Grazie
Pedro, non ricordavo affatto che la Coppa Intereuropa del '64 (su ........ consiglio del Drake) non assegnasse punti per il Mondiale GT.
Ricordo invece molto bene quella del '63. Tre ore di gara con continui scambi di posizione tra Parkes su GTO e Salvadori su Aston Martin e prima sconfitta della belva di Maranello anche se solo per una manciata di secondi. La cilindrata a Monza contava eccome! Il bello è che quel giorno il pubblico tifava per Salvadori, credendo fosse italiano.
Quello stesso anno Ferrari aveva presentato la 250 LM (praticamente una 250 P dotata di tetto) sperando gli venisse omologata come GT per la stagione successiva.
Al Grande Vecchio però non era riuscito il miracolo della moltiplicazione dei motori e delle scocche e neppure di far passare la LM come un'evoluzione della GTO (già omologata per un pelo come evoluzione della SWB) col motore un .... pochino arretrato.
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Quando gli svizzeri mandati dalla Federazione, a fronte delle 100 necessarie, ne contarono solo 17 finite e pezzi sparsi per un'altra ventina, scossero la testa, dissero no e girarono i tacchi.
Ciò provocò al Commendatore un .... velato disappunto: accusò la CSAI di non averlo difeso a livello internazionale e ne stracciò la licenza di concorrente, fece montare sulle LM, ormai costrette a Prototipi, un motore 3.300 in luogo dell'originale 3 litri, ma si rifiutò ostinatamente di ribattezzarle 275 LM come consuetudine della Casa avrebbe voluto per indicarne la cilindrata unitaria.
Passata la sfuriata, si concentrò sul come contrastare l'anno successivo le Cobra nella categoria GT e le Ford GT40 Mk II in quella Prototipi. Per questi ultimi si affidò alla serie P2, sia in versione 3.3 che 4 litri, battezzate quindi 275 e 330 P2. Per la nuova GT aveva già commissionato a Pininfarina una carrozzeria dalla linea più maschia, e quindi più Ferrari, della precedente 250 GTL; per il resto, chiamato Forghieri, gli aveva semplicemente chiesto di farsi venire un'idea brillante per renderla più veloce della GTO. Furia decise di dotare l'asse posteriore di sospensioni indipendenti e, non potendo mettere il motore alle spalle del pilota, pensò bene di metterci almeno il cambio, in blocco col differenziale. Soluzione che regalò molti grattacapi, ma, una volta a punto, anche molte soddisfazioni. Per ultimo scelse il motore 3.3 litri e lo schiaffò, quasi completamente, dietro l'avantreno.
Nacque così la 275 GTB che venne presentata al Salone di Parigi del '64 dipinta in uno squillante Giallo Fly: il Drake non aveva ancora digerito l'atteggiamento della CSAI e, sebbene questa avesse concesso alla LM l'omologazione GT per le gare domestiche, quell'anno nessuna delle sue vetture fu esposta nella canonica livrea rossa.
Tutto questo casino, anche se allora nessuno poteva immaginarlo, ebbe un'influenza fondamentale sulla 24 ora di Le Mans del '65
![Shocked :o](./images/smilies/w00t.gif)
Un'acerrima sfida tra Ferrari e Ford: Davide contro Golia, 3.300 e 4.000 contro 4.700, 5.300 e 7.000. Ma anche sfida di filosofie costruttive: motori camme in testa ad elevata potenza specifica per le italiane, obsoleti aste e bilancieri nel credo tutto stelle e strisce del "nothing better than cubic inches" per le americane. E poi lo straripante desiderio dell'Uomo di Maranello, la voglia, la rabbia di dimostrare che i sogni cui si dedica una vita, non si possono comprare, relegando poi chi li ha trasformati in splendida realtà, a semplice uomo di paglia con un potere decisionale limitato ad investimenti fino a 500.000 lire.
![Cry :'(](./images/smilies/crying.gif)
La sfida fu terribile: nessuna zavorra, nessuna strozzatura, nessuna ridicola alchimia per pareggiare artificialmente le prestazioni dei contendenti. Pugni nudi e via!
Dopo meno di 100 giri le 7 litri americane hanno già alzato bandiera bianca, le 5 litri stanno per farlo, arrancando lingua penzoloni.
Le Rosse però pagano a caro prezzo l'immane sforzo. Ad una ad una le P2 sono costrette alla resa.
L'ultima, la 4 litri di Guichet e Parkes si fermò alla 23^ ora. Il lunghissimo pilota-ingegnere inglese, sebbene ormai in quinta posizione e distaccato, avrebbe dato l'anima pur di vedere la bandiera a scacchi. L'articolo parlava di uno scarico rotto che sfiammando cuoceva le batterie, oggi si parla di una partita di dischi freno fallata. Resta la leggenda, bella e commovente come tutte le leggende, di un Borsari, le mani sporche di grasso, che versa nella notte bottiglie di Coca-Cola nella frizione per non farla più slittare.
Fu così che la vittoria andò alla 250 LM di Masten Gregory e Jochen Rindt, iscritta dalla NART, che oltre alla classifica assoluta si aggiudicò anche quella Prototipi fino a 4 litri. Venne seguita dalla sfortunata gemella di Dumay e Gosselin che, in testa fino ad un'ora dal termine, fu scavalcata per una foratura. Al terzo posto e prima delle GT, la 275 GTB di Mairesse e Blaton iscritta dalla Scuderia Francorchamps e quindi gialla, come giallo ripicca era stata la prima costruita. Al settimo posto figurò una 365 P1/2 di Pedro Rodriguez e Vaccarella: un ibrido della NART che, montando un 4.4 litri, si aggiudicò la vittoria nella classe Prototipi fino a 5 litri. Insomma, grazie al rifiuto della Federazione di omologare come GT la 250 LM, nel 1965 la Ferrari vinse a Le Mans tutto ciò che poteva vincere.
Non credo però che la sera di quel 20 giugno l'Ingegnere fosse soddisfatto, probabilmente la morìa di tutte le sue macchine ufficiali offuscava il resto. Chissà, forse avrà beffardamente sorriso ripensandoci qualche anno dopo.
Certo avrà ricordato con amarezza quel sofferto successo, perchè aveva segnato la fine di un ciclo: alla 24 Ore di Le Mans, per il Cavallino di primi assoluti non ce ne furono mai più.
![Sad :(](./images/smilies/sad.gif)
Io non accetto che per trovare l’effetto suolo si debba strisciare per terra. Secondo me è assurdo, è immorale da un punto di vista tecnico. (Mauro Forghieri)