da 330tr » 08/11/2017, 18:22
L’ingegner Forghieri torna alla ricostruzione
dell’incidente: “L’auto saltellava sulla banchina di
sicurezza, come indicato dalle punte di pressione della
telemetria (pressione rilevata sulla scatola dello sterzo e
probabilmente dovuta alle ruote che saltellano, N.d.A .).”
“All’epoca la Williams aveva un sistema di aiuto al pilota
– spiega Forghieri – una pompa idraulica forniva olio in
pressione (per il servosterzo, N.d.A .) e un software
stabiliva quanto aiutare il pilota in funzione della velocità
e dello sforzo... c’erano dei sensori di pressione sulla
scatola dello sterzo... un sistema estremamente valido.”
“A l momento 12”38 (cioè 12 secondi dopo il passaggio
della macchina di Senna sul traguardo, N.d.A .) la
pressione del sistema è di 299 libre per
centimetro quadro. Sulla cremagliera c’è un altro sensore
che ha un picco (nel grafico mostrato in aula, N.d.A .)
perché una ruota ha sterzato “libera” imponendo la
rilevazione al sensore... le ruote, urtando, sterzano loro
stesse la cremagliera”.
“Mi sono soffermato sui picchi di pressione per far notare
che, contrariamente al solito, sono le ruote che girano e
impongono sollecitazioni allo sterzo anziché lo sforzo del
pilota, che fa entrare in funzione la pompa (del
servosterzo, N.d.A .). Negli ultimi 38 metri ci sono dei
picchi molto alti nel dato relativo alla sterzata (la linea
bianca mostra 1141 libre per cm quadro, N.d.A .) a
dimostrare che la ruota sterza velocemente da una parte
all’altra.”
Non lo si dice chiaramente ma l’assunto di fondo è che il
piantone dello sterzo si sia rotto, lasciando le ruote libere
di girare a destra e sinistra a causa dei sobbalzi compiuti
dalla vettura su di una imperfetta banchina di sicurezza.
“I sensori dell’accelerazione longitudinale – dice Forghieri
– mostrano una decelerazione costante di 4.38 g prima
dell’uscita di pista, dopo questa scende a dei valori più
bassi.”
La banchina di sicurezza posta prima del muro non
sarebbe complanare al tracciato, pertanto la vettura di
Senna avrebbe potuto frenare al meglio fino a bordo
pista – con valori di carico aerodinamico e di aderenza
ottimali – mentre avrebbe perso gran parte delle sue
caratteristiche negli ultimi trentotto metri.
Passarini: “Possiamo confermare che per quei 38 metri la
macchina di Senna ha potuto decelerare in maniera
imperfetta?”
“Sì.”
“Inizialmente – dice l’ex ds Ferrari – si era parlato di una
sospensione posteriore e dei pneumatici... ma queste
ipotesi vennero subito scartate perché non sarebbe stato
possibile da parte della macchina ottenere quella
decelerazione in frenata e mantenere quella linea d’uscita
(rettilinea, N.d.A .).”
Passarini: “Cosa è stato rilevato circa il piantone dello
sterzo?”
Carletti: “Inizialmente fu portata a Pratica di Mare la parte
di piantone attaccata all’auto poi, circa due mesi dopo,
venne consegnata l’altra parte, quella attaccata alla
scatola di guida. Dall’esame dei due pezzi, soprattutto del
secondo, il laboratorio ha steso una relazione in cui
indica che almeno il 70% della sezione del piantone era
già rotta per fatica prima dell’incidente.”
“Si può valutare la qualità dei due diversi tipi di acciaio
EN14 e D45?”
“Si tratta di materiali simili, saldabili, non particolarmente
forti ma resistenti, di qualità. Tra i due c’è una differenza
dell’8% circa (dei valori di robustezza, N.d.A .)
relativamente al punto di rottura.”
Forghieri: “Gli esperti di Pratica di Mare hanno detto che i
segni di lavorazione hanno ‘peggiorato’ la situazione, non
che ‘sono la causa’ della rottura.”
Passarini continua, è scatenato: “Qual è lo spessore del
tratto di piantone intermedio (quello aggiunto, N.d.A .)?”
“A pprossimativamente 1.25 mm, come indicato anche
nel disegno mandatoci dalla Williams.”
“Può essere considerato uno spessore adeguato?”
“Evidentemente no, perché si è rotto...”
Si va nello specifico: “L’estensione del 70% di rottura, di
che tipo era?”
“In alcuni punti era una rottura passante, per fatica”,
precisa Lorenzini.
“Nella relazione si legge che dall’esame delle due tracce
speculari (si tratta dei segni di rottura sul piantone,
N.d.A .) la sezione presenta danneggiamento da
sfregamento e battitura, che cosa significa?”
“Indicano uno sfregamento con l’altra parte dovuto a
flessione e movimento tra i due pezzi, presumibilmente
riconducibile a manovre del pilota dopo la rottura...”
“Queste tracce presuppongono che la rottura sia
antecedente all’urto?”
“Diciamo che c’è una parte di rottura per fatica che
avviene prima, poi c’è una parte di rottura ‘duttile’ ...”
Passarini insiste, sapere se il piantone si è rotto prima o
dopo l’impatto con il muro è il quesito principe posto ai
suoi esperti con l’affidamento dell’incarico.
“L’urto non potrebbe aver provocato un martellamento,
quindi, questi indizi di martellamento non possono che
esser relativi a una rottura antecedente?
“Sì.”
Una rottura di schianto lascia il pezzo segato a metà,
forse leggermente sfilacciato ma mai battuto e martellato
come se le due parti avessero sfregato l’una contro l’altra
prima di cedere entrambe.
“L’individuazione di una rottura per fatica di simile
estensione, era avvertibile dal pilota?”
Forghieri interrompe Carletti e riprende la parola
“Può darsi che il pilota si sia
reso conto – dice –
Credendo agli esperti di Pratica di
mare, il piantone, in quella zona, aveva una cricca
“martellata” molto estesa e per martellare ci vuole del
tempo; alcuni ritengono che nell’ultima parte
dell’incidente (gli ultimi 1.6 secondi della vita di Senna,
N.d.A .) il piantone era attaccato solo per un terzo.
Questo ha probabilmente causato dei movimenti
anormali, soprattutto dopo i dossi presenti in quel punto
della curva, che non avevano nulla a che fare con la
sterzata...”