da avvocato » 31/01/2018, 18:15
FRANCOIS IL BELLISSIMO
Mi chiamo François Goldenberg e sono nato a Parigi in un’agiata famiglia di commercianti di preziosi: mio padre era un imprenditore ebreo di origini russe.
L’anno della mia nascita è il 1944 e per sfuggire alle retate naziste mi venne dato il cognome di mia madre: Cevert. Da allora non lo cambierò più.
Da bambino non ho voglia di studiare, vivo nell’agiatezza in una casa con i domestici.
Da adolescente mi appassiono alle moto e poi alle auto, e nell’estate del 1966 vinco contro ogni pronostico, il “Volante Shell”, che selezionava i migliori talenti francesi dell’automobilismo. La vittoria qualche giorno prima mi era stata predetta da una veggente che mi disse anche che non sarei mai arrivato ai trent’anni.
Dopo un 1967 controverso alla guida di una scarsa Alpine, nel maggio 1968 la mia carriera svolta con la vettura italiana Tecno che mi consente di vincere il campionato francese di F.3, e di debuttare nel 1969 in Formula 2.
Furono anni durissimi: mio padre non voleva saperne di sostenermi e feci immensi sacrifici per pagarmi le corse. L’unica persona che mi aiutò fu mia sorella Jacqueline che un giorno in pista conobbe il mio rivale Jean Pierre Beltoise, innamorandosene.
Ma i miei sacrifici furono ripagati dalla fortuna: nel 1970, dopo Montecarlo, il secondo pilota della Tyrrell, il francese Johnny Servoz-Gavin, si ritira a sorpresa dalla F.1, obbligando Ken Tyrrell a trovare un sostituto. La sua vettura ha il principale sponsor nella casa petrolifera francese ELF che spinge per un altro pilota transalpino: in più il primo pilota della scuderia, Jackie Stewart, mi raccomanda, impressionato dalle mie gare nelle formule minori.
E così nel giugno 1970 debutto in F.1, in una tra le migliori scuderie e con il miglior compagno di squadra dell’epoca, lo scozzese Stewart, che rappresentò il mio maestro, la mia ispirazione, il modello da imitare all’interno e fuori dalla pista.
Nel 1971 vinco a Watkins Glen il Gran Premio Usa, e sono il secondo francese a vincere in F.1, tredici anni dopo Maurice Trintignant.
Divento così presto una celebrità mediatica, favorito in questo da un aspetto fisico bellissimo. Ovunque vada, le donne mi cercano, affondandosi nei miei profondi occhi azzurri. Suono stupendamente il pianoforte, piloto personalmente il mio aereo, amo la vita e fare l’amore. Vesto un impeccabile smoking. Un giorno una mia fan mi chiese di farlo con tuta, guanti e casco: non seppi dirle di no.
A fine 1971 mi fidanzo per un intero week-end con Brigitte Bardot.
Nel 1973 Jackie Stewart si laurea per la terza volta campione del mondo e fino all’ultima gara non si esprime su un suo eventuale ritiro. Anche per questo arrivo all’ultimo Gran Premio di quell’anno, nella fatidica Watkins Glen, desideroso di realizzare pole e vittoria: il 1974, con o senza Stewart, sarebbe stato il mio anno, l’unico rivale da temere sarebbe stato Ronnie Peterson.
Era il 6 ottobre, guidavo la Tyrrell modello 006, con numero da corsa 6 e numero motore 66.
Sono stato un grande pilota, amavo la vita e fare l’amore. Suonavo stupendamente il pianoforte e vestivo un impeccabile smoking. Peccato essermene andato via troppo presto, la vita mi ha dato tutto, tutto così in fretta.
Avevo 29 anni, 7 mesi e 11 giorni.
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