avvocato ha scritto:
Perchè maturò così tardi questa sensibilità rispetto alle conseguenze del fuoco in caso di incidente?
C'è un motivo storico.
Per quanto possa sembrare incredibile, fino al 1966 solo 2 incidenti in F.1 furono mortali a causa delle fiamme, entrambi accaduti nel 1958: Pat O'Connor a Indy '58 e Stuart Lewis-Evans nel G.P. del Marocco dello stesso anno. In tutti gli altri casi, i fattori scatenanti di decesso rimasero i traumi conseguenti lo schianto (Musso, Collins, Bristow, Von Trips, Ricardo Rodriguez).
La tutela dal fuoco pertanto non sembrava priorità e solo con l'incidente di Taylor ('Ring '66), il fuoco apparì come una serie minaccia che si sarebbe concretata con Lorenzo, Jo Schlesser, Piers Courage, Jo Siffert, Roger Williamson, e per andare nei prototipi, Pedro Rodriguez.
Senza poi considerare i gravi incidenti di Ickx a Jarama '70, Rega a Kyalami '73, e Niki al 'Ring '76.
Interessante statistica, ma senza voler passare per il solito "maniaco" delle corse ante-guerra, va detto che il fuoco fu spesso fatale anche ben prima del '58.
Ricordo il grande Dick Seaman, perito in seguito al rogo della sua Mercedes a Spa-Francorchamps nel '39, oppure il disastro di Deauville nel '36 con Marcel Lehoux morto tra le fiamme.
Stessa sorte per il conte Czaykowski nella Domenica Nera di Monza '33.
Voglio dire che il pericolo del fuoco era già ben noto.