So che non frega niente a nessuno, però voglio riordinare in un topic apposito la questione del "Campionato Europeo Grand Prix" 1939. Magari qualcuno interessato, passando di qua, lo leggerà. Mi pare che in italiano non sono mai state riportate queste notizie, a parte l'articolo di Gianni Cancellieri che riporto qui per introdurre il discorso:
I campioni d'Europa
Sono naturalmente incline a pensare che su questa pagina si soffermino lettori appartenenti alla mia generazione più un tot di sopravvissuti di quelle precedenti. Ma devo rivedere questa opinione un po' schematica e lo faccio con estremo piacere: in realtà scorrono queste righe anche molti occhi giovani o addirittura giovanissimi, mossi da una curiosità nei confronti del passato che a torto, talora, si tende a considerare del tutto spenta.
Non è così, ed è un bene: un ragazzo che cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro. E non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole.
Francesco, di Lacco Ameno, ha 25 anni (è nato quando Lauda vinceva il suo secondo titolo mondiale e lasciava la Ferrari, che assoldava Gilles...). Chiede notizie del Campionato europeo dei Grands Prix degli anni Trenta, una competizione rimasta a lungo nel dimenticatoio, anche perché condannata al limbo dell'ufficiosità, ma su cui studi relativamente recenti hanno gettato nuova luce.
Perché parlo di ufficiosità? Perché il campionato non fu indetto né organizzato dall'Associazione degli Automobile Club Riconosciuti (AIACR, l'autorità sportiva internazionale dell'epoca). A idearlo fu, nel 1935, l'Automobile Club della Germania, che con spirito sostanzialmente dilettantistico tipico di larga parte dello sport di allora propose di assegnare un punteggio ai piloti classificati in alcuni Gran Premi della stagione "e vediamo come va a finire", o giù di lì. L'AIACR accettò la proposta, e venne istituito il "Campionato Europeo Grand Prix".
La prima ricostruzione del complesso meccanismo di assegnazione del punteggio e dell'andamento delle cinque edizioni del campionato svoltesi dal 1935 al 1939, si deve all'inglese Chris Nixon e alle ricerche da lui compiute per il suo Racing the Silver Arrows, in assoluto uno dei più bei libri di storia automobilistica, edito dalla Osprey Publishing nel 1986.
I Gran Premi presi in considerazione variarono da un anno all'altro, sopportatene l'elenco:
1935: Belgio, Germania, Svizzera, Italia, Spagna
1936: Monaco, Germania, Svizzera, Italia
1937: Belgio, Germania, Monaco, Svizzera, Italia
1938: Francia, Germania, Svizzera, Italia
1939: Belgio, Francia, Germania, Svizzera (Italia fu annullato per lavori all'autodromo).
Il punteggio era attribuito secondo un sistema che, al contrario di quanto avviene oggi, prevedeva l'assegnazione di penalità, ossia di punti crescenti al peggiorare delle prestazioni individuali. Al vincitore di ciascuna corsa toccava 1 punto, 2 andavano al secondo, 3 al terzo, 4 a chi percorreva tre quarti della distanza, 5 a chi ne percorreva metà. Infine si "pagavano" 6 punti coprendo un quarto del percorso, 7 con meno di un quarto, 8 se non si prendeva il via. Chi alla fine totalizzava meno punti di tutti era il campione.
Stando ai suddetti calendari e assegnando il punteggio come indicato, i campioni europei sono:
1935 Rudi Caracciola (Mercedes-Benz)
1936 Bernd Rosemeyer (Auto Union)
1937 Rudi Caracciola (Mercedes-Benz)
1938 Rudi Caracciola (Mercedes-Benz)
Fin qui, tutti d'accordo. I dubbi riguardano il 1939: facendo i conti come si è detto, il campione risulta essere Hermann Paul Müller (Auto Union) con 11 penalità, davanti a Hermann Lang (Mercedes-Benz) con 14. Senonché, sia Chris Nixon sia George Monkhouse e altri, attribuiscono il titolo a Lang. Del resto, lo stesso Lang si considerava campione d'Europa: lo scrisse nella prefazione al libro di Nixon più sopra citato, e lo aveva proclamato 43 anni prima nel titolo della sua autobiografia, Von Rennmonteur zum Europameister, ("Da meccanico da corsa a campione d'Europa"), Verlag Knorr & Hirth, 1943.
Come spiegare questo bel pasticcio? Il fatto è che Lang fu effettivamente l'autentico dominatore della stagione 1939, in cui prese parte a otto corse vincendone cinque: ma di queste cinque solo due (GP del Belgio e di Svizzera) facevano parte del campionato. Nelle altre due "europee" (GP di Francia e di Germania) egli percorse rispettivamente metà della distanza e meno di un quarto. Totalizzando perciò 14 punti/penalità, fu preceduto da Müller con 11, grazie a un primo posto (Francia), un secondo (Germania) e altre due gare (Belgio e Svizzera) concluse coprendo tre quarti della distanza. Concordano con questa interpretazione altri rispettabili studiosi del settore, come Paul Sheldon (A Record of Grand Prix and Voiturette Racing, vol. 4, St Leonard Press, 1993) e Peter Higham (The Guinness Guide to International Motor Racing, Guinness Publishing, 1995). Per la completezza dell'informazione, aggiungo che le altre sue tre vittorie del 1939 Lang le ottenne nel G.P. di Tripoli (riservato quell'anno alle voiturettes, più o meno le F2 dell'epoca), nonché nel GP di Pau e nella Eifelrennen, corse che non rispondevano agli standard dei Grands Prix (oltre a non avere la denominazione corrispondente alla nazione nella quale si disputavano, prevedevano una distanza nettamente ridotta rispetto ai GP "veri").
Dalla parte di chi considera vincitore del titolo Müller si schiera anche l'umile scriba servitor vostro: sulla base degli elementi conosciuti non sembra vi siano alternative. Nondimeno, esperienza e "prudenza" storica consigliano di non avallare al 100 per 100 né l'una né l'altra delle due classifiche. A tutt'oggi, infatti, mancano documenti d'epoca che rispondano inoppugnabilmente a questi due interrogativi: 1) il sistema di punteggio del 1939 era o non era identico a quello usato dal 1935 al 1938? 2) i Gran Premi valevoli per l'assegnazione del titolo erano o non erano effettivamente solo i quattro sopraindicati, ossia Belgio, Francia, Germania e Svizzera? Ah, saperlo!
Gianni Cancellieri
(Pubblicato su Autosprint n. 19, 7 maggio 2002)