groovestar ha scritto:Penso sia una mera opinione.
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Non riesco a esprimere il mio pensiero..
I piloti alla Mansell guidavano SOLO col cuore, gara per gara, un modo di correre più aderente al concetto di corsa d'auto.
Le corse sono state create
per essere vinte, non strumento per il raggiungimento di un fine "altro"...non so se riesco a far passare questo concetto, che non è un'opinione!
Agli inizi della storia del mondiale piloti era NECESSARIO essere SEMPRE ipercompetitivi, visti i pochissimi risultati disponibili. Piloti come Fangio, Ascari, Moss non correvano pensando "oggi sto dietro, vediamo che fanno là avanti". Con il moltiplicarsi delle corse (e il punteggio a punti) sono emersi coloro che puntavano alla lunga distanza, e i Gran Premi han perso importanza..non parliamo poi di oggi con i vari Azerbaijan che il giorno dopo nessuno sa chi l'ha vinto.
Lo spirito originario delle corse d'auto si è perso; il campionato dovrebbe vincerlo chi si dimostra il pilota più vincente, il dominante o la formichina che sfrutta le "pieghe" del regolamento? Il campionato dei "ragionieri"? Il campionato è stato inventato per premiare il pilota più forte del mondo, americhe comprese!
Questo mi ha fatto pensare Patrese; Senna e Schumacher guidavano per vincere sempre e comunque, come i piloti dei Gran Premi o quelli di inizio mondiale.
Tutto è mutato in seguito; anche se a pensarci bene già nei '50 il migliore non sempre vinceva...prendiamo Moss e Hawthorn 1958. Quattro vittorie a una, mondiale a Hawthorn. Già lì si sarebbe dovuto capire che qualcosa non andava nel "sistema a punteggio"...
sundance76 ha scritto:Beh, ma se consideriamo ciò che fece a Suzuka '87 (un esempio), vediamo che Prost, anche quando non serviva a nulla (né titolo, né vittoria, né punti) faceva imprese sovrumane.
Grazie della dritta, mi manca. Cercherò di recuperarlo.