. Analizzati la gara di Sparta-Kentucky, e la preview di Mid-Ohio.
L’ANALISI - Kentucky, un capolavoro!
Sarà stata la presenza di Jackie Stewart al fianco di Roger Penske, sarà stato l’acquazzone che non ha permesso di effettuare le prove, sarà stato il PtP introdotto da questa gara, ma la gara del Kentucky Speedway 2009 è stata un Capolavoro dell’automobilismo. Quando si vedono certe gare, allora possiamo dire… Campionato Americano in USA su anelli per tutta la vita!
Era nell’aria, si respirava un’atmosfera diversa già da qualche gara. Oltre alle voci delle nuove propulsioni dal 2011 e l’arrivo di nuovi e vecchi tracciati, lo USAC/Indycar si preparava ad alcuni cambiamenti che ne avrebbero già quest’anno modificato i risultati e le prestazioni in pista. E così è stato quando dalla scorsa gara in Kentucky sull’anello di Sparta, oltre al già citato Push-to-Pass, sono arrivate le novità a livello aerodinamico e motoristico, che hanno permesso a scuderie e piloti di personalizzare maggiormente le proprie vetture. Ognuno di questi ingredienti ha favorito un netto cambiamento prestazionale, ma anche una sola bandiera gialla in pista ha fatto sì che i valori in campo non venissero troppo alterati, rendendo la gara di Sparta la migliore della stagione ed una delle migliori degli ultimi anni. Guardiamo cos’è accaduto al Campionato Americano negli ultimi 40 anni per renderci conto di ciò che è cambiato e perché.
Il fu USAC, per decenni, non è stato agli stessi livelli della F1. Da quando, agli inizi degli anni ’70, il Campionato Americano ha iniziato quel decadimento qualitativo culminato poi nel collasso del 1979 con la nascita della CART, sono passati più di 30 anni. Dal 1979 al 1984 la durata di un lustro ha lasciato al Campionato Americano la sola 500 Miglia di Indianapolis che per oltre un decennio è stata l’unica gara del calendario USAC riducendo la lotta per il titolo a quella singola prova. Solo con il 1996 è ricominciata una flebile ripresa che ha portato oggi l’ex-USAC a riprendersi le prestazioni di un tempo. I tempi sono cambiati e la crisi petrolifera del 1973 era ben altra cosa da quella che gli States stanno passando attualmente: oltretutto lo USAC/Indycar ha subito per quasi 20 anni il peso della CART, dopo di questa sono arrivate la NASCAR e la famiglia France e infine la tremenda crisi economica che ha picchiato forte sulla Formula più vecchia della storia. Essere un campionato per monoposto implica costi ben superiori a qualunque altro tipo di campionato automobilistico: scocche e motori particolari che sono unici a tutto il mondo. Nonostante Dallara e Honda siano rimaste le uniche fornitrici del Campionato Americano, quest’ultimo resta inevitabilmente il più costoso dopo la F1,quindi alla portata di pochi eletti, e l’arrivo in USAC/Indycar di molti dei team della CART non ha immediatamente dato i suoi frutti, pur portando un numero di sponsorizzazioni maggiore.
Resta il fatto che dopo il decennio con la sola 500 Miglia di Indianapolis, il Campionato ha ripreso a decollare com’era fino alla prima metà degli anni ’70 con professionalità e qualità sempre più vicini alla F1. Domenica scorsa il Campionato Americano ha reso prova al mondo di quanto sia tremendamente accattivante e prestazionale un GP su anello, all’indomani dell’ufficializzazione del nuovo calendario 2010 che vede diminuire ancor più le gare su anello in favore dei tracciati misti, all’indomani delle buie notizie sulla probabile chiusura di Milwaukee.
Domenica Ryan Briscoe ha vinto la più bella gara che il Campionato Americano abbia offerto quest’anno, forse la più bella gara di quanto abbia offerto anche la F1 in questo 2009. L’australiano ha vinto una splendida gara anche grazie alle sue meravigliose prestazioni e ad un risultato di valore della Vision, che finalmente rivede Tony George ritornare alla guida della propria scuderia. A soffirne sono state le due Ganassi di Dixon e Franchitti, giunte sul traguardo distanziate dal duo di testa.
Domenica è stato disputato il primo grande capolavoro dell’automobilismo 2009, una gara degna dei 107 anni di storia del Campionato Americano e che prospetta il ritorno di quest’ultimo agli stessi livelli della F1. L’aumento dei costruttori, l’aumento delle squadre in pista, il ritorno sempre maggiore di piloti di alto livello può far prevedere soltanto una qualità maggiore del Campionato, che si spera non debba perdere le sue principali caratteristiche di sempre: i Ring e gli Stati Uniti!
Complimenti AAA/USAC/Indycar stai tornando, complimenti a quello che hai dimostrato domenica notte, complimenti per averci nuovamente mostrato quanto di più bello può regalare una gara su anello. Questo è il Campionato Americano, esiste da più di un secolo e quello che ha mostrato domenica è solo un granello d’asfalto di quello che è stato, è e sarà. Che meraviglia!
Lexington, preview: Coda di rondine
Appena una settimana fa il Campionato Americano ha colpito e stupito il mondo delle corse con una gara da antologia, entrata subito nella storia consacrando Ryan Briscoe come uno dei migliori piloti dell’anno. Il tracciato del Kentucky spediva l’australiano in testa al campionato, chiarendo definitivamente che lui solo era l’unico Penske a poter tentare la scalata al titolo detenuto da Dixon e dalle Ganassi. Domani si correrà sul Mid-Ohio, una delle piste più amate, apprezzate e belle di tutto lo stato: la pista permanente dell’Ohio.
Nonostante siano trascorsi appena otto giorni, molte notizie e cambiamenti hanno imperversato. Come in F1, anche in Indycar sono arrivati i primi divorzi stagionali. In questo caso è stato un divorzio consenziente quello fra il Newman-Hass-Lanigan e Robert Doornbos. Una clausola del contratto prevedeva una scissione pacifica fra i due contraenti e Doornbos ha preferito salutare andandosene alla HVM ad affiancare Viso che durante la 500 Miglia aveva corso con Nelson Philippe. Ora la scuderia schiererà una seconda vettura per Doornbos fino alla fine della stagione. Subito si erano scatenate le voci che vedevano Bourdais di ritorno in NHLR ed invece Carl Haas ha fatto affidamento ad Oriol Servia, ricordandosi dell’ottimo lavoro svolto nel 2005 dal catalano, quando Bruno Junqueira dovette abbandonare dopo Monterrey.
Lo stesso giorno del cambio di casacca di Doornbos, giunge fresco fresco il comunicato in cui la Conquest annuncia che schiererà Nelson Philippe e Matsuura. Del resto con Tagliani si era concluso un rapporto non propriamente felice e il canadese se ne era andato lasciando il posto al francese Philippe. Il nipponico verrà schierato a Motegi, mentre Nelson prenderà il via a Sonora e Homestead. Anche Moraes non correrà per un grave lutto familiare e verrà sostituito da Paul Tracy per la KV. Altre due news di un certo rilievo giunte da pochi giorni scuotono in negativo ed in positivo il Campionato Americano. Da una parte la decisione della Patrick di andare a correre in NASCAR per Ganassi, sgretolando le ultime speranze di chi la voleva in F1 (ma lo stesso Peter Windsor ha ammesso che il nome della Patrick era troppo grande); dall’altra la conferma diretta che Gil De Ferran schiererà due vetture per il Campionato Americano a partire dal 2010: i piloti scelti saranno Simon Pagenaud e Takuma Sato.
Sull’onda di tali e tante novità ci dirigiamo a Mid-Ohio per raccontarne le gesta e la storia di questo Stato da cui vengono tanti, tantissimi campioni dello USAC e della CART. Erano dell’Ohio Harry Harkness, Barney Oldfield, Mauri Rose, Ted Horn, Bobby Rahal e Sam Hornish, solo per citare i nomi più celebri di campioni e campionissimi provenienti dallo stato della bandiera a Coda di Rondine.
L’Ohio è uno degli stati più importanti e abitati degli States, terra molto vicina all’automobilismo dove risiedono le industrie di pneumatici. Cleveland, che ne è il centro nevralgico, è anche la capitale della gomma su strada. Qui, per un quarto di secolo la CART, ha disputato l’annuale GP dell’Ohio sul Burke Lakefront Airport. Fin dall’inizio della storia sportiva dell’automobilismo americano, l’Ohio c’era. La storia agonistica dello Stato inizia al primo decennio del secolo, quel decennio che anche per noi di 422race.com resta per molti versi avvolto da nebbie e misteri. La maggior parte delle stagioni da corsa del primo ‘900 non hanno ancora dato alla luce documenti validi per dirci come Harkness, Strang, Tracy (Joe) o Heath hanno conquistato la loro titolazione. Abbiamo solo il 1905 vinto da Victory Hémery e Barney Oldfield, e dal 1909 in avanti. L’Ohio nella stagione del 1905 compare con l’anello di Glenville: vince Charles Burman, un pilota proveniente proprio dall’Ohio di cui si conosce solo la partecipazione a questa gara e a quella di Grosse Point, disputata appena una settimana prima. Ritroviamo l’Ohio nel 1911 nella prima gara su misto di cui si hanno notizie in questo Stato. E’ una gara doppia con due distinte competizioni diversamente titolate al suo interno: Cincinnati è la città al cui interno si disputano questi due ‘round’. La prima va ad Eddie Hearne, il campione americano che nel 1923 conquisterà il titolo, il giovane pilota è al suo primo trionfo in carriera. La seconda gara andrà al gallese John Jenkins nella sua unica vittoria in Campionato.
Nel 1912 ci si sposta a Columbus nuovamente su un ring, dove vincerà Spencer Wishart. Nel ’13, sempre a Columbus, sarà il grande Ralph Mulford a conquistare la gara dell’Ohio. Dal 1916 al 1919 un nuovo anello, ma stavolta di ritorno a Cincinnati. Dei quattro vincitori due di rilievo: lo svizzero Louis Chevrolet, poi fondatore della omonima casa automobilistica, nel 1917 e Ralph De Palma nel ’18 sulla sua fedele Packard. Un balzo di otto anni e nel 1927 si approda finalmente a Cleveland, la capitale dello pneumatico: il Randall Park Raceway il teatro della gara; il vincitore il giovane e promettente Frank Lockhart. Lockhart, anch’egli nativo dell’Ohio, diverrà uno dei campioni mancati di sempre. In tre stagioni (che in verità si ridussero a due, in quanto nel 1925, anno del debuttò, si schierò nella sola gara di Culver City non riuscendo a partire) disputò 24 gare vincendone ben 9. Lockhart perse la vita il 25 aprile del 1928 a Daytona Beach mentre cercava di superare il record di velocità sulla Stutz Black Hawk. Il Campionato Americano sarebbe iniziato il 30 maggio seguente ad Indianapolis.
Si salta una stagione e si torna in Ohio nel 1929 disputandovi ben tre gare, tutte non valide ai fini del Campionato. La prima sull’anello da un miglio di Toledo, vinta dal futuro campione Wilbur Shaw. La seconda ancora al Randall Park anch’essa, vinta da Shaw. La terza nuovamente a Toledo, andata ancora a Wilbur Shaw. Nel 1930 un altro ring, quello di Akron-Cleveland nella cittadina di Northampton Township: vittoria a Shorty Cantlon. Nel 1937, dopo anni lontano dall’Ohio, si torna al Randall Park e Rex Mays vince una delle tante gare che nel biennio 1940-1941 lo porteranno a vincere il titolo, subito prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti ed interrompendo per quattro anni il Campionato Americano, evento mai accaduto fino ad allora. Nel 1946 si ricomincia a correre: quella stagione verrà ricordata nella storia delle corse come la più ricca di gare che l’automobilismo ricordi, con oltre 60 corse disputate fra il 14 aprile ed il 10 di novembre di quello stesso anno! Il titolo, come i due a seguire, andrà a Red Horn. Sono gli anni delle short-race, brevi gare che andavano dai 13 ai 50 km. Solo in pochi casi ci si spingeva oltre questa lunghezza. Tutte le gare (o quasi) si disputavano su ring di un miglio o poco meno, con Grand Prix che andavano da 10-15 a 50-75 tornate, ben lontani dai 200 giri di oggi. Anche le gare sui ring di Powell e Dayton non si differenziavano da queste caratteristiche. A Dayton, città natale del compianto Frank Lockhart, si disputarono cinque manche mentre a Powell altre tre, tutte in date diverse, portando ad otto singole competizioni quelle disputate nello stato dell’Ohio. Da notare che il britannico George Robson vinse su di ognuno dei due tracciati in quella incredibile stagione. Nel 1947 si arriva a Brainbridge. Sull’ovale da un miglio si impone Ted Horn, in un periodo d’oro per il tre volte titolato, che si impone vincendo il campionato dal 1946 al 1948, tripletta mai ripetuta da nessuno nella storia dello USAC. L’Ohio tornerà nei calendari del Campionato Americano solo nel 1956, quando quest’ultimo, proprio in quella stagione, avrà mutato nome da AAA in USAC. Si torna nella Dayton di Lockhart e la vittoria va allo sconosciuto Ed Elisian, all’unico successo della sua carriera. Peccato che la gara non fosse valevole ai fini del campionato.
Un balzo di un quarto di secolo, quando l’automobilismo per monoposto è cambiato radicalmente, riporta l’Ohio nel Campionato Americano. Nel frattempo le monoposto hanno assunto aspetti ben diversi dal lontano 1956, i piloti non sono più gli stessi e solo il grandissimo AJ Foyt, ancora in attività, aveva corso con gente che c’era ancora nel 1959 quando aveva debuttato. Lo USAC ha ridotto notevolmente le sue gare in calendario ed è nata la CART. È il 1980 ed in Ohio si decide di tornare a correre, stavolta su di un impianto permanente denominato Mid-Ohio Sports Car Course nelle vicinanze di Lexington, della lunghezza di quasi due miglia e mezzo. L’edizione del 1980 è valevole sia per lo USAC che per la CART: la vince Johnny Rutherford che quell’anno conquista entrambi i campionato. Dal 1983 a Mid-Ohio corre solo la CART: enumerare tutti i grandi che vi hanno vinto risulterebbe abbastanza noioso, ma potrebbe essere piacevole ricordare le due vittorie di Teo Fabi e le altrettante di Alessandro Zanardi. Con questi due driver anche l’Italia ha dato il suo sostanzioso apporto alla pista permanente di stato. Chi ci ha vinto il maggior numero di volte è Emmo Fittipaldi: il brasiliano più vincente di sempre si è imposto in ben tre occasioni sulla pista di Lexington, nel 1988, nel 1992 e nel 1993, anno in cui vinse il suo secondo titolo USAC,e l’ultimo in assoluto della sua lunga carriera nelle monoposto (il quinto per le statistiche).
Il matrimonio fra CART e Mid-Ohio si conclude nel 2003, anno in cui la CART subisce il primo fallimento, cambiando nome dalla seguente stagione in CCWS. Dal 1982 la CART si ritaglia un tracciato non-permanente nel Burke Lakefront Airport di Cleveland. Il tracciato diviene il GP di Cleveland e de-facto il GP dell’Ohio, mentre quello di Lexington viene relegato a gara permanente. Il tutto si riallinea a quanto accade dal 2004 in poi, quando Lexington esce dal calendario mentre Cleveland resta fino alla chiusura della CART nel gennaio 2008. In quasi trent’anni la lunghezza del tracciato ha subito tre modifiche e altrettante variazioni di pista. Tre piloti si dividono il record di vittorie, ognuno dei quali ha fatto tris sul cittadino di Cleveland: Danny Sullivan, Emerson Fittipaldi e Paul Tracy. Cleveland oggi rivuole il suo GP e spera di potervi riaccedere tramite il Campionato Americano che non vi ha mai corso. Dopo 23 anni lo USAC/Indycar torna a Mid-Ohio nel 2007, facendo di Lexington il quarto tracciato misto dopo St. Petersburg, Detroit e Sonoma. Nella combattutissima stagione 2007 Dixon si impone precedendo Dario Franchitti per poco più di due secondi. La scorsa stagione Ryan Briscoe precedette Helio Castro-Neves e Scott Dixon: evidentemente è destino che chi vince in Mid-Ohio non sia a fine stagione il vincitore del Campionato.
Le libere di ieri hanno messo in evidenza le ottime prestazioni delle Ganassi con Dixon in pole provvisoria e Franchitti terzo. Un promettente Wilson in seconda piazza e Paul Tracy in una incoraggiante sesta posizione. Male le Penske con Briscoe 7° e Castro-Neves addirittura 12°. Le AGR un po’ in ordine sparso. Kanaan 4°, Andretti 8° mentre malino la Patrick 14° e Mutoh 16°. Doornbos, al debutto in HVM, si piazza 15° mentre sulla Beck 3G, dopo la parentesi Lazier, torna Antinucci che si mette dietro solo la Duno del D&R. Elettrizzati dalla favolosa vittoria dell’australiano in Kentucky, palpitanti per un campionato combattuto a tre, possiamo realmente attenderci una gara in Ohio degna dei grandissimi piloti che vi provengono e della tradizione motoristica che oltre un secolo fa è andata crescendo. Mentre attendiamo lo start di domani, la Coda di Rondine dell’Ohio sventola sul tracciato di Lexington.
Albo d’oro dell’Ohio (parziale fino al 1909):
1905 Charles Burman (USA-Ohio)
1911 race 1 Eddie Hearne (USA-Kansas)
1911 race 2 John Jenkins (GB)
1912 Spencer Wishart (USA-Pennsylvania)
1913 Ralph Mulford (USA-New York)
1916 Johnny Aitken (USA-Indiana)
1917 Louis Chevrolet (CH)
1918 Ralph De Palma (USA/I)
1919 Joe Boyer (USA-Missouri)
1927 Frank Lockhart (USA-Ohio)
05/26/1929 (Toledo) Wilbur Shaw (USA-Indiana)
06/02/1929 (Cleveland) Wilbur Shaw (USA-Indiana)
05/26/1929 (Toledo) Wilbur Shaw (USA-Indiana)
1930 Shorty Cantlon (USA-Illinois)
1937 Rex Meys (USA-California)
06/23/1946 Elbert Booker (USA-Michigan)
06/29/1946 Bus Wilbert (USA-New York)
06/30/1946 Joie Chitwood (USA-Texas)
07/21/1946 George Connor (USA-California)
08/08/1946 George Robson (GB)
08/25/1946 George Robson (GB)
09/22/1946 Bill Holland (USA-Pennsylvania)
10/06/1946 Hal Robson (CDN/GB)
1947 Ted Horn (USA-Ohio)
1956 Ed Elisian (USA-California)
1980 Johnny Rutherford (USA-Kansas)
2007 Scott Dixon (NZ/AUS)
2008 Ryan Briscoe (AUS)
Albo d’oro CART Mid-Ohio:
1980 Johnny Rutherford (USA-Kansas)
1983 Teo Fabi (I)
1984 Mario Andretti (USA/I)
1985 Bobby Rahal (USA-Ohio)
1986 Bobby Rahal (USA-Ohio)
1987 Roberto Guerrero (COL)
1988 Emerson Fittipaldi (BR)
1989 Teo Fabi (I)
1990 Michael Andretti (USA-Pennsylvania)
1991 Michael Andretti (USA-Pennsylvania)
1992 Emerson Fittipaldi (BR)
1993 Emerson Fittipaldi (BR)
1994 Al Unser Jr. (USA-New Mexico)
1995 Al Unser Jr. (USA-New Mexico)
1996 Alessandro Zanardi (I)
1997 Alessandro Zanardi (I)
1998 Adrián Fernández (MEX)
1999 Juan Pablo Montoya (COL)
2000 Helio Castroneves (BR)
2001 Helio Castroneves (BR)
2002 Patrick Carpentier (CDN-Québec)
2003 Paul Tracy (CDN-Ontario)
Albo d’oro CART Cleveland:
1982 Bobby Rahal (USA-Ohio)
1983 Al Unser (USA-New Mexico)
1984 Danny Sullivan (USA-Kentucky)
1985 Al Unser Jr. (USA-New Mexico)
1986 Danny Sullivan (USA-Kentucky)
1987 Emerson Fittipaldi (BR)
1988 Mario Andretti (USA/I)
1989 Emerson Fittipaldi (BR)
1990 Danny Sullivan (USA-Kentucky)
1991 Michael Andretti (USA-Pennsylvania)
1992 Emerson Fittipaldi (BR)
1993 Paul Tracy (CDN-Ontario)
1994 Al Unser Jr. (USA-New Mexico)
1995 Jacques Villeneuve II (CDN-Québec)
1996 Gil de Ferran (BR)
1997 Alessandro Zanardi (I)
1998 Alessandro Zanardi (I)
1999 Juan Pablo Montoya (COL)
2000 Roberto Moreno (BR)
2001 Dario Franchitti (GB)
2002 Patrick Carpentier (CDN-Québec)
2003 Sébastien Bourdais (F)
2004 Sébastien Bourdais (F)
2005 Paul Tracy (CDN-Ontario)
2006 A.J.Allmendinger (USA-California)
2007 Paul Tracy (CDN-Ontario)
2008 cancellato