da groovestar » 06/11/2013, 19:55
Stavo leggendo in questi giorni "lost generation" ove, purtroppo, si parla della sciagura aerea della Embassy-Hill.
Ebbene da quel punto ho avuto modo di pensare in modo più attento alla parabola di Damon Hill, per molti un mediocre, scoprendo in realtà molti motivi di stima.
A seguito dell'incidente del padre la famiglia Hill perde praticamente tutto: il giovane 15enne Damon si trova senza un padre e lontano dall'ambiente della Formula 1 che, a onor del vero, non seguiva.
E' costretto a lavorare per riuscire a terminare gli studi iniziati e, successivamente, per inseguire il genetico virus delle corse.
Tuttavia inizia a 21 anni (pensate adesso si debutta in Formula 1 a quell'età) e senza alcun tipo di esperienza. Eppure si fa valere e vince una 40na di gare in 2 anni, prima di passare direttamente alla F-Ford.
Nel corso degli anni ottiene risultati altalenanti, fra cui un terzo posto nella Formula 3 nazionale, risultato non disprezzabile per un poco più che neofita di quasi 30 anni contro ragazzi di quasi 10 anni di meno e molto più talento ed esperienza in più, venendo guardato più con sospetto per via del cognome che con simpatia.
Poi arriva inaspettata la chiamata di Frank Williams, che lo mette alla prova per sviluppare le sospensioni attive al posto di un manico come Blundell.
Lavora nell'ombra e mette il suo per creare un team che nel 1992 distrusse la concorrenza. Senza di lui forse la Fw14b non sarebbe stata così perfetta come fu.
Poi il debutto con una Brabham al posto della Amati. A 32 anni, età ove molti già pensano di aver dato il meglio e hanno idea di lasciare. Per fare un paragone suoi quasi contemporanei nel 1992 sono Martin Brundle, Ayrton Senna, Gerhard Berger e Andrea De Cesaris...gente che la Formula 1 l'aveva vista chi fra gli 8 e gli 11 anni prima di lui. Fatto da tenere a mente.
Senza infamia e senza lode, ma qualificare quella vettura di per se aveva un significato.
Il suo lavoro infine venne notato da Frank che lo promosse al fianco di Prost.
Inizio difficile, ma appena acquisita l'esperienza, impara anche a stare davanti ad un leader indiscusso della F1. Williams stellare, certo, ma un mediocre riuscirebbe a battere Prost?
1994...
Damon deve essere lo sparring partner di Senna. Non ha alcuna possibilità di batterlo, solo la prospettiva di restare nel team e raggranellare qualche vittoria. Tuttavia la macchina nasce male. Senna è scontento, impone modifiche e l'auto non ne vuole sapere.
A Imola muore e cambia la vita di Hill che da comparsa deve imporsi a protagonista assoluto.
Nessuno in realtà ci crede, ma lui riesce a tenere insieme il team, riprende il lavoro da dove Ayrton l'aveva lasciato e rende la Fw16 non solo guidabile, ma anche vincente.
Perde contro Schumacher che ad esperienza, cattiveria e velocità pura gli è infinitamente superiore. Tuttavia il buon Damon si toglie la soddisfazione di batterlo sul bagnato, quando conta, ad armi pari.
Ciò non bastasse di fatto pensiona Nigel Mansell che, a detta di tutti (e di se stesso), avrebbe dovuto dare lezioni di guida a tutti...
Poi nel 1995 venne sonoramente battuto da Schumacher che, purtroppo per lui, tirò fuori una stagione capolavoro, forse la sua migliore di sempre. Lui per canto suo da tutto, ma la Williams sbaglia strategia e spesso si rompre. Quando invece non si rompe lui prova il tutto per tutto cercando di dimostrare quello che non è, mettendo fuori Schumacher un paio di volte e, molto più spesso, se stesso.
La stampa lo distrugge...non contenta lo distruggera anche nel 1996 quando è in stato di grazia.
Poi il declino dopo aver forse dato tutto.
Fin qua la storia di Damon è nota a tutti.
Tanti ne hanno sottolineato la signorilità.
Ebbene io vorrei sottolinearne invece la forza d'animo.
Non deve essere facile perdere tutto, rifarsi una vita diversa in un monolocale dopo aver vissuto in una villa fra le celebrità.
Inoltre iniziare da zero una carriera, guadagnarsi da vivere per correre portando dietro un cognome così ingombrante, con tanti che ti ritengono incapace e ad un'età in cui i tuoi coetanei già lottano per le vittorie nella massima serie.
Poi arrivare in Formula 1 e ritrovarsi davanti gente più avvezza di te allo scontro diretto. Ma fin qui è ancora poco.
Ricostruire il morale di un team che mai aveva puntato seriamente su di te, sostituire uno dei migliori di sempre per battersi contro uno che già dava fastidio ai migliori di sempre (e che sarebbe entrato nell'olimpo della F1), confrontarsi contro il fantasma di Mansell.
Ma soprattutto vincere un titolo mondiale pur non avendone i mezzi, l'esperienza, la cattiveria e avendo tutta la stampa contro, con l'ombra del nuovo che avanza col cognome più giusto del tuo, più veloce e più spavaldo di te. Più giovane.
Come nel calcio: ci sono i fenomeni per cui tutto è facile, che vengono programmati per questo e che sanno cosa aspettarsi ed hanno tutto per riuscire, poi ci sono quei mediani che corrono, corrono, hanno i piedi quadrati, rimangono dopo gli allenamenti, ma ci buttano l'anima, magari sbagliando sotto porta, ma uscendo sempre con la maglia sudata e che alla fine, magari, qualcosa lo vincono.
Di base Damon aveva sicuramente del talento, ma anche dei limiti enormi ad alto livello.
Probabilmente mai avrebbe pensato a 33 anni di voler lottare per il titolo o di diventare il riferimento per il team Williams, eppure si fece coraggio e riuscì ad assolvere nel giro di 2 anni e 1/2 questo difficile compito, salvo venire poi come ringraziamento cacciato...
Ebbene penso che tante volte giudicando Damon si debbano tener conto di ciò e riconoscergli che a modo suo, anche se non è stato un grandissimo campione, è stato un grande Uomo nella vita, ottenendo davvero tanto, ma sudandoselo e vivendo all'ombra di un monumento come fu suo padre Graham.
Penso che dopo tanti anni, dopo averlo sbeffeggiato nel 95/96, ora meriti un applauso per quanto ha fatto. Non deve essere stato facile lottare contro tutto e tutti...