da groovestar » 02/05/2020, 13:08
Sicuramente se n'è andato vivendo il momento più appagante della propria carriera.
Penso che, invero, sia una percezione sbagliata quella che vuole, soprattutto nella narrativa giornalistica, raccontare la storia di quel WE enfatizzando che il migliore se n'è andato assieme al peggiore.
Se si cerca su Web si trova davvero poco di Roland e, personalmente, mi sono fatto l'idea che fosse ben lontano dall'essere considerato uno dei peggiori.
Non aveva certo le doti di un campione, ma gli addetti ai lavori lo ricordano come un pilota affidabile, coraggioso e, senza dubbio, un vincente. Del resto, competere al livello di Herbert, Frentzen ed Irvine (battendo gente coriacea come Salo) dovrebbe dare la dimensione di un pilota che, con la vettura giusta, avrebbe potuto dire la sua per la zona punti.
Roland era legato ad un altro nuovo arrivo di quegli anni: Eddie Irvine.
Con lui condivideva l'avventura giapponese, correva nei prototipi e, se non ricordo male, divideva anche l'alloggio.
Roland si dimostrò spesso molto competitivo a Suzuka e, chissà, se solo Jordan nel 1993 avesse deciso di puntare su di lui invece che su Eddie, cosa sarebbe potuto accadere.
Personalmente credo che non avrebbe sfigurato.
Invece si trovò catapultato su una Simtek.
Una vettura tanto bella, quanto vecchia, sfortunata e priva di speranze.
Compagno di squadra: David Brabham. Figlio di Jack, figlio del proprietario e pilota anch'esso coriaceo (ben più di quanto dimostrato in un percorso in F1 scarsamente competitivo).
Nell'era dei piloti paganti, degli Adams, dei Lavaggi, dei Deletraz e dei giapponesi senza speranza quali Inoue o Suzuki II, riuscì, pur senza alcuna esperienza pregressa, ad ottenere un sedile.
Non portò in dote sponsor munifici, ma la sua grande voglia e l'impegno personale di qualche mecenate.
Entrare in Formula 1, nel 1994, senza grandi sponsor, senza alcuna esperienza, a 34 anni e con un nome impronunciabile, non era cosa da poco.
Lunga era la lista dei piloti dalla valigia pronta, di esperienza, di belle speranze, pronti e disponibili ad entrare nel circus.
Invece Wirth diede un'occasione a questo neofita, tanto sconosciuto ai più, quanto apprezzato dagli addetti ai lavori.
Del resto, di li a pochi anni, avremmo scoperto come l'allora F3000 giapponese, altro non fosse che un incubatrice di talenti per piloti troppo rapidamente scartati dalle serie europee.
Ecco, forse Roland era privo delle credenziali e del pedigree giusto per la Formula 1, ma a mio avviso, era ben lontano dall'essere un pilota scarso od un banale ed inutile pilota pagante.