da Powerslide » 02/02/2010, 16:55
Giacomo Russo era nato a Milano nel 1937, era quindi più giovane di Bandini di un paio d'anni. Morì poco più di un mese dopo Lorenzo.
Quando decise di cominciare a correre s'iscrisse col nome di Geki per tener la cosa nascosta ai genitori, soprannome che tenne anche quando la sua notorietà fu tale da non poter sfuggire alla famiglia.
A quel tempo la parola sponsor ancora non esisteva e se volevi correre i soldi li dovevi guadagnare con i premi d'arrivo.
Geki gestiva insieme al padre un noto ristorante a Milano, quindi, se non ricco, poteva tranquillamente essere definito benestante e ormai, alla soglia dei trent'anni, si poteva considerare un pilota professionista nel senso che correva per la fama e la passione, ma soprattutto per portare a casa il necessario ad affittarsi qualche scalcinata F1 per la gara di Monza. Sempre nell'attesa che qualche team s'accorgesse di lui. Ed in effetti una chiamata dall'AlfaRomeo era arrivata: l'ultimo passo forse prima di poter salire su una "vera" F1.
Nella sua carriera aveva vinto per quattro anni di fila il campionato italiano di F.Junior, prima, sostituita poi dalla F3.
Non era l'unico che "correva per guadagnarsi da correre" e, visti i premi davvero consistenti, tutti in gara scendevano col coltello tra i denti. Ai nomi già citati da Pedro aggiungerei quello dello svizzero Jurg Dubler.
Scorrettezze allucinanti, seguite poi da urla, minacce e qualche diretto di Brambilla che non mancava mai, mentre Andrea de Adamich si teneva debitamente in disparte. Passata un'ora però erano tutti amici come prima, ma amici veri, come ad esempio proprio Geki e Tiger.
Due gare prima di Caserta si era svolta la Coppa Autodromo a Monza: nella volata finale un pilota era stato spinto contro la cuspide del muretto dei box. Per nulla intimorito aveva imboccato la pit lane in pieno, si era rigettato in pista ed aveva tagliato regolarmente il traguardo perdendo solo un paio di posizioni. L'accaduto non era passato inosservato, ma la CSAI si era presa quindici giorni di tempo per stabilire chi dovesse essere squalificato e privato della licenza. Per quale ragione poi la massima autorità nazionale avesse deciso di procrastinare il giudizio, facendo così disputare due gare sub judice, è uno dei tanti misteri dalla giustizia sportiva.
Disputata la gara di San Piero a Sieve, che le cronache del tempo riportano come "corretta ed organizzata con grande impegno e scrupolo per la sicurezza", questo piccolo circus di dannati approda a Caserta.
Il circuito è un triangolo con tre curve ad angolo acuto e tre lunghi tratti sostanzialmente diritti, ma frammezzati da curve cieche spesso dovute alle costruzioni che li delimitano. Il viale dove avverrà la tragedia, è limitato dal muro della ferrovia a sinistra, una sottostazione dell'Enel a destra, l'angolo di una casa che spunta in pista restringendola a 6 metri (protetto però da una balla di paglia) e, a margine dei campi, tanti pali della luce.
La prima batteria vede la vittoria di Silvio Moser che precede nello spazio di un secondo Geki, Corti, Regazzoni e Mohr.
La seconda, più veloce, è vinta da Brambilla e solo Manfredini e Dubler restano nello spazio di un secondo da Tino.
Geki e Dubler si rendono autori di un paio di gravi scorrettezze, tanto che gli altri piloti ne chiedono l'esclusione dalla finale. Brambilla tenta di chiarire la situazione facendo roteare minacciosamente i pugni. Il Direttore di corsa convoca i piloti indagati, ma tutto finisce a tarallucci e vino con una tirata d'orecchi. Poi, prima del via, invita con l'altoparlante i contendenti a tenere un comportamento sportivo.
Il G.P. di Caserta a livello d'organizzazione è purtroppo solo una sagra paesana: i commissari di percorso non hanno seguito alcun corso come la CSAI aveva stabilito con decreto dell'aprile dello stesso anno. Erano stati convocati tra gli appassionati una decina di giorni prima della gara e consideravano il loro compito come un'occasione per assistere alla corsa da una posizione privilegiata. Gli organizzatori si giustificarono spiegando che il decreto con l'obbligo di corsi d'addestramento per il personale in pista era sì stato deliberato due mesi prima, ma non ancora pubblicato nel bollettino ufficiale.
L'incidente non accadde in un momento, ma ebbe uno sviluppo di quattro giri, ognuno dei quali era percorso in circa 1 minuto e 40.
Iniziò con un contatto nelle retrovie tra le Brahbam di Saltari e Fehr. Mentre l'italiano va a muro e rimbalza in pista lasciando il pilota ferito in modo lieve, lo svizzero finisce incolume la sua corsa nei campi. Sopraggiunge Foresti che, per evitare le vetture ancora in testacoda, frena, s'intraversa, colpisce il muro della ferrovia per poi rimbalzare in pista, fermandosi di traverso della strettoia cieca formata dallo spigolo della casa: siamo al 7° giro.
8° giro. Il gruppo di testa sopraggiunge ignaro perchè il commissario che dovrebbe essere lì, tal Palmieri, non c'è. Hanno circa due metri di spazio e viaggiano a 200 km/h. Brambilla, Maglione, Geki, Manfredini e Regazzoni ce la fanno. Dubler no, ma per sua fortuna termina illeso la corsa nel prato dopo aver colpito due pali della luce. Subito esce dalla vettura ed obbliga due militari in servizio a sgomberare la pista insieme a lui. Resta sulla carreggiata solo la vettura di Foresti, ma è spostata sulla sinistra. Resta anche molto olio e questo convince Fehr ad improvvisarsi segnalatore del pericolo. Generosità gli costerà la vita.
9° giro. Brambilla e Maglione passano, Manfredini, Regazzoni e Geki (ed è proprio lui ad investire il generoso pilota svizzero), no. Sbalzato dalla sua Matra che prenderà fuoco, finisce il volo contro il muro della sottostazione dell'Enel morendo sul colpo. Sopraggiungono Tiger, Saltari e Natili che finiscono nel mucchio. Tiger Perdomi finisce la corsa contro un palo, resta incastrato nel telaio della vettura che lo avvolge. Mentre Dubler tenta di spegnere la Matra di Geki pensando che il pilota sia ancora a bordo, Manfredini, Regazzoni, Saltari e Natili soccorrono Tiger. Verrà estratto dai pompieri solo mezz'ora dopo. Le immagini di lui che dirige le operazioni di soccorso sono trasmesse nel TG della sera. Ha fratture esposte alle spalle e le gambe, urla dal dolore, ma spiega ai vigili del fuoco come tirarlo fuori. Solo dopo sviene. La settimana dopo muore.
10° giro. Brambilla e Maglione piombano nel mucchio, la fortuna li assiste ed escono incolumi dalle macchine distrutte. Brambilla grida il suo disappunto. per la perdita della vettura. Arrivano anche Corti, Morh e Donnelly, ma arrivano adagio: il signor Palmieri si è procurato un fazzoletto rosso e lo sventola ai lati della pista.
Dal successivo G.P Lotteria a Monza verranno esclusi alcuni piloti tra cui spiccano i nomi di Regazzoni e Brambilla.
Non mi risulta che agli organizzatori di Caserta sia stata comminata pena alcuna, ma forse sbaglio. E ne sarei felice.
Geki non era superstizioso, però teneva sempre un piccolo pezzo di spago legato ad una razza del volante.
L'aveva anche quel giorno a Caserta.
Non gli servì.
Io non accetto che per trovare l’effetto suolo si debba strisciare per terra. Secondo me è assurdo, è immorale da un punto di vista tecnico. (Mauro Forghieri)