Geki Russo

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da bibo » 02/02/2010, 2:11

Buongiorno a tutti voi. Mi permetto di aprire questo topic, per chiedervi notizie di questo pilota, di cui ho sentito parlare spesso, ma che non conosco. Mi scuso se non trattandosi di F1 magari sto sbagliando a postare in questa sezione, ma credo che si tratti di automobilismo comunque "storico".
Seguo la F1 e l'automobilismo da 27 anni, so che Geki morì in un incidente a Pescara in F3, e che fu un grave incidente, perché rimasero coinvolti altri piloti, ma come si svolsero i fatti? Il circuito di Pescara era lo stesso dove si correva negli anni 50?
Mi affido alle sapienti conoscenze di Pedro e Power e di tutti quanti hanno più memoria e conoscenze di me.
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da sundance76 » 02/02/2010, 10:21

A me pare che Geki sia morto, insieme a "Tiger" e Fehr, sul circuito di Caserta, non Pescara...
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

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da jeanpierresarti » 02/02/2010, 10:49

esatto, fu l'ultima gara di monoposto in un circuito "cittadino", cioè cittadino dell'epoca, in cui bisognava passare pelando le case e attraversando binari della ferrovia. Si toccarono e morirono Giacomo Russo, "Tiger" Perdomi e "Beat" Fehr. Caserta 1967.
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da sundance76 » 02/02/2010, 11:01

Mi pare che tempo fa ne parlammo, e vennero postati degli articoli con qualche foto, per fortuna si vedevano solo gli altri piloti in piedi fuori dalle macchine, più qualche rottame sparso, per lo più organi meccanici volati lontano.
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da Pedro59 » 02/02/2010, 13:18

Ho fatto ricerche molto approfondite sull'incidente di Caserta per il mio libro sul Circuito del Mugello.
No, non è che le sinapsi siano decisamente e definitivamente partite in testacoda, c'è un motivo.
Giustamente jeanpierresarti ha detto che Caserta è stata l'ultima gara di F.3 su un circuito cittadino non permanente, ma sapete quale fu la penultima ?
La "I Coppa di San Piero a Sieve", il paese dove abito.
Si disputò sette giorni prima la tragica Caserta su un circuito di 5.600 metri che secondo i parametri di sicurezza per piloti e spettatori, cui fortunatamente ora siamo abituati tanto da darli per scontati, non è neppure pensabile.
Volendo inserire la "I Coppa di San Piero a Sieve", prova valida per il campionato italiano di Formula 3 1967 nel mio libro mi sono dedicato anche a sviscerare i fatti di Caserta, che nella mia memoria di bambino erano rimasti indelebili.
"Geki" Russo e "Tiger" Perdomi erano stati fra i protagonisti di quella corsa per le strade del mio paese e avevano scherzato con noi bambini curiosi ed affascinati dal poter sfiorare delle vere monoposto "quasi come quella di Amon" dicevo io che non perdevo occasione per leggere Autosprint che ogni tanto ci lasciavano sbirciare "quelli grandi".
Bene, la domenica dopo, arrivò la notizia che "Geki" e "Tiger"  erano morti e tutto il paese si fermò.
Mi ricordo le facce impietrite dei conoscenti di mio padre che li avevano ospitati nella loro officina, i ricordi di chi aveva scherzato con loro solo sette giorni prima durante quella che era stata un'autentica festa popolare.
Venendo al pilota "Geki" Russo era considerato "uno duro", ma chi non lo era in quella F.3. 1000 cc ?
In una F.3 che schierava Tino Brambilla, Regazzoni, Silvio Moser, Corrado Manfredini, Antonio Maglione e chissà quanti ne dimentico coi "piedi pesanti" e due dita di pelo sullo stomaco quello era lo standard.
"Geki" era considerato però il migliore, dominatore della Formula Junior, Campione Italiano di F.3. nel '64, aveva esordito in F.1. col Team Walker nel GP d'Italia del 1964 con una Brabham con il motore BRM. Non si era qualificato però, poiché dopo aver perso quasi l'intera qualifica del venerdì per problemi meccanici, il sabato era venuto a piovere e non era più stato possibile migliorare il tempo che gli avversari avevano colto sull'asciutto.
L'anno dopo si era qualificato con una Lotus 25  che aveva visto giorni migliori e che lo aveva mollato per la rottura del cambio.
Il suo terzo tentativo era stato più fortunato, ma sicuramente ancora deludente per uno come lui, abituato a vincere: 9° con una Lotus 33 col V8 Climax da 2400 cc (se andava bene) nella nuova F.1 da 3 litri non era un risultato comunque da disprezzare.
Intanto si era accasato all'Alfa Romeo dove con la nuova "33" tipo Fléron aveva partecipato, in quel '67, alla Targa Florio, alla 1000 Km del Nurburgring ed alla 12 ore di Sebring, ma ancor prima era stato un punto di forza della squadra TZ dell'Autodelta e aveva corso (anche al Mugello) con la nuova GTA 1600.
In F.3. era passato alla Matra MS5, una monoposto ritenuta superiore alla concorrenza, dopo aver corso per molti anni con la De Sanctis.
Proprio sulla Matra trovò la morte nell'improponibile "budello" di Via Mondo a Caserta in una delle più assurde tragedie dello sport automobilistico.
Su una cosa tutti quelli che ho sentito sono d'accordo: "Geki" Russo aveva tutto per diventare un campione anche nelle categorie superiori, gli mancò la fortuna.             
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da chicco67 » 02/02/2010, 16:24

Se ne parla qui:

http://www.motorsportmemorial.org/focus.php?db=ct&n=210

Ps: ma che tracciato del tubo... un triangolo con curve cieche al termine di rettilinei lunghissimi...

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Ultima modifica di chicco67 il 02/02/2010, 16:41, modificato 1 volta in totale.
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da Powerslide » 02/02/2010, 16:55

Giacomo Russo era nato a Milano nel 1937, era quindi più giovane di Bandini di un paio d'anni. Morì poco più di un mese dopo Lorenzo.
Quando decise di cominciare a correre s'iscrisse col nome di Geki per tener la cosa nascosta ai genitori, soprannome che tenne anche quando la sua notorietà fu tale da non poter sfuggire alla famiglia.
A quel tempo la parola sponsor ancora non esisteva e se volevi correre i soldi li dovevi guadagnare con i premi d'arrivo.
Geki gestiva insieme al padre un noto ristorante a Milano, quindi, se non ricco, poteva tranquillamente essere definito benestante e ormai, alla soglia dei trent'anni, si poteva considerare un pilota professionista nel senso che correva per la fama e la passione, ma soprattutto per portare a casa il necessario ad affittarsi qualche scalcinata F1 per la gara di Monza. Sempre nell'attesa che qualche team s'accorgesse di lui. Ed in effetti una chiamata dall'AlfaRomeo era arrivata: l'ultimo passo forse prima di poter salire su una "vera" F1.
Nella sua carriera aveva vinto per quattro anni di fila il campionato italiano di F.Junior, prima, sostituita poi dalla F3.
Non era l'unico che "correva per guadagnarsi da correre" e, visti i premi davvero consistenti, tutti in gara scendevano col coltello tra i denti. Ai nomi già citati da Pedro aggiungerei quello dello svizzero Jurg Dubler.
Scorrettezze allucinanti, seguite poi da urla, minacce e qualche diretto di Brambilla che non mancava mai, mentre Andrea de Adamich si teneva debitamente in disparte. Passata un'ora però erano tutti amici come prima, ma amici veri, come ad esempio proprio Geki e Tiger.
Due gare prima di Caserta si era svolta la Coppa Autodromo a Monza: nella volata finale un pilota era stato spinto contro la cuspide del muretto dei box. Per nulla intimorito aveva imboccato la pit lane in pieno, si era rigettato in pista ed aveva tagliato regolarmente il traguardo perdendo solo un paio di posizioni. L'accaduto non era passato inosservato, ma la CSAI si era presa quindici giorni di tempo per stabilire chi dovesse essere squalificato e privato della licenza. Per quale ragione poi la massima autorità nazionale avesse deciso di procrastinare il giudizio, facendo così disputare due gare sub judice, è uno dei tanti misteri dalla giustizia sportiva.
Disputata la gara di San Piero a Sieve, che le cronache del tempo riportano come "corretta ed organizzata con grande impegno e scrupolo per la sicurezza", questo piccolo circus di dannati approda a Caserta.
Il circuito è un triangolo con tre curve ad angolo acuto e tre lunghi tratti sostanzialmente diritti, ma frammezzati da curve cieche spesso dovute alle costruzioni che li delimitano. Il viale dove avverrà la tragedia, è limitato dal muro della ferrovia a sinistra, una sottostazione dell'Enel a destra, l'angolo di una casa che spunta in pista restringendola a 6 metri (protetto però da una balla di paglia) e, a margine dei campi, tanti pali della luce. 
La prima batteria vede la vittoria di Silvio Moser che precede nello spazio di un secondo Geki, Corti, Regazzoni e Mohr.
La seconda, più veloce, è vinta da Brambilla e solo Manfredini e Dubler restano nello spazio di un secondo da Tino.
Geki e Dubler si rendono autori di un paio di gravi scorrettezze, tanto che gli altri piloti ne chiedono l'esclusione dalla finale. Brambilla tenta di chiarire la situazione facendo roteare minacciosamente i pugni. Il Direttore di corsa convoca i piloti indagati, ma tutto finisce a tarallucci e vino con una tirata d'orecchi. Poi, prima del via, invita con l'altoparlante i contendenti a tenere un comportamento sportivo.
Il G.P. di Caserta a livello d'organizzazione è purtroppo solo una sagra paesana: i commissari di percorso non hanno seguito alcun corso come la CSAI aveva stabilito con decreto dell'aprile dello stesso anno. Erano stati convocati tra gli appassionati una decina di giorni prima della gara e consideravano il loro compito come un'occasione per assistere alla corsa da una posizione privilegiata. Gli organizzatori si giustificarono spiegando che il decreto con l'obbligo di corsi d'addestramento per il personale in pista era sì stato deliberato due mesi prima, ma non ancora pubblicato nel bollettino ufficiale.
L'incidente non accadde in un momento, ma ebbe uno sviluppo di quattro giri, ognuno dei quali era percorso in circa 1 minuto e 40.
Iniziò con un contatto nelle retrovie tra le Brahbam di Saltari e Fehr. Mentre l'italiano va a muro e rimbalza in pista lasciando il pilota ferito in modo lieve, lo svizzero finisce incolume la sua corsa nei campi. Sopraggiunge Foresti che, per evitare le vetture ancora in testacoda, frena, s'intraversa, colpisce il muro della ferrovia per poi rimbalzare in pista, fermandosi di traverso della strettoia cieca formata dallo spigolo della casa: siamo al 7° giro.
8° giro. Il gruppo di testa sopraggiunge ignaro perchè il commissario che dovrebbe essere lì, tal Palmieri, non c'è. Hanno circa due metri di spazio e viaggiano a 200 km/h. Brambilla, Maglione, Geki, Manfredini e Regazzoni ce la fanno. Dubler no, ma per sua fortuna termina illeso la corsa nel prato dopo aver colpito due pali della luce. Subito esce dalla vettura ed obbliga due militari in servizio a sgomberare la pista insieme a lui. Resta sulla carreggiata solo la vettura di Foresti, ma è spostata sulla sinistra. Resta anche molto olio e questo convince Fehr ad improvvisarsi segnalatore del pericolo. Generosità gli costerà la vita.
9° giro. Brambilla e Maglione passano, Manfredini, Regazzoni e Geki (ed è proprio lui ad investire il generoso pilota svizzero), no. Sbalzato dalla sua Matra che prenderà fuoco, finisce il volo contro il muro della sottostazione dell'Enel morendo sul colpo. Sopraggiungono Tiger, Saltari e Natili che finiscono nel mucchio. Tiger Perdomi finisce la corsa contro un palo, resta incastrato nel telaio della vettura che lo avvolge. Mentre Dubler tenta di spegnere la Matra di Geki pensando che il pilota sia ancora a bordo, Manfredini, Regazzoni, Saltari e Natili soccorrono Tiger. Verrà estratto dai pompieri solo mezz'ora dopo. Le immagini di lui che dirige le operazioni di soccorso sono trasmesse nel TG della sera. Ha fratture esposte alle spalle e le gambe, urla dal dolore, ma spiega ai vigili del fuoco come tirarlo fuori. Solo dopo sviene. La settimana dopo muore.
10° giro. Brambilla e Maglione piombano nel mucchio, la fortuna li assiste ed escono incolumi dalle macchine distrutte. Brambilla grida il suo disappunto. per la perdita della vettura. Arrivano anche Corti, Morh e Donnelly, ma arrivano adagio: il signor Palmieri si è procurato un fazzoletto rosso e lo sventola ai lati della pista.

Dal successivo G.P Lotteria a Monza verranno esclusi alcuni piloti tra cui spiccano i nomi di Regazzoni e Brambilla.

Non mi risulta che agli organizzatori di Caserta sia stata comminata pena alcuna, ma forse sbaglio. E ne sarei felice.

Geki non era superstizioso, però teneva sempre un piccolo pezzo di spago legato ad una razza del volante.
L'aveva anche quel giorno a Caserta.
Non gli servì.

   
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da sundance76 » 02/02/2010, 17:11

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da Pedro59 » 02/02/2010, 20:24

La ricostruzione di mastro Power coincide quasi perfettamente con la mia.
Approfitto di lui (e di voi) per far luce sui "quasi" prima che sia troppo tardi, nel senso del mio libro.
La principale differenza è nella parte che riguarda l'uscita di strada fatale a "Geki" e la morte del povero Beat Fehr.
Secondo quanto ho ricostruito io, da Auto Italiana e da altre fonti, l'ipotesi che a travolgere Beat Fehr sia stato "Geki" è tutta da verificare, anche se è quella che fu stabilita dalla sentenza di Caserta che uscì, mi sembra, nel 1971 e che suscitò nell'ambiente vari sentimenti, fra i quali prevalse l'indignazione.
Ricordo un bellissimo articolo in proposito, credo su Epoca, nel quale si presero le difese dei piloti scomparsi, il cui esagerato spirito agonistico era stato, secondo la sentenza, l'unica causa del disastro.
L'ipotesi che "Geki" avesse travolto ed ucciso Fehr, semplificava notevolmente le cose, brutalmente. "Lasciamo che i morti, seppelliscano i morti" è sempre stata una scorciatoia facile da percorrere, specialmente per chi morto non è.
In realtà non ci furono testimoni, quel tratto di circuito era deserto o comunque nessuno vide nulla, i commissari non c'erano (questo è accertato anche dalla sentenza, mi pare) e le ricostruzioni a caldo dei piloti portavano più a credere che "Geki" avesse urtato i rottami sparsi sulla pista perdendo il controllo della sua Matra e si fosse poi schiantato sul muro della cabina di trasformazione dell'ENEL, senza travolgere il povero Beat. Qualcosa di simile racconta Dubler nel suo libro sulla F.3, poi in molte testimonianze si parla sempre di "un gruppetto di inseguitori" che avrebbe travolto il povero Fehr, l'unico eroe di questa brutta storia.
Durante le mie ricerche un vecchio amico mi ha anche sussurrato il nome di chi, nel giro, si diceva avesse travolto e ucciso Beat, ma erano solo voci e - per stessa ammissione dell'amico in questione - nella Formula 3 di allora c'erano sì grandi amicizie, ma inimicizie ancora più grandi, specialmente fra "milanesi" e "romani", quindi ho ritenuto giusto dimenticarmi quel nome che forse altri hanno già sentito.
Per il resto la ricostruzione di Power è perfetta.
Io ho riletto le descrizioni e le versioni di Regazzoni, Dubler, Manfredini, Tino Brambilla e Natili.  Ognuno racconta un pezzetto del puzzle, ma gli incastri sono impossibili, forse, come diceva spesso il Drake, l'emozione e la paura avevano preso il sopravvento sulla razionale percezione dei fatti.
Solo Cristiano Del Balzo, in arte "Gero", ricorda di aver benedetto poi quel motore che lo aveva lasciato a piedi e lo stesso, ma dovrei rivedere i miei appunti, fa anche De Adamich (?).
Purtroppo Power si ricorda perfettamente: a nessuno dei commissari e degli organizzatori vennero attribuite responsabilità, solo ai piloti. Anzi, solo ai piloti morti nell'incidente.
Ci sono foto in cui Tino Brambilla sembra prendere per il collo un commissario, dopo la seconda manche, si riporta il fatto che sarebbe stata chiesta, ma non si sa dice da chi, l'esclusione di "Geki" dalla finale.
Infine nella sentenza, e questa è la cosa che mi ha lasciato più l'amaro in bocca, si riprende quello che ha detto Power riguardo i fatti di Monza, fatti che vengono utilizzati alla stregua di un precedente per i piloti coinvolti nell'incidente e che non avrebbero dovuto poter prendere il via.
Brutta storia anche questa. Ho scritto all'ACI di Caserta, ma non mi hanno risposto. Il vecchio amico di prima ha detto "Chiedi quanto vuoi, nessuno ti risponderà. Sono passati troppi anni, ti diranno al più, ma su Caserta le stesse tue domande le ho poste io trent'anni fa e non ho ottenuto niente lo stesso."  
Nelle mie ricerche su Internet ho conosciuto Béatrice Russo, la figlia di "Geki".
Il giorno in cui suo padre morì aveva pochi mesi.
Vive a Milano, è gentilissima e parla con molto amore di quel padre che non ha conosciuto.
Una delle ultime volte che ci siamo scritti mi ha risposto così:-
"Mi fa molto piacere sapere che gli avete voluto tanto bene e che lo ricordate ancora, dopo così tanto tempo. Grazie."
Non c'è molto da aggiungere, ha detto tutto lei.

 
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da Powerslide » 02/02/2010, 20:45

In effetti un dubbio su chi investì Fehr affiora anche dalle cronache dell'epoca.

Il primo è che non esiste una dinamica accettabile che collochi l'avantreno della Matra di Geki (quello che si vede nella terza foto postata da sun) a ben più di cento metri dal resto della vettura.

Il secondo è l'ordine di passaggio sul luogo dell'investimento: Brambilla con Maglione in piena scia poi, staccati di una cinquantina di metri, Geki, Manfredini e Regazzoni uno attaccato all'altro.
Brambilla e Geki erano quindi quelli ad avere una visuale libera. Perchè Geki non sarebbe riuscito a schivare il collega che si sbracciava in pista? Più logico possa accadere ad uno che segue ed è coperto. 
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da bibo » 03/02/2010, 2:10

Vi ringrazio ho appreso fatti che non conoscevo. Certo è assurdo leggere che si poteva correre delle gare organizzate così in maniera dilettantistica. Non immaginavo che la dinamica fosse stata questa con uno sviluppo su più giri. E' come se l'incidente fosse stato "a puntate", è una cosa fuori dal mondo, è impensabile. Va bene che non è F1 e che parliamo di più di 40 anni fa, ma il buonsenso penso che esuli dal tempo e dalle circostanze. Sono morte delle persone, dico tre piloti, perché non c'era nessuno a segnalare l'incidente??!! :o
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da jackyickx » 04/02/2010, 9:59

Anch'io da anni cerco materiale a riguardo e devo dire che tante versioni sono discordanti. Per il momento segnalo che è sorta su Facebook una bella pagina su Geki con tante foto
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da Racer Cek » 05/02/2010, 9:57

[quote="jackyickx"]
Anch'io da anni cerco materiale a riguardo e devo dire che tante versioni sono discordanti. Per il momento segnalo che è sorta su Facebook una bella pagina su Geki con tante foto
[/quote]

Trovata e sono diventato subito "fan" :thumbup1:
La cosa sconvolgente é che l'incidente si sia sviluppato su più giri,sarebbe bastato davvero poco per evitarlo..... :'( Geki nera sicuramente un duro ma ,come detto giustamente da Pedro,chi non lo era in quella Formula 3?!?!? Dei fatti di Monza ero all'oscuro davvero pauroso!!!! :scared: certo che se la giustizia,in questo caso sportiva, si fosse mossa per dare quantomeno un giro di vite a certi comportamenti...non dico che non avremmo avuto Caserta ma forse.....
"A Buenos Aires c'era una parabolica che in prova si prendeva col pedale del gas a fondo corsa,in gara forse:dipendeva dal carico di benzina a bordo e da quanto quel giorno ti importasse sopravvivere davvero" (J.Watson)
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da Pedro59 » 05/02/2010, 17:21

[quote="Racer Cek"]
[quote="jackyickx"]
Anch'io da anni cerco materiale a riguardo e devo dire che tante versioni sono discordanti. Per il momento segnalo che è sorta su Facebook una bella pagina su Geki con tante foto
[/quote]

Trovata e sono diventato subito "fan" :thumbup1:
La cosa sconvolgente é che l'incidente si sia sviluppato su più giri,sarebbe bastato davvero poco per evitarlo..... :'( Geki nera sicuramente un duro ma ,come detto giustamente da Pedro,chi non lo era in quella Formula 3?!?!? Dei fatti di Monza ero all'oscuro davvero pauroso!!!! :scared: certo che se la giustizia,in questo caso sportiva, si fosse mossa per dare quantomeno un giro di vite a certi comportamenti...non dico che non avremmo avuto Caserta ma forse.....
[/quote]

La pagina di facebook è quella di Béatrice, la figlia minore di Geki.
"Quella F.3" è ben descritta in due libri di prezzo onesto, ma scritti in francese, d Jurg Dubler che racconta la sua vicenda corsa per corsa e parla anche del "drame de Caserta", ma in quel caso, come tutti, "alza il piede".
Sempre nel 1967 vi fu un altro episodio terribile che chiarisce cos'era la F.3 di allora: la morte terribile al via del G.P. dell'Autodromo (cito a memoria, ma non era il G.P. lotteria come ho scritto - sbagliando - su "La sfida") di Boley Pittard.
La sua Lola s'incendiò, nell'imminenza del via, sul suo posto in griglia per un insieme di avvenimenti, apparentemente insignificanti, che determinarono la tragedia.
La corsa non fu fermata, ma proseguì senza problemi. Pittard morì dopo una settimana all'ospedale.
La stampa sportiva gli dedicò un trafiletto di dieci righe.
Cosa spingeva i piloti ad essere dei duri ?
Semplice: i premi e il grande equilibrio di mezzi che portava a giocarsi la vittoria dieci-quindici piloti con le stesse chances di successo.
Inoltre, in alcune gare, i cui montepremi erano particolarmente appetitosi, gli iscritti superavano le ottanta unità con pre-qualifiche, qualifiche, due batterie e la finale.
E nessuno levava il piede.
 
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da bschenker » 05/02/2010, 19:51

Per me sono due cose differenti!

Non so fino a che punto il racconto di Jürg Dubler e affidabile. Per esperienza diretta e come e presentato nel suo nuovo libro in tedesco, che dovrebbe quella in francese rivista con l'aggiunta della F2 1600. Non e sempre stato cosi come da lui raccontato, dove sembra che lui sia un genio sfortunato. A Caserta in ogni modo la causa oltre il tratto specifico (pero per quelli tempi niente completamente fuori del normale), i commissari non presenti, e naturalmente la maggior parte dei piloti che una volta in corsa sembrano perdere la capacita di usare il cervello.

Quella di Boley Pittard invece ha le causa altrove. Io era presente nel pubblico a Monza quella volta, praticamente proprio sul altezza del accaduto. Piu o meno insieme al cadere della bandiere, la vettura di Boley in prima fila prendeva fuoco e lui lo portava subito a sinistra sul manto verde, prima di venire fuori della macchina. Il problema di quel fatto era il tempo del intervento. La corsa era due, tre settimane dopo i fatti di Monte Carlo, e veniva presentato i nuovi mezzi e protezioni appena acquistato. Il camion era parcheggiato subito dopo quel stabile sulla destra del entrata in pista, e fra venire pronto e rimettere le tutte antifuoco, prima di arrivare dal povero Boley quasi direttamente al altro lato della strada, erano gia passato i corridori per la prima volta e si correva sul stradale. Il prossimo errore, al posto di vedere di aiutare prima al pilota, si cominciava a spegnere la vettura. Non so se erano i fischi che hanno causato che finalmente si occupava anche di Pittard che stava ancora bruciando, in ogni modo lui veniva per ultimo.

Sicuramente il fatto che la corsa non veniva interrotto sicuramente non era il massimo, pero in quelli tempi assolutamente usuale. Si fermava la corsa soltanto se non cera piu modo a passare e questo sempre indipendente della gravita del accaduto.

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