Era il 1968, non avevo ancora vent'anni, e neppure sulla Milano-Bologna erano ancora stati posti i guard-rails. I segni disperati lasciati dai salti di corsia sull'erba dello spartitraffico mettevano sinceramente ansia.
Guccini scriveva "In morte di S.F.", che raccontava appunto di un incidente di questo tipo, la ribattezzava "Canzone per un'amica", i Nomadi la lanciavano al Cantagiro inserendo all'inizio uno "strillone" che annunciava l'assurdo frontale. Quando a tre quarti del disco la voce ricompariva e tra le altre notizie gridava "la ragazza dell'autostrada è morta", mi è sempre preso, anche oggi, un nodo in gola
Subito Mamma-Rai, sotto le pressioni della Società Autostrade, la censurava escludendola da tutte le trasmissioni

Per me i rails furono una benedizione, la fine di una paura inconscia che ti portavi dietro da casello a casello.
Certo ogni cosa è perfettibile e dopo più di quarant'anni è assurdo vedere ancora dei rails troppo alti da terra o puntellati da sostegni marci o marci proprio loro. Certo, le rampe d'attacco dovrebbero essere tutte interrate per evitare infilzamenti, certo le cuspidi dovrebbero essere meglio posizionate e protette.
Personalmente preferisco di gran lunga i jersey in cemento, ma non possono essere collocati dappertutto non fosse altro per il maggior ingombro e per i problemi di scolo delle acque piovane.
Per i motociclisti i rails sono un pericolo costante, per le auto spesso una salvezza insperata.
Credo che in questi anni siano state molto ma molto di più le vite salvate dai guard-rails che non quelle spezzate.
Credo anche che sì sarebbe un obbligo migliorarli e spendere soldi per la loro manutanzione, ma ritengo sbagliato demonizzarli e chiederne l'abolizione.
Io non accetto che per trovare l’effetto suolo si debba strisciare per terra. Secondo me è assurdo, è immorale da un punto di vista tecnico. (Mauro Forghieri)