Per l'anagrafe i miei ricordi sono ovviamente molto più recenti. A dire la verità, fra i ricordi sparsi, legati ad aneddoti personali, ora non me ne vengono in mente molti. Però ne vorrei raccontare almeno due.
Il primo è legato ad una fredda mattina di Novembre. In questi ultimi anni, di mattina, mi alzavo alle sette e mezza per poter andare a scuola, ma in occasione del gran premio del Giappone (quello Australiano lo evitavo come la peste perchè si disputava a notte fonda) c'era la levataccia annuale. A dormire si andava presto, per poter guadagnare il maggior sonno possibile. Però l'evento della gara di Suzuka rappresentò quell'anno un' eccezione, perchè fu il primo evento sportivo per cui mi alzai presto la mattina. Anzi non era sorto neanche il sole ed era ancora notte fonda. Mi ricordo che mi svegliai, mi svegliò mio padre, molto controvoglia nonostante la trepida attesa con cui da giorni aspettavo quel gran premio. Da qualche anno, due per la precisione, avevo iniziato a tifare per la Ferrari, non per Schumacher, ma perchè seguivo, nel limite del possibile, tutti gli eventi sportivi in cui fosse coinvolta la nazionale italiana. E nella Ferrari vedevo, sia per la storia rispetto ad allora, remota, recente e presente la scuderia che meglio rappresentava il "vessillo" del tricolore. C'erano state (al di là delle belle soddisfazioni che ci sono certo state) delusioni cocenti abbastanza recenti come ad esempio la finale dei mondiali Statunitensi nel '94, o la finale olimpica di pallavolo ad Atlanta nel 1996, il finale di campionato di calcio '97/'98. In Formula Uno mi lasciò l'amaro in bocca l'esito di Jerez 1997 e pochi anni prima il duplice successo di Schumacher con Benetton. Quello che mi ha fatto appassionare alla F1 è stato il fatto di avvertire quel "brusio" dentro la pancia, dovuto al "tifo", l'andrenalina mista a tensione in occasione di un appuntamento importante. Ed ogni gp "importante" lo era, ed a maggior ragione Suzuka 1998. Mi alzai dunque stordito, sia per la levataccia (erano le sei meno dieci), sia per i pensieri confusi che alloggiavano nella mente ed anticipavano la vigilia del gp, recitando la parte di "succoso" antipasto. Il mal di pancia da tifo però non cessava e non sarebbe cessato fino a fine gara. Non osavo immaginarne la fine. Quale l'esito? Aspettavo con ansia sicuramente la vittoria della Ferrari, e la delusione l'avevo preventivata dal momento che Hakkinen, se non sbaglio, aveva 4 pt di vantaggio. Però non volevo pensare allo stato d'animo da sconfitto, lungi da me immedesimarmi nelle dinamiche future. Pensavo "in grande", come avrei fatto circa due anni più tardi prima dei famosi rigori contro l'Olanda agli Europei.
Faceva molto freddo e rinforzai il pigiama con un maglione ed un pantalone tuta (e meno male che vivevo/vivo a Roma

).Come da rito mi recai nella sala della tv grande. Mi sistemai per il meglio al caldo ma sentivo lo stesso i brividi di freddo. Con un occhio dischiuso ed uno più sveglio fissai la tv ed in pochi secondi iniziai a "ricollegare il cervello" ed a realizzare di essere di fronte a qualcosa, ne ero sicuro fin da allora, che me lo sarei portato appresso per molto tempo. A dire la verità realizzai , con quell'esempio tangibile, anche concretamente i miracoli che può fare il fuso orario e la Terra che gira

Via alla procedura canonica: la calca dei meccanici e giornalisti che lascia la pista, il giro di ricognizione, lo schieramento. I secondi che sembrano una eternità... sta per partire il gran premio. Il braccio alzato.
Fu una delle più grandi delusioni della mia vita fino ad allora. Tutta l'attesa spezzata, non dico dopo un' ora e mezza, ma neanche prima di cominciare.
E come ogni cosa l'insegnamento, pur nelle avversità c'è stato. Avere pazienza e speranza. Anzi, oggi come oggi, se guardo indietro, vorrei assistere piuttosto a tante sconfitte concretizzatesi in questo modo, piuttosto che assistere
inerme allo scempio scialbo, freddo, standardizzato e
sterilizzato di oggi. Vedere le gare di questi anni, almeno da sei- sette anni, non mi fa più un effetto paragonabile a quello di dieci e più anni fa. A dire il vero vederli è diventata più una "tradizione" e di volontà e curiosità ce ne è praticamente zero.
Poi l'altro ricordo è molto più recente ed è legato ad una delle gare più movimentate di questo decennio. Nelle immagini dell' incidente di Montreal di Kubica ho riavvertito lo stesso mal di pancia di anni addietro, però un mal di pancia dettato da una paura diversa, quella di prendere coscienza dell'eventuale scomparsa di qualcuno. Le morti di Roland e Ayrton me le ricordo molto bene e per la prima volta ho pensato veramente di essere di fronte ad un'altra tragedia. Una morte recente, per parlare di categorie massime a ruote scoperte, è stata quella di Paul Dana ad Homestead nel 2006. Avverto in generale che non è rimasto impresso più di tanto nella memoria colletiva , ed anche a me, anche se mi dispiacque molto all'epoca, pare quasi un sogno, un evento mai accaduto di cui si è persa cognizione, dai contorni vaghi ed indefiniti. All'opposto dell'impatto con il cervo che è costato la carriera (con conseguente coma di qualche mese) a Da Matta. Era sempre il 2006, ma ad Agosto ed in Champ Car, anche in quel caso tests, tests privati. Quel che accadde ad Alboreto ed a Zanardi furono altri due fulmini a ciel sereno, molto angoscianti. Però qui sarebbe da aprire un capitolo a parte perchè molti nostri affetti verso piloti ed uomini impegnati in questo mondo derivano sia dalla nostra anagrafe che dalla esposizione mediatica che i protagonisti in questione possono aver avuto/possono avere. E da questi due fattori deriva il nostro interesse verso le "loro" storie, che noi facciamo "nostre". Almeno questo è il mio parere.