Eccoci all'epilogo (provvisorio?) della sua carriera in F1.
Riguardando le scelte passate tutti a rimproverargli qualcosa.
Ha sbagliato tutto, Alonso?
Partiamo dai mondiali in Renault, due.
Passa alla McLaren dove trova un Hamilton sorprendente e appoggiato non velatamente dal team principal. Il tutto è condito dalla spy-story. Alo è "costretto" a emigrare subito, torna in una Renault sottotono, fa cose discrete ma il pessimo Briatore dà il peggio di sé, screditando vergognosamente l'intera operazione. Alo riesce a fuggire lasciando macerie per colpe non sue, approdando in Ferrari. Qui trova una squadra indebolita gravemente, a cui serve una guida: situazione potenzialmente perfetta. Nel '10 inizia alla grande vincendo, pare sia arrivato il campione giusto per rivincere in fretta il mondiale.
Ma Newey sforna capolavori imbattibili durante la "formula aerodinamica". Alo perde lucidità, si sente frustrato, in special modo verificato che in Ferrari cannano totalmente la turbo. Con Marchionne che vuole dare una grossa soluzione di continuità si chiude la sua era non vincente. Torna alla McLaren lasciata così male anni prima, la quale si lega ad un progetto ambizioso, Honda, ma che sarà iperfallimentare, al punto di distruggere numerose carriere e disintegrare il pluridecennale "McLaren Project 4" di Ron Dennis. Passando attraverso la tempesta Alo, dopo le prime escandescenze, passa alla fase di accettazione, tant'è che oggi la squadra lo stima, e molte voci positive di ammirazione si innalzano dalle squadre con cui collabora in Indy e WEC.
Riepilogo. Il suo carattere lo ha reso complice di un destino infausto? Risposta. No. S'è trattato, principalmente, di casualità o di scelte, spesso apparentemente ponderate, rivelatesi inaspettatamente e imprevedibilmente infelici.