da Pedro59 » 12/02/2016, 19:45
Quanto era forte Enzo Ferrari pilota ?
Ho cercato in questi anni spesi dietro ai miei "vecchi fusti" di dare, di darmi, una risposta convincente a questa domanda, di farmi un'idea "mia", ma "proprio mia" su un gigante dell'automobile, sull'italiano più famoso dopo Cristoforo Colombo, sul "Drake" quando faceva il mestiere di coloro che avrebbe poi considerato "un componente delle sue auto" e neppure il più importante.
Devo premettere una considerazione senza la quale è praticamente impossibile intavolare una qualsiasi discussione: stiamo parlando di un uomo i cui giudizi hanno dimensionato criticamente quattro, forse cinque generazioni di piloti, un personaggio di spessore enorme, rispettato e temuto sul quale nessuno avrebbe mai osato, parlandone da pilota, pronunciare i giudizi taglienti lui distribuiva sulle pagine di "Piloti che gente".
Parlare di lui è stato sempre difficile senza sfiorare la piaggeria, o rischiare di finire sulla graticola resa incandescente dal fuoco di quella penna caricata ad inchiostro viola.
Sul Ferrari pilota possiedo (e tempo fa ho letto) due libri: uno di Giulio Schmidt, l'altro di Valerio Moretti. Il primo s'intitola "Le corse ruggenti - la vera storia di Enzo Ferrari pilota", il secondo "Enzo Ferrari pilota - corse e vittorie del mago di Maranello".
Il primo uscì a fine '87, il secondo a inizio '88, ovvero quando il "Drake" aveva imboccato il rettifilo dell'ultimo giro...
Nelle mie ricerche mi sono imbattuto poi nelle cronache di molte gare con Ferrari al via A dire il vero quasi mai protagonista fino alla celebre vittoria al Circuito del Savio del '23 e l'incontro con il "cavallino" di Baracca... La prima vittoria in una gara importante (citata da Power) arriva nell'agosto del '24 alla Coppa Acerbo, meccanico è Eugenio Siena, uno che forse andava più forte di lui... Fino a quel giorno aveva vinto due volte il Circuito del Savio ('23 e '24) e una volta il Circuito del Polesine ('24), gare di secondo piano, ma si era imposto lo stesso come pilota dell'Alfa Romeo, la marca emergente destinata a soppiantare la Fiat nel panorama delle competizioni. Li chiamavano i quattro moschettieri: Ascari, Campari, Sivocci e lui, che certo non era D'Artagnan...
Non era ancora un pilota "da Gran Premio", né lo sarebbe mai diventato. Dopo la morte di Sivocci, il compagno con cui ha legato di più, gli si presenta l'occasione a Lione, Gran Premio di Francia (1000 Km per gradire, una curva che chiamano "la piège de la mort", l'imbarazzante confronto con Ascari e Campari...).L'Alfa Romeo presenta la P2. La terza macchina, dopo quelle di Ascari e Campari, sarebbe per lui che però alal vigilia, investito da Canestrini sulla Gazzetta come terza guida, si eclissa per motivi che non ha mai voluto chiarire, scomparendo per due anni dalle piste.
Quando torna, a metà del 1927, Ascari è scomparso e l'Alfa nel frattempo è diventata Campione del Mondo. E' il suo momento più felice, in poco più di un lustro corre poco e vince quattro o cinque gare di secondo piano, poi diventa l'Enzo Ferrari che tutti abbiamo conosciuto.
E allora, com'era il Ferrari pilota ?
Secondo me imparagonabile con i grandi.
Antonio Ascari, Campari, Bordino erano di un'altra categoria, ma anche Materassi e Brilli Peri, per tacere di Varzi e Nuvolari che lo sfiorarono, ma oggettivamente appartengono alla generazione successiva.
Forse questa sua fragilità di pilota lo ha aiutato a valutare i campioni cui ha poi affidato i suoi gioielli e a non sbagliare quasi mai nella scelta dei fantini del cavallino.