da AmanteMercedes » 12/12/2010, 0:07
La regola che c'era, ma non c'era e che ci sarà senza esserci
In pochi lo sanno, ma il divieto di team order non nacque a Zeltweg, ma a Melbourne. Siamo nel '98: Hakkinen fa un giretto in pitlane .. non è un pit stop, è solo un malinteso con muretto. Nulla di grave: le McLaren hanno un tale vantaggio che si possono permettere anche un passaggio a vuoto in pit lane senza perdere la posizione dal terzo. Se non che, giustamente, ai box decidono che Mika non può perdere la vittoria per un'incomprensione, e quindi chiedono a Coulthard di ridare al compagno la posizione. Nulla da dire. Non fosse che gli scommettitori (che, chissà per quale motivo, avevano puntato su David) si arrabbiano. Non par vero a Max Mosley di poter agire contro Ron Dennis. Per un momento, sembra che il risultato della McLaren verrà cancellato. Poi si soprassiede, ma Mosley è chiaro: non sarebbero state tollerati altri team order.
Si arriva quindi a Zeltweg 2002. Un pò come a Melbourne, non si decide nulla, salvo ribadire: non fatelo più.
Così, per il 2003, si interviene in modo più robusto sul regolamento scrivendo esplicitamente che i team order (non i giochi di squadra!) sono vietati. A questo punto, la norma giace come lettera morta. La regola c'è, ma i team si comportano tranquillamente come se non ci fosse e nessuno si preoccupa di applicarla .. finché però un pilota non decide di lamentarsi del trattamento subito dal suo team. Tal Lewis Hamilton. Siamo a Monaco 2007 e Hamilton piagnucola qualcosa su un congelamento di posizioni che gli avrebbe impedito di attaccare Alonso.
Non par vero a Mosley! Imbastisce un consiglio mondiale, fa sfilare tutta la McLaren alla berlina. Si torna tutti a casa, ovviamente, senza nessuna penalità per la squadra di Woking e con la vaga sensazione che la regola sia una buffonata.
Il divieto di team order se ne sta lì in un cassetto, sino a che, quest'anno, Smedley non si scusa in diretta con Massa, con tanto di broncio di Felipe a fine gara. Ferrari multata, solita sfilata a Parigi, solito ritorno a casa senza penalità, come giusto e sacrosanto. Solita sensazione che qualcosa nel regolamento non funzioni.
Al che, Jean Todt (sì, quello che decise una Dakar con una monetina ..), stabilisce che l'articolo 39.1 (quello sui team order) venga cancellato.
Naturalmente, in un trionfo di superficialità, si è gridato al miracolo, alla chiarezza regolamentare, all'innovazione positiva ecc..
Peccato che le cose stiano un pò diversamente, come gli amici di Grand Chelem, tra i pochissimi ad approfondire seriamente le cose, hanno fatto notare. Infatti, un team order potrebbe astrattamente integrare una fattispecie rientrante nell'art. 151.c., ossia quella norma che vieta la "slealtà sportiva". In pratica, se prima c'era una lettera chiara nel regolamento (che poi venisse disapplicato è altra questione), adesso c'è ancora più incertezza tra le fattispecie lecite e quelle illecite.
Che lo spirito della cancellazione sia questo, ossia lasciare all'art. 151.c (con i suoi confini molto più incerti) il compito di regolare i team order, è chiaro dalle stesse parole di Todt, il quale qualche settimana fa disse, più o meno, che le squadre potevano dare degli ordini ma dovevano farlo esplicitamente e senza esagerare.
In pratica, qualcuno potrebbe ritenere che una situazione come quella di Hockenheim 2010 sia lecita e qualcun'altro l'esatto opposto, in un trionfo di confusione e arbitrarietà.
Oppure, qualcuno potrebbe dire che l'ordine della Ferrari a Hockenheim sia lecito e che l'indicazione sulla benzina data della McLaren in Turchia non lo sia.
Insomma, va bene avere una norma di chiusura come l'art. 151.c., ma senza una solida cultura etica e sportiva da parte dei commissari e dei consiglieri FIA, una clausola generale di quel tipo si trasforma in un pericolo anziché in una soluzione.
Questo è il motivo per cui servono sempre più Pirro nella stanza dei bottoni.
Firma DiAmante.