Damon Hill

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da Rovert » 18/09/2011, 20:47

8) siete fenomenali
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da groovestar » 06/11/2013, 19:55

Stavo leggendo in questi giorni "lost generation" ove, purtroppo, si parla della sciagura aerea della Embassy-Hill.
Ebbene da quel punto ho avuto modo di pensare in modo più attento alla parabola di Damon Hill, per molti un mediocre, scoprendo in realtà molti motivi di stima.

A seguito dell'incidente del padre la famiglia Hill perde praticamente tutto: il giovane 15enne Damon si trova senza un padre e lontano dall'ambiente della Formula 1 che, a onor del vero, non seguiva.
E' costretto a lavorare per riuscire a terminare gli studi iniziati e, successivamente, per inseguire il genetico virus delle corse.
Tuttavia inizia a 21 anni (pensate adesso si debutta in Formula 1 a quell'età) e senza alcun tipo di esperienza. Eppure si fa valere e vince una 40na di gare in 2 anni, prima di passare direttamente alla F-Ford.
Nel corso degli anni ottiene risultati altalenanti, fra cui un terzo posto nella Formula 3 nazionale, risultato non disprezzabile per un poco più che neofita di quasi 30 anni contro ragazzi di quasi 10 anni di meno e molto più talento ed esperienza in più, venendo guardato più con sospetto per via del cognome che con simpatia.

Poi arriva inaspettata la chiamata di Frank Williams, che lo mette alla prova per sviluppare le sospensioni attive al posto di un manico come Blundell.
Lavora nell'ombra e mette il suo per creare un team che nel 1992 distrusse la concorrenza. Senza di lui forse la Fw14b non sarebbe stata così perfetta come fu.
Poi il debutto con una Brabham al posto della Amati. A 32 anni, età ove molti già pensano di aver dato il meglio e hanno idea di lasciare. Per fare un paragone suoi quasi contemporanei nel 1992 sono Martin Brundle, Ayrton Senna, Gerhard Berger e Andrea De Cesaris...gente che la Formula 1 l'aveva vista chi fra gli 8 e gli 11 anni prima di lui. Fatto da tenere a mente.
Senza infamia e senza lode, ma qualificare quella vettura di per se aveva un significato.
Il suo lavoro infine venne notato da Frank che lo promosse al fianco di Prost.
Inizio difficile, ma appena acquisita l'esperienza, impara anche a stare davanti ad un leader indiscusso della F1. Williams stellare, certo, ma un mediocre riuscirebbe a battere Prost?

1994...
Damon deve essere lo sparring partner di Senna. Non ha alcuna possibilità di batterlo, solo la prospettiva di restare nel team e raggranellare qualche vittoria. Tuttavia la macchina nasce male. Senna è scontento, impone modifiche e l'auto non ne vuole sapere.
A Imola muore e cambia la vita di Hill che da comparsa deve imporsi a protagonista assoluto.
Nessuno in realtà ci crede, ma lui riesce a tenere insieme il team, riprende il lavoro da dove Ayrton l'aveva lasciato e rende la Fw16 non solo guidabile, ma anche vincente.
Perde contro Schumacher che ad esperienza, cattiveria e velocità pura gli è infinitamente superiore. Tuttavia il buon Damon si toglie la soddisfazione di batterlo sul bagnato, quando conta, ad armi pari.
Ciò non bastasse di fatto pensiona Nigel Mansell che, a detta di tutti (e di se stesso), avrebbe dovuto dare lezioni di guida a tutti...
Poi nel 1995 venne sonoramente battuto da Schumacher che, purtroppo per lui, tirò fuori una stagione capolavoro, forse la sua migliore di sempre. Lui per canto suo da tutto, ma la Williams sbaglia strategia e spesso si rompre. Quando invece non si rompe lui prova il tutto per tutto cercando di dimostrare quello che non è, mettendo fuori Schumacher un paio di volte e, molto più spesso, se stesso.
La stampa lo distrugge...non contenta lo distruggera anche nel 1996 quando è in stato di grazia.
Poi il declino dopo aver forse dato tutto.

Fin qua la storia di Damon è nota a tutti.
Tanti ne hanno sottolineato la signorilità.
Ebbene io vorrei sottolinearne invece la forza d'animo.
Non deve essere facile perdere tutto, rifarsi una vita diversa in un monolocale dopo aver vissuto in una villa fra le celebrità.
Inoltre iniziare da zero una carriera, guadagnarsi da vivere per correre portando dietro un cognome così ingombrante, con tanti che ti ritengono incapace e ad un'età in cui i tuoi coetanei già lottano per le vittorie nella massima serie.
Poi arrivare in Formula 1 e ritrovarsi davanti gente più avvezza di te allo scontro diretto. Ma fin qui è ancora poco.
Ricostruire il morale di un team che mai aveva puntato seriamente su di te, sostituire uno dei migliori di sempre per battersi contro uno che già dava fastidio ai migliori di sempre (e che sarebbe entrato nell'olimpo della F1), confrontarsi contro il fantasma di Mansell.
Ma soprattutto vincere un titolo mondiale pur non avendone i mezzi, l'esperienza, la cattiveria e avendo tutta la stampa contro, con l'ombra del nuovo che avanza col cognome più giusto del tuo, più veloce e più spavaldo di te. Più giovane.

Come nel calcio: ci sono i fenomeni per cui tutto è facile, che vengono programmati per questo e che sanno cosa aspettarsi ed hanno tutto per riuscire, poi ci sono quei mediani che corrono, corrono, hanno i piedi quadrati, rimangono dopo gli allenamenti, ma ci buttano l'anima, magari sbagliando sotto porta, ma uscendo sempre con la maglia sudata e che alla fine, magari, qualcosa lo vincono.

Di base Damon aveva sicuramente del talento, ma anche dei limiti enormi ad alto livello.
Probabilmente mai avrebbe pensato a 33 anni di voler lottare per il titolo o di diventare il riferimento per il team Williams, eppure si fece coraggio e riuscì ad assolvere nel giro di 2 anni e 1/2 questo difficile compito, salvo venire poi come ringraziamento cacciato...

Ebbene penso che tante volte giudicando Damon si debbano tener conto di ciò e riconoscergli che a modo suo, anche se non è stato un grandissimo campione, è stato un grande Uomo nella vita, ottenendo davvero tanto, ma sudandoselo e vivendo all'ombra di un monumento come fu suo padre Graham.

Penso che dopo tanti anni, dopo averlo sbeffeggiato nel 95/96, ora meriti un applauso per quanto ha fatto. Non deve essere stato facile lottare contro tutto e tutti...
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da jackyickx » 06/11/2013, 20:38

Concordo al 100%  :thumbup1:
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da Alvaro Recoba » 07/11/2013, 0:21

Dico la mia su Damon Hill.
Sicuramente non è tra i campioni del mondo più forti della storia della Formula 1, ma forse neanche tra i peggiori in assoluto.
In fondo un titolo mondiale glielo ha sottratto quel simpaticone (anche se grandissimo campione) di M.Schumacher, uno l'ha vinto alla grande (con la migliore macchina del lotto), ma ricordo anche 2-3 vittorie ottenute alla guida della Jordan ed una quasi vittoria sfumata all'ultimo giro con la scarsissima Arrows.
J.Villeneuve, ad esempio per parlare di un suo contemporaneo, era a mio avviso più scarso di lui.
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da Connacht » 07/11/2013, 11:03

[quote="Alvaro Recoba"]
ma ricordo anche 2-3 vittorie ottenute alla guida della Jordan[/quote]

Insomma, una sola, perché tutti i big si erano suicidati sotto la pioggia (uno forse fu "attentato" da un altro dotato di mascellone ma furono solo supposizioni). :asd:
Per la cronaca fu una doppietta Jordan con Alesi terzo, e fu proprio grazie a quel risultato che il team giallo-nero potè agguantare la Benetton al quarto posto nel costruttori che altrimenti avrebbe visto difficilmente perché fino a quel momento fra prestazioni deludenti e rotture era rimasta un po' indietro.

ed una quasi vittoria sfumata all'ultimo giro con la scarsissima Arrows.


Lì se non ricordo male ci furono condizioni climatiche anomale che fecero lavorare in maniera incredibile le coperture Bridgestone, permettendo ad una mezza carretta di diventare all'improvviso competitiva. In pratica un po' come Maldonado l'anno scorso - sospetti di treni gomme taroccati a parte.
Poi però ebbe anche sfortuna con dei problemi al cambio sul finire, se non sbaglio... avrebbe meritato di vincere secondo me, fece il suo dovere senza errori e questo anche perché ormai correva per il gusto di correre, senza pressioni addosso, senza dover battere a tutti i costi l'astro nascente tedesco raccogliendo l'eredità dei vari Senna-Prost-Mansell e dimostrando di saper sfruttare una vettura superiore alla concorrenza.

J.Villeneuve, ad esempio per parlare di un suo contemporaneo, era a mio avviso più scarso di lui.


Concordo, almeno all'inizio. Hill nel 1995 fu un cappellaro, ma nel 1996 con più tranquillità attorno fu più autorevole, anche se non vinse 4 gran premi prima. Ma nel 1997 Giacomino ne fece così tante che non fu solo Michelone a compiere miracoli contro una vettura che alla prima qualifica dava 2 secondi a tutti.
E molti dissero che ci fu la FIA dietro la squalifica al Nurburgring, dimenticando se non vado errato che il ragazzo del Quebec aveva accumulato una somma di ammonizioni e fu anche già reguardito dalla federazione...

A me e ad altri ha sempre ricordato Massa (o meglio è Massa che ricorda Hill per certi versi), che quando fila tutto alla perfezione ha il piede pesante e può anche vincere con disinvoltura, ma come parte dietro o deve confrontarsi con situazioni problematiche si incasina; in più sempre a dover convivere costantemente con aspettative pesanti e clienti scomodi, con forte sinergia fra le prestazioni e la situazione psicologica. L'ultimo anno Hill era demotivatissimo e non aveva stimoli, tanto che in classifica fu annientato da Frentzen che invece con la stessa macchina riuscì a vincere, sempre un po' come il Massa di questi ultimi anni. E Frentzen era un'onesta guida ma non era un fulmine di guerra, altrimenti avrebbe annientato anche Villeneuve.
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da 330tr » 07/02/2018, 21:08

Sto leggendo l'autobiografia.
Leggere così tanti dettagli della sua infanzia e adolescenza nel mondo spericolato, glamour e terribile dei '60/'70 accanto a un papà-eroe è qualcosa di unico e struggente.
Molto bella la resa delle ambientazioni, le descrizioni dei viaggi in aereo, lo stesso che sarebbe precipitato, raccontati attraverso gli odori, la plastica bruciata, gli scossoni, l'assenza di pressurizzazione..
Notevole, come sopra accennato da groovestar, la descrizione della cesura che segnò la sua vita; la perdita del padre, che sembra a noi un racconto quasi mitologico, viene traslata carnalmente nella vita di una famiglia, che vede scomparire il sostegno, il pilastro, il pater familia all'antica, il "semidio" unico e insostituibile proprio quando si stavano rilassando abituandosi all'idea di averla "sfangata" dopo una vita di pericoli..
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da groovestar » 08/02/2018, 11:06

Penso che Hill sia stato sempre molto sottovalutato, vuoi per il cognome importante, vuoi per il confronto impari con Schumacher.

Tuttavia ha fatto cose molto importanti.
Si è inventato una carriera nel motorsport ad un'età in cui in tanti già sono sulla via dell'approdo ai vertici.
Ha battuto i pregiudizi di un'epoca che mal sopportava i "figli di".
Ha corso su una vettura come la Brabham, non certo competitiva, mostrando le sue capacità.
Ha sopportato le enormi riserve sul suo conto dovute al debutto su una delle vetture più competitive (e difficili) di sempre.
Ha in pochi mesi raggiunto il livello di competitività di Alain Prost.
Ha sopportato la tragedia di Imola, tenendo insieme il team Williams.
Si è battuto ad armi impari contro un avversario di 10 anni più giovane ed infinitamente più cattivo, motivato e talentuoso, riuscendo in diverse occasioni a spuntarla con ottima qualità-
Ha sopportato e superato la sconfitta per certi versi immeritata del 1994, roba da rimanere a terra per sempre.
Ha superato un 1995 da tregenda, ricco di critiche e facili battute.
Ha vinto un titolo quando ormai il team lo aveva scaricato in favore di un Villeneuve più giovane e mediaticamente più spavaldo.
Soprattutto ha dimostrato di poter vincere anche su una Arrows ed anche su una Jordan...

Ci va tanta forza per battersi non solo contro un avversario tanto più bravo di te, ma anche contro chi ti reputa forse non all'altezza e mostra la diffidenza verso chi ha un nome tanto pesante.

Io reputo fosse un pilota con una sensibilità di guida superiore alla media e parte del declino Williams post 1996 si è determinato scegliendo di puntare si Villeneuve, non certo così capace a sviluppare la vettura.
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da 330tr » 08/02/2018, 17:16

Damon è stato un autentico e genuino "figlio di papà".
Visse sempre nel cono d'ombra di un irraggiungibile, il mitico ed eroico Graham.
Decise forse per emulazione di seguire i suoi passi, nonostante, da motociclista, odiasse il mondo freddo ed autoreferenziale già impostato da Ecclestone della F1.
Visse nel suo cono d'ombra, impossibilitato in partenza a raggiurgerne fama e risultati.
Prese ad esempio il suo modo di vivere, proiettandosi in Graham anche nei momenti critici, arrivando ad un transfert quasi totale nella tragedia Clark/Senna; il figlio affrontò la crisi freddamente tanto come fece il padre. Entrambi a fianco dei migliori, entrambi obbligati a dare il meglio per dimostrarsi all'altezza.
Hill non m'è mai piaciuto, sebbene l'abbia sempre rispettato, come pilota. Hill è stata la vera creatura di Williams, che lo costruì come pilota, trasformandolo in un campione del mondo grazie alle sue macchine (un po' come amava fare il nostro Enzo). Per infine gettarlo via come un abito smesso.
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da groovestar » 09/02/2018, 7:59

Se pensi che Williams voleva Frentzen già dal 1994, poiché reputato un campione, e confronti i risultati del tedesco con quelli dell’inglese, diventa chiara anche la misura delle qualità del pilota.

Vincere non è mai semplice, nemmeno sull’auto migliore, e Damon ha vinto tanto.

A posteriori risultati meritatissimi che dovrebbero inserirlo fra i migliori degli anni 90
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da 330tr » 15/02/2018, 20:09

Appena finita di leggere l'autobiografia.

A caldo mi pare interessante come Damon si sia posto molto spesso a confronto col padre, immedesimandosi, cercando continuamente un paragone.
In definitiva più che un'autobiografia è una seduta da uno psicanalista.
Damon dice di aver sofferto di crisi depressive e fobie; verso la fine racconta come fosse pietrificato dinnanzi l'idea di prendere un aereo per la Francia, raggomitolato sul pavimento incapace di muoversi.
Il grosso trauma adolescenziale ovviamente non l'ha mai più superato, prima smorzato con l'immedesimazione nel padre stesso e la ricerca di ripercorrerne le orme, quindi, una volta smessa l'adrenalina delle corse, esplosa in crisi psicologiche.
Interessante come questo legame (in Italia la chiameremmo scaramanzia) emerga anche nei numeri, nel raffronto tra date (la data della morte del padre che ricorre), e come Damon abbia dovuto affrontare la "sindrome Ascari", ossia la paura della morte causa incidente violento come destino ereditato dal padre.

Riguardo Senna emerge come Ayrton fosse visto da tutti come un "essere superiore", diverso, mitologico.
Hill mai e poi mai avrebbe ritenuto possibile superare il livello di secondo pilota, ma la morte dell'inarrivabile brasiliano cambiò chiaramente il suo destino.
Riguardo le cause dell'incidente, continuo a leggere qualcosa di vago e fumoso, fa alcune ipotesi nebulose che riguardano l'eccessivo impegno di guida, lo stress, la lettura di un passo della bibbia traumatizzante, i dossi, le gomme, una foratura eccetera.
Ma la frase davvero illuminante e definitiva è quella che riportai tempo addietro, quella per cui ebbe la necessità di crearsi una spiegazione e crederci per poter continuare a correre avendo certezza del mezzo.
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da 330tr » 17/02/2018, 19:45

Un'altra curiosità è il tema del "destino incrociato e opposto" tra genitore e figlio.
Damon non vinse mai nella "patria" del padre, Montecarlo; all'opposto fu Graham a non spuntarla mai in Gran Bretagna, dove il figlio trionfò.

Il tema della divergenza di carriera trova comunque sempre il suo massimo nei Villeneuve, che più diversi non potevano essere. L'uno ferrarista e tutto cuore, mai campione del mondo, meteora spentasi all'improvviso nel massimo del fulgore, contro il celebrale campione del mondo e americano "nemico" della rossa, la cui carriera si spense in un lunghissimo arco di tempo.
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da 330tr » 01/04/2018, 19:06

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da sundance76 » 01/04/2018, 19:09

Mai vista, grazie 330tr.
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

https://www.youtube.com/watch?v=ygd67cDAmDI
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da groovestar » 03/04/2018, 12:15

Ho letto anche io con molto piacere e trasposto la biografia di Damon.
Ne emerge un personaggio complesso e molto contraddittorio, alla affannosa ricerca di una sua dimensione, ma indissolubilmente legato al mito ed al ricordo del padre.

Una vita di alti e bassi, con la costante di una cocciuta determinazione e volontà di ricercare, attraverso la sua passione, se stesso e la libertà che forse ha perduto con la morte di Graham.

Penso che sia una delle migliori biografie sportive degli ultimi anni, poco autoindulgente ed estremamente sincera nel sottolineare i limiti e le paure di un uomo tormentato da insicurezze e tragedie.

Riguardo ad Ayrton ed alla sua morte resta l'impressione che lui (e Newey), pur non avendo certezze, sappia molto più di quanto si possa immaginare, benché rimanga alquanto dubbioso in merito alle spiegazioni relative alle oscillazioni del volante. Tuttavia è l'unico a sapere cosa significava guidare quella macchina ad Imola.

Essendo fan di Schumacher, in presa diretta l'ho sempre valutato poco, ma crescendo ed avendo la possibilità di capire qualcosa in più del suo carattere, non posso che cambiare opinione ed elogiarne la carriera.
Forse uno dei piloti più cerebrali e complessi degli ultimi 30 anni.
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da Uitko » 13/04/2018, 8:35

Uomo molto criptico, non l'ho mai apprezzato molto anche se, a leggere i numeri, ha avuto il suo valore in un'epoca difficile per la F1.
Il confronto con il padre è stato un fardello pesante da portarsi dietro.
Cercherò la biografia, sembra interessante a quanto dite e mi potrà far cambiare un po' idea sul personaggio 8-)
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"Quando voglio andare più veloce non c'è bisogno che spinga. Basta che mi concentri un pò." (Jim Clark)
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