Alberto Ascari

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da 330tr » 25/04/2016, 23:24

Grazie, Leon.
La parte iniziale sono riprese del GP di Monza 1951, con interviste ai piloti (rara occasione in cui si sente parlare Ascari)



Qui sotto si sentono parlare gli altri familiari..i figli (con Tonino che vuol fare il salumiere) e la moglie Mietta



Interessantissimo il contenuto, con John Cooper medesimo su Cooper che vince la gara di Formula 3, mentre la gara di Formula 2, formula - viene detto - nata in Francia nel 1947, è vinta da Ascari su Ferrari.
Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

da 330tr » 30/04/2016, 23:54

Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

da Baldi » 26/05/2016, 11:53

Proprio oggi commemoriamo la morte di Alberto Ascari.

Immagine
Avatar utente
Baldi
Administrator
Administrator
 
Messaggi: 10639
Iscritto il: 10/01/2004, 0:00

da 330tr » 28/05/2016, 8:41

Immagine
Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

da 330tr » 11/08/2016, 16:51

Up. Ascari merita di stare sempre in testa!
Non ricordo se già postata, in caso non fa male rileggersi queste testimonianze.
Una premessa: Ascari, Clark, Senna.
Tre supercampioni morti in circostanze apparentemente simili, la vettura esce ad alta velocità in punti non difficili. Clark è forse l'unico su cui non circolino voci di errore di guida, visto il tratto praticamente rettilineo affrontato (e la vettura che guidava, non sempre affidabile).
Su Senna, epoca contemporanea, nonostante riprese, telemetrie, studi ecc continuano imperterrite le voci di errore di pilotaggio.
Su Ascari poche voci, riguardanti perlopiù il suo stato psicofisico, ma scavalcate dalla marea montante (forse solo mitologica) dell'uomo che attraversa la pista. Una fine leggendaria, legata alla Cabbala, alla numerologia eccetera. Spesso si è detto che dopo un incidente si debba risalire subito sulla vettura, e così fece Alberto, sfidando lo shock subito, e lo shock doveva essere stato tremendo, se per la prima e unica volta in vita sua superò perfino il tabù della superstizione per rimanerne comunque mortalmente schiacciato.
Chissà che davvero non avesse ancora traumi residui per la solenne nasata contro il volante a Monaco. La fretta a volte è pessima consigliera, anche se fa sorridere dirlo a proposito del pilota più veloce del mondo..


QUELLA CURVA DESERTA IN CUI ASCARI VOLO'
TRENT' ANNI fa moriva sulla pista dell' Autodromo di Monza Alberto Ascari, il più grande pilota italiano del dopoguerra. E' il 26 maggio 1955: nella mattina di primavera il rettilineo dell' autodromo pare che tremi sotto il sole. Alberto Ascari compie uno-due giri al volante di una Ferrari 750. E' uscito dalla curva del Serraglio, imposta la curva del vialone (che da quel giorno si chiamerà Ascari). Dalla tribuna tendono l' orecchio verso un orizzonte di alberi. Il rumore di calabrone del motore di Ascari ha smesso di propagarsi: è diventato un latrato e, infine, un rombo di terremoto che ricade sulla terra. Poi, un palpito di silenzio. Un minuto, cinque minuti. Agghiacciante. Chi corre ai bordi della curva trova la Ferrari rovesciata di lato e Ascari morto. Sull' asfalto il segno sinistro di una frenata. Nessuno là c' era, in pista o fuori. Nessuno ha veduto. I carabinieri aprono l' inchiesta, i periti si pronunciano, il giudice istruttore dottor Armando Zaccaria presenta le risultanze al Pubblico ministero, che, esaminatele, dispone per l' archiviazione. Chi o che cosa ha costretto Ascari alla frenata? Un improvviso ostacolo umano? Un guasto meccanico? Un malore? La morte di Ascari è avvolta dal mistero. Gli avvenimenti sono implacabili. Hanno una memoria che confonde la nostra. Ci superano. Chiedo a Gigi Villoresi, che di Ascari fu l' amico del cuore, se mi può aiutare. Una chioma d' argento, una voce che è una variazione di timbro, d' umore, Gigi Villoresi siede davanti a me, in un ufficio della Lambromotori. Villoresi gestisce appena appena. Le sue mani sono magre determinate esatte. La sinistra è mutilata di una falange. Quella mano ricorda che, nel ' 50, dopo aver vinto in Argentina, a Marsiglia e a Monza, Villoresi fu vittima a Losanna di un grave incidente. "Alberto, lo avevo conosciuto nell' immediato dopoguerra. Mi si era presentato come allievo: un allievo che aveva la finezza del maestro. Non era Varzi, che riduceva a ragione anche l' emozione e nemmeno Nuvolari, che aveva la misura dell' avversario (e del diavolo). Era... Alberto Ascari. Se la sorte non gli avesse teso un agguato tutti avrebbero convenuto su ciò che gli uomini del mestiere già sapevano ossia che Alberto Ascari era un fuoriclasse sulla stessa linea, nella pole position delle eccezioni. Qui, ha ragione Ferrari: nella corsa di testa (Ascari al comando voglio dire) Alberto era inarrivabile: nella bagarre ancora perfettibile. Tre anni e sarebbe stato un invincibile (è inteso, per quanto lo si può essere nello sport in genere e nello sport automobilistico in particolare)". Fuori, il traffico di corso Sempione: Ascari è nato proprio in una casa del corso. Vicinissimo abita la moglie di Alberto, la dolce Mietta. L' atmosfera molto milanese fa tornare Alberto Ascari a fianco di Villoresi. "Vede, Fossati, io sono un vecchio signore (76 anni) che compendia, si dice così? - e Villoresi sorride - Mezzo secolo di automobilismo. Un vecchio signore vestito da pedone. Dai miei ricordi emerge spesso Alberto Ascari. Alla sua assurda misteriosa morte, io ho pensato e ripensato. Ho raccolto la esperienza mia di pilota di Grand Prix, di Mille Miglia, di Rallyes e le voci a cui non s' è voluto, a torto, dare credito. Ebbene io sono convinto che Alberto Ascari non s' è lasciato impaniare nell' intrico di un errore. E neanche credo che, a monte dell' incidente fatale, vi sia come causa prima l' incidente spettacolare di Montecarlo. L' antefatto è il G.P. di Montecarlo. Facciamo un passo all' indietro. Io e Alberto eravamo passati alla Lancia, che aveva costruito una Grand Prix o vettura di Formula uno. Il progettista era Vittorio Jano. Avevamo abbandonato la Ferrari per fatti nostri, che non è il caso di riferire. La macchina di una concezione moderna faticava ad avanzare anche perchè di scena c' era la Mercedes. Nel Gran Premio di Montecarlo, dunque, la D. 50 di Alberto guida la corsa. S' è ritirato Fangio (Mercedes), s' è ritirato Moss, pure Mercedes. Centinaia di braccia si agitano verso di lui. E' in testa. Scivola con lo stile elegante pulito e pur deciso attraverso la chicane, che aveva la funzione di rallentare le alte velocità. Gli si blocca (sembra) il freno della ruota anteriore. La Lancia, con Ascari sopra, devia, fa un tuffo in mare, nel Mediterraneo. "La macchina buca il vetro verde dell' acqua. Gli uomini rana soccorrono Ascari, che è affiorato dal mare mosso a grandissimi occhi di pavone. Non un graffio. Precauzionalmente ricoverano Alberto all' ospedale. "Al suo fianco, Mietta. Alberto scherza, si compiace della sua tecnica di sub, imparata a Santa Margherita. I medici gli consigliano qualche giorno di riposo, ammesso e non concesso che vi sia una forma di choc da superare. Alberto torna a Milano, mercoledì, in macchina. L' indomani è il maledetto giovedì 26 maggio. La domenica si corre il Gran Premio Cortemaggiore per prototipi. Alberto non ha iscrizione. Iscritto c' è, invece, Eugenio Castellotti, un pilota lodigiano che cresce alla sua ombra. "Quel giovedì Alberto mi dà appuntamento a Monza. "Vieni, Eugenio, prova la Ferrari. Vieni anche tu". Io nicchio. Sono in freddo con la Ferrari. Alberto insiste. Mi convince. Siamo a Monza in tribuna. Le prove sono pressochè al termine. Ad un tratto Alberto mi fa: "Io vado al box: e tu?". Io, no ripondo. Ci spettegolerebbero sopra. Sai, la stampa. Dalla tribuna lo scorgo ai box. E mi stupisce vederlo che armeggia sul muretto con il casco, i guanti, gli occhiali di Castellotti. Alberto, lo scaramantico Alberto, superstizioso, che crede in un certo rito: che vede nel suo casco, nei suoi guanti, nei suoi occhiali un particolarissimo importante simbolo propiziatorio e che adesso si serve di una parte del corredo altrui. Incredibile! "Ascari sale sulle "due litri". Parte. Un giro ad andatura ridotta, che rallegra. Poi... poi... il lamento lungo del motore, l' urlo terrificante. Io li ho ancora negli orecchi, il lamento e l' urlo. Abbiamo perduto Ascari. "Subito si dice: Alberto era choccato dal tuffo di Montecarlo. Altri afferma, ad oltre duecento orari, pilotando una macchina che aveva un' aderenza leggermente minore di un grand prix, infilando una curva che a guardarla dal basso sembra fatta di due linee che si congiungono a diversi livelli - una curva che esige il controsterzo - anche un Ascari avrebbe potuto commettere un errore. Io nego lo choc e l' errore. "In un mare di dubbi io sono rimasto un' isola. Sulla pista erano in corso dei lavori. Lei ci metta pure davanti al mio discorso un "pare" alto come questa casa. Un operaio ha attraversato la pista: Alberto ha tentato disperatamente di risparmiare, di evitare quell' ombra lunga, che gli si era improvvisamente parata davanti. La macchina ha derapato: si è capovolta. Alberto è rimasto ucciso. Distrutto dalla paura, dal rimorso quell' uomo avrebbe confidato il suo tremendo segreto ad un prete. Quell' uomo infine si sarebbe ucciso". Le voci hanno preso a rincorrersi, dico a Villoresi. Gli cito le critiche di Olivier Gendebien ad una macchina dello stesso tipo Monza, che provocò un incidente, nel Tourist Trophy del ' 56, da cui il belga uscì a stento. E le osservazioni di Hawthorne, secondo il quale i pneumatici sarebbero stati inadatti così che quando Ascari innestò la quinta marcia, su una fascia di asfalto rugoso, la Ferrari comincò a derapare. Villoresi scuote il capo. "Io sono convinto che il mio amico Alberto Ascari non è morto perchè choccato da un "tuffo" in mare, da un vizio della vettura o dei pneumatici o da un peccato di manovra. La mia tesi si sposa alla voce, a quella voce dell' ostacolo umano". "Ma un segno premonitore, lei, Villoresi, non l' ha mai colto in Alberto?". "Sì, suo padre Antonio, grande asso dell' automobilismo anni venti, è morto a Monthlery. Aveva trentasei anni, come Alberto. E Alberto, nella primavera del 1956, me lo ripeteva: "Io, quest' anno non lo passso, Gigi. E' accaduto anche a mio padre. Trentasei anni, sono della stessa sua classe". Così, Villoresi. Infine, a casa Ascari. Il tono di fondo è borghese: una borghesia, come dire, degna, tratteggiata con discrezione dalla signora Mietta, la moglie del campione. I figli Tonino e Patrizia hanno fatto famiglia: vivono a Varese e a Milano: hanno, a loro volta, tre figli. "Sono nonna di tre nipotine", mi dice. Io sono un poco imbarazzato. "Guardi - mi racconta questa donna meravigliosa - ricordarlo è come farlo rivivere. Io ho passato tutta la vita ad aspettare, in attesa di un annuncio spaventoso che quotidianamente si allontanava, fino a quel pomeriggio, che si è verificato: il 26 maggio 1955. Mia suocera ha perduto il marito ed il figlio: io, il marito. Speranza, malinconia. Quando non lo seguivo facevo la vita di tutti i giorni di una donna qualsiasi. Avevo pregato la portinaia di tenere sempre spalancato il portone, di non socchiuderlo neanche se fosse giunta la cattiva notizia . "Come dolersi di una preoccupazione costante se lui se ne va per le corse, ad ogni rischio, con una serenità perfetta? E non voleva parlare di quello che faceva: o accennava di volo con voce bonaria. Tornava e guardava con quegli occhi da bambino me, Tonino e Patrizia. Hanno scritto che trattava i suoi figli con voluta durezza per non inasprire una sua eventuale scomparsa. Non è affatto vero. Rientrava carico di doni per i due ragazzi che adorava. Mi sembrava la befana. E io mi risentivo anche: capisce, dalla madre loro ricevevano qualche salutare scapellotto, dal padre soltanto strepitosi regali. "Ha ragione Villoresi. Alberto è tornato da Montecarlo in bella forma. Nessuno choc. Riposava dopo i grandi premi fino al giovedì successivo. Indugiava a letto. Quel 26 maggio, lo svegliò, alle 10, Eugenio Castellotti, il suo allievo. Alberto si alzò, mi salutò, dicendomi che sarebbe tornato per l' una. Ero tranquilla. Non portava con sè il suo corredo di pilota. Non lo dovevo rivedere mai più. Al mio ritorno dalle compere, il portone aperto, la casa affollata, la notizia che avrei dovuto correre a Monza perchè Alberto s' era ferito, mi hanno detto la verità. I dirigenti dell' autodromo, il dottor Restelli, il dottor Bertè, amici di famiglia, accennarono alla causa dell' incidente: un guasto, il passaggio di una lepre, di un coniglio selvatico. Non ci ho mai creduto. Un uomo aveva attraversato la pista. "Se Castellotti non gli avesse telefonato, Alberto sarebbe qua, nonno felice. Il povero Castellotti è morto, a 26 anni, in prova a Modena, dieci mesi dopo. L' ingegner Enzo Ferrari, che ci ricorda con affetto, parla dell' automobilismo come di una sua gioia terribile. Il commendator Ferrari ha conosciuto il dolore. Io più semplicemente dicevo ad Alberto che il progresso meccanico non meritava tanti rischi e sacrifici. Alberto mi zittiva perchè al sacrificio dava tono di utilità. Ho proibito a Tonino di correre fino a 21 anni: e ho veduto con piacere che terminati i quattrini, che aveva risparmiato a proposito (perchè non gli avrei passato i soldini per correre) ha smesso. Ora lavora nel motorismo, pacatamente e bene, a Varese. Tonino ha vinto, questo sì, uno choc: la paura di morire come suo nonno, come suo padre a trentasei anni. Quanto ad Alberto, il suo ricordo è l' ospite, il commensale di questa casa: rivedo le due lunghe tracce nere, di gomma seguite da un mistero, che l' inchiesta ufficiale non ha svelato: la causa, un ostacolo umano, appunto". Un uomo distratto, mi ha spiegato uno psicologo, s' è veduto piombare addosso un proiettile rosso, che non ha continuato la sua corsa perchè qualcuno (che ha appreso essere il due volte campione del mondo Alberto Ascari) l' ha frenato e deviato a prezzo della vita. L' immagine nitida di quell' ordigno che gli si rovesciava sopra deve essersi trasformata nella mente di quel disperato in un ricordo di nebbia, di ululati strazianti fino alla pazzia. Perduto il suo più grande avversario, Fangio scriverà: "Io camminavo quietamente da solo pensando a quanta parte Alberto aveva avuto nella mia vita e cercavo di vincere quello strano e irrazionale senso di colpa che opprime molti piloti quando uno della loro cerchia muore in pista. Io non sono in grado di spiegare sentimenti del genere. So solo dire che li provai spesso, troppo spesso, purtroppo".
di MARIO FOSSATI
26 aprile 1985


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/04/26/quella-curva-deserta-in-cui-ascari-volo.html
Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

da sundance76 » 11/08/2016, 18:35

Bell'articolo, 330tr!
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

https://www.youtube.com/watch?v=ygd67cDAmDI
Avatar utente
sundance76
Global Moderator
Global Moderator
 
Messaggi: 9423
Iscritto il: 21/05/2006, 23:00
Località: Isola d'Ischia

da 330tr » 16/08/2016, 18:38

Ascari si gira e perde la corsa. Monza 1953. Semplicemente uno splendido dipinto di Turner (l'altro, ignoto alle masse)

Immagine
Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

da sundance76 » 16/08/2016, 19:30

Accadde proprio all'ultima curva dell'ultimo giro.

Immagino l'eco di un evento del genere se accadesse ai giorni nostri.
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

https://www.youtube.com/watch?v=ygd67cDAmDI
Avatar utente
sundance76
Global Moderator
Global Moderator
 
Messaggi: 9423
Iscritto il: 21/05/2006, 23:00
Località: Isola d'Ischia

da 330tr » 16/08/2016, 22:56

Sun, di certo infinitamente minore che all'epoca, vista l'unicità e la "scarsità" dei Gran Premi degli anni '50.
Se Hamilton già campione si girasse l'ultimo GP, alla fine di una stagione di oltre 20 GP, pazienza, nessuno se ne ricorderebbe il giorno dopo. Figuriamoci venire poi addirittura ritratto nel momento topico da un pittore fenomenale, come nel quadro raffigurato.
È stupendo: notare la torsione del corpo di Ascari..lo sforzo, la tensione..per non parlare poi della facilità, l'abilità nel raffigurare i bolidi e il contorno, la velocità dell'azione..meraviglioso..
Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

da duvel » 17/08/2016, 0:37

330tr ha scritto:Sun, di certo infinitamente minore che all'epoca, vista l'unicità e la "scarsità" dei Gran Premi degli anni '50.
Se Hamilton già campione si girasse l'ultimo GP, alla fine di una stagione di oltre 20 GP, pazienza, nessuno se ne ricorderebbe il giorno dopo. Figuriamoci venire poi addirittura ritratto nel momento topico da un pittore fenomenale, come nel quadro raffigurato.
È stupendo: notare la torsione del corpo di Ascari..lo sforzo, la tensione..per non parlare poi della facilità, l'abilità nel raffigurare i bolidi e il contorno, la velocità dell'azione..meraviglioso..


Probabilmente io me lo dimenticherei un'ora dopo :mrgreen: .
Ma io certo non faccio testo! Sono anzi convintissimo che ad Hamilton l'errore verrebbe rinfacciato vita naturaldurante da chi non ne è sostenitore; c'è una bella differenza tra allora e adesso: il numero di appassionati nonchè una (ehm) "sportività" ormai diffusa, e la presenza delle community che tendono a sviscerare (nel bene e nel male) fino ai minimi termini qualsiasi episodio, trascinandolo per mesi e anni...nei forum c'è gente che ancora parla di Massa come quello che ha perso il titolo del 2008 perchè...ha fatto il testacoda nel GP di Malesia (2° GP della stagione!).

A parte tutto, meraviglioso il dipinto di Michael Turner: d'altronde il suo standard è quello :drool:
Avatar utente
duvel
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 2367
Iscritto il: 04/11/2007, 0:00
Località: Bergamo

da Niki » 17/08/2016, 10:34

duvel ha scritto:...che tendono a sviscerare (nel bene e nel male) fino ai minimi termini qualsiasi episodio, trascinandolo per mesi e anni...


Quoto. Ma è un problema sociale nel quale i media si sono gettati a capofitto. Ormai il nocciolo della questione non viene quasi neanche citato, nè preso in considerazione. Si parla solo del lato che suscita reazioni emozionali, che fà scalpore. Cioè l'incidente, il morto, il ferito e basta. E su quello si costruisce un monolito che non finisce mai, basato sul nulla. E' come le notizie che sono in google: i termini che più ricorrono sono "shock", "virale" e roba del genere. E le notizie, che poi notizie non sono se non soltanto la parte emozionale che fa audience, vengono riportate per settimane. Sempre le stesse. E' il fenomeno della lobotomizzazione di massa.
Immagine
Avatar utente
Niki
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 15746
Iscritto il: 03/02/2004, 0:00

da 330tr » 17/08/2016, 12:00

Bè Niki, tutto sommato è sempre stato così, pensa un pò a film come Grand Prix, dove viene evidenziato come siano la morte, il sangue che attraggono le folle..altro esempio, anni fa quando cercavo febbrilmente immagini delle corse del passato, mi imbattei, impazzendo, nei filmati Istituto Luce. Ebbene, gli ultimi filmati degli anni '60 parlano SOLO E SOLTANTO di incidenti, morti eccetera, mostrano solo e soltanto crash. E Indianapolis idem, venivano riportate notizie praticamente soltanto quando ci scappava il morto o quando c'era qualche bella macchina in volo. Nulla sullo svolgimento della gara, niente sui protagonisti, zero sulla tecnica e caratteristiche vetture eccetera. Insomma: si trattava di puro sensazionalismo visivo, intrattenimento di bassa lega per un pubblico totalmente all'oscuro e indifferente sul contenuto dell'evento. E parliamo del novecento.. Oggi per fortuna è diverso, a questa massa indistinta target passivo dell'informazione "assoluta" si aggiunge un grande numero di appassionati interessati e competenti. Continua ovviamente il becero sensazionalismo, accompagnato però da una conoscenza degli eventi completamente inedita e,volendo,capillarmente diffusa. A volte il passato é soltanto un "mito"..sotto questo punto di vista l'oggi è mille volte meglio. Oggi perlomeno puoi scegliere se essere o meno pecora, sessant'anni fa lo eri di default e basta...
Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

da Niki » 17/08/2016, 13:26

330, io parlo in generale, non solo delle corse. Ed oggi è peggio che mai. Ricordo bene che quando ero ragazzino, o ragazzo, non era affatto come oggi.
Oggi c'è la ricerca spasmodica del particolare per destare sensazione ed aumentare l'audience. Tant'è che una volta trasmissioni di me*da vera e propria come la vita in diretta, o come si chiama, neanche esistevano.
E basta quella per far capire a che livello si sia arrivati. Se in televisione iniziano a fare delle trasmissioni su un certo filone, stai sicuro che è perchè attira una marea di persone, altrimenti non le farebbero di certo.
Puoi capirlo facilmente anche dai termini usati: una volta dicevano "è stato ucciso" e basta. Oggi no. "E' stato massacrato" piuttosto che "è stato bruciato vivo", tutto per suscitare sentimenti ed emozioni che facciano attaccare lo spettatore al video. E lo facciano tornare la prossima volta.
Guarda questo è l'unico e solo motivo per cui potrei essere d'accordo con il nano boss mafioso inglese e la sua mania di censurare qualsiasi incidente che possa causare un eventuale danno d'immagine al carrozzone. Lui lo fà per motivi che con l'etica e la cultura sono diametralmente all'opposto, ma il risultato è lo stesso.
Immagine
Avatar utente
Niki
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 15746
Iscritto il: 03/02/2004, 0:00

da groovestar » 17/08/2016, 17:20

Non è una questione sociologica o di mass media.
Solamente che all'attuale l'interesse per i Gp è davvero minimo, ma la colpa più della società, è di chi ha rovinato lo sport ammazzando la competizione ed i contenuti.

In tantissimi si ricordano del clamoroso errore di Hakkinen a Monza o del suo epico sorpasso su Schumacher, eppure non si parla di preistoria.
La differenza è che 16 anni fa vi era una competizione sensata ed appassionante. Ora un brodino scippo.
Nemmeno il morto ha fatto così tanto scalpore...
Avatar utente
groovestar
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 9177
Iscritto il: 09/03/2004, 0:00

da 330tr » 02/09/2016, 12:53

Il piccolo Alberto col grande padre Antonio, a sinistra col giubbetto in pelle. Monza, 1924. Dietro il giovane Enzo Ferrari.

1924_Ascari-Antonio-Alberto_Monza.jpg
1924_Ascari-Antonio-Alberto_Monza.jpg (189.56 KiB) Osservato 7531 volte


Ps. Antonio aveva 36 anni, mi pare..io non glie ne darei meno di 50..come si invecchiava prima, all'epoca! :shock:
Avatar utente
330tr
Team Manager
Team Manager
 
Messaggi: 4862
Iscritto il: 22/02/2010, 18:27
Località: Brescia

PrecedenteProssimo

Torna a Formula 1 Storica

  • Messaggi recenti
  • Messaggi senza risposta
  • Chi c’è in linea
  • In totale ci sono 79 utenti connessi :: 1 iscritto, 0 nascosti e 78 ospiti (basato sugli utenti attivi negli ultimi 5 minuti)
  • Record di utenti connessi: 688 registrato il 25/04/2024, 22:26
  • Visitano il forum: Google [Bot] e 78 ospiti