Laffite

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da madfilt » 21/11/2008, 6:39

Oggi è il 65° compleanno di Jacques Laffite. Ho piacere di ripercorrere, per sommi capi, la sua bella carriera nella quale, a mio avviso, avrebbe meritato maggiore fortuna. E’ stato sicuramente un pilota di grande talento, arrivato ai vertici forse un poco troppo tardi, ma che ha saputo regalarci tante emozioni.

Jacques Henri Marie Sabin Laffite nasce a Parigi il 21 novembre 1943. Nel 1968 fa il suo debutto nelle gare disputando il Volante Shell, classificandosi secondo e cominciando a mettersi in luce.
Nel 1969 e nel 1970 disputa alcune gare di F 3 al volante di una Martini, cogliendo alcuni buoni piazzamenti a podio.
Le prime vittorie arrivano nel 1971, poi nel 1972 Jacques disputa il campionato di Formula Renault, aggiudicandoselo con 12 vittorie. L’ anno seguente si laurea campione di Francia di F 3, con la scuderia BP France al volante di una Martini Ford, e vince anche il GP di Montecarlo davanti all’ altro francese Serpaggi in forza all’ Alpine.
Il salto di categoria l’ anno successivo, sempre con la scuderia BP France, al volante di una Mach 742 Bmw, con la quale ottiene piazzamenti importanti come il 2° posto a Pau dietro Depailler ed una vittoria a Salzburg. A fine stagione è terzo in classifica generale. Questi risultati più che buoni gli  consentono, nello stesso anno, di debuttare in Formula 1, con la Iso Williams al GP di Germania.
Il 1975 lo vede impegnato su due fronti: Formula 1 con Williams e Formula 2 con una Martini Bmw, ed è un’ ottima annata. In F 2 vince la prima gara stagionale e successivamente altre cinque, laureandosi campione europeo, mentre in F 1 coglie uno strepitoso secondo posto al Nurburgring, dietro a Reutemann ma davanti a Lauda.

Nel 1976 l’ ex pilota Guy Ligier dà vita ad una nuova squadra di Formula 1: la Ligier. La nuova auto è praticamente la “ voiture nationale “: squadra francese, progettata dal francese Ducarouge, motorizzata dal V 12 Matra francese e guidata da Laffite. Anche lo sponsor è francese, una nota marca di sigarette evidenziata dalla shilouette di una gitana, dipinta sull’ ingombrante snorkel della prima JS 5. Già nel primo anno arrivano dei buoni risultati, con due piazzamenti in Austria e in Italia, oltre ad una pole position a Monza.
Il matrimonio Laffite – Ligier dura per sette anni, fino al 1982, e dà complessivamente buonissimi frutti.
Nel 1977 arriva la prima vittoria al GP di Svezia, ed è la prima vittoria di un’ auto francese condotta da un pilota francese. Nel 1978 Jacques non ottiene risultati di rilevo, causa la JS 9 non indovinata. Ma nel 1979, con la nuova JS 11 ed il passaggio al motore Cosworth, la stagione per Laffite parte benissimo ,con due vittorie nelle prime due gare e si conclude bene con un quarto posto finale, dopo essere stato in lizza anche per il titolo. L’ anno successivo è un po’ più tribolato, arriva comunque una vittoria a Hockenheim ed un altro quarto posto in classifica a fine campionato.
Nel 1981 il patron Ligier torna alla motorizzazione Matra, Jacques disputa una splendida stagione riportando ottimi piazzamenti e due vittorie in Austria e in Canada, tanto che all’ ultimo GP stagionale è ancora in lizza per la vittoria in campionato. Ma per la terza volta consecutiva chiude al quarto posto in classifica generale. Il 1982 è per la Ligier un anno decisamente negativo, complice forse anche la defezione di Ducarouge, così che a fine anno Laffite lascia la squadra francese per fare ritorno da colui che l’ aveva portato al debutto nella massima formula: Frank Williams.
Purtroppo i due anni successivi sono avarissimi di risultati per Jacquot. Nel 1983 paga una scarsa competitività dovuta alla mancanza di un motore turbo, e nel 1984 svolge, sul campo, il collaudo del V6 Honda turbo pagando tanti ritiri e difficoltà.
Nuova svolta nel 1985 e ritorno… a casa! Di nuovo con Ligier e stavolta con un turbo Renault, il nostro 42enne si toglie delle belle soddisfazioni e dimostra al circus che il suo piede destro è sempre pesante. Un secondo e due terzi posti sono le perle di quell’ anno, e come corollario il giro più veloce a Brands Hatch.
L’ ultima stagione in Formula 1 è il 1986, ancora con Ligier.  Terzo in Brasile, nella prima gara stagionale, e secondo a Detroit. Poi in luglio, al suo 176° GP, a Brands Hatch, l’ incidente che pone fine alla carriera in Formula Uno di Jacquot. Subito dopo il via viene coinvolto in un incidente, picchia fortissimo e frontalmente contro le barriere, riportando numerose e gravi fratture alle gambe ed al bacino.

Dopo il necessario periodo di guarigione e di convalescenza, il nostro Jacques torna a calcare le piste nel Turismo e nel DTM, oltre che nella mitica 24 ore di Le Mans che già aveva disputato alcune volte nei primi anni settanta. Farà poi, come altri suoi ex colleghi, il commentatore televisivo per le gare di Formula 1. Mi piace pensare che dopo tutti questi impegni, si sia dedicato più assiduamente alla pesca che tanto ama.

Il suo palmares, riferito alla massima formula, comprende 6 vittorie, 6 giri più veloci, 7 pole positions, 176 Gran Premi, 32 podii, 228 punti mondiali, nonché 283 giri in testa.
Una carriera di tutto rispetto.  Joyeux anniversaire, Jacques!  ;)
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da duvel » 21/11/2008, 17:10

E bravo Jacques!
E' stato uno dei miei piloti preferiti, di quella categoria giunta in F1 in età non giovanissima ma col piede pesante. Mi è sempre sembrato molto cordiale e simpatico.
Auguri Jacquot :thumbup1:
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da Powerslide » 21/11/2008, 17:58

Auguri anche da parte mia al mitico 26 Blu :thumbup:
Io non accetto che per trovare l’effetto suolo si debba strisciare per terra. Secondo me è assurdo, è immorale da un punto di vista tecnico. (Mauro Forghieri)
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da Elio11 » 21/11/2008, 18:35

Gerard Ducarouge -
Jacques Laffite - Gran Premio Svezia Anderstorp- 17 Giugno 1977

La gara che porto nel cuore? Avrei risposto Argentina 1979 a Buenos Aires se non fosse che Jacques avesse già trionfato in un gran premio di Formula Uno.

Allora andiamo a ritroso nel tempo, precisamente due anni prima, nel 1977. Svezia, Anderstorp. Quella fu la mia prima vittoria in cui ebbi un ruolo da assoluto protagonista. Mi ero lanciato nell’avventura chiamata “Ligier”, una scommessa tutta da portare avanti, dopo anni di militanza in Matra. Quella Ligier portava ancora qualcosa del mio passato con sè, il motore era di marca “Matra” appunto, ed era un potente V12. Il fine settimana svedese non era stato dei migliori. Al tempo tutti montavano le Goodyear, e per qualche strana ragione non riuscivamo a capire il perchè delle nostre prestazioni non al pari di quelle degli altri. Non eravamo abbastanza veloci , e Laffite era alquanto contrariato. Ripeteva continuamente, rinfacciandocelo, che la vettura non era a posto in questo e in quello. Mi ricordo bene quella domenica, cosi’ come ho stampato nella mente le ore che precedettero quella giornata, quelle del sabato notte.  Le qualiche non ci avevano regalato forti emozioni , non avevamo fatto un tempo eclatante, e fu cosi' che ci ritrovavamo in una posizione scomoda, lontani dai primi della classe.  Neanche lontanamente ci aspettavamo un ribaltone. Nei box , Jacques ci ordinò - “Non voglio che modifichiate assolutamente alcun particolare della mia vettura, tanto non andremo ugualmente da nessuna parte. Datele una ripulita e basta, perchè è inutile lavorarci su. E’ tempo perso”- E questo è stato tutto ciò che ci disse. Poche parole, taglienti e concise. Rappresentava una sorta di summa del pensiero comune nell’ambiente della squadra,  Laffite aveva avuto il coraggio di riassumere in maniera impeccabile  quello che ciascuno di noi aveva in mente  le stesse che nessuno aveva intenzione di espletare pubblicamente. Al tempo eravamo un piccolo team che non viveva di grosse pretese e aspettative: avevamo di fronte alcuni mostri sacri come Ferrari, la Lotus, giusto per dirne alcuni, e poi tanti altri.

Mi misi a riflettere sulle parole del francese. Aveva detto testualmente - “Non cimentatevi in alcun tipo di lavoro su questa vettura , è soltanto una perdita di tempo, perchè per quanto possiate lavorarci su la macchina è un bidone di per sè”. Poi mi ripresi dal terpore e mi rivolsi ai meccanici- “Datele giusto una veloce ripulita che facciamo i bagagli perchè per oggi abbiamo chiuso. Ritorniamo all’hotel”. Ci mettemmo in viaggio  dal circuito fino all’albergo in cui alloggiavamo. Erano  le sei pomeridiane.  Lo stesso hotel poi non era un granchè, anche perchè non si poteva definire tale, visto che si trovava in una piccola cittadina alquanto sperduta e collegata in maniera pessima con il resto dei territori limitrofi.

Poi venne il giorno successivo, la domenica della gara. Potevamo disporre di pneumatici nuovi. D’improvviso la situazione si capovolse, e dalla polvere in cui versavamo nel giorno precedente, sembravano essere passate settimane di lavoro incessante: era cambiata del tutto la musica! Jacques iniziò la sua domenica in grande stile con il miglior tempo nel warm up. La vettura era inspiegabilmente veloce , affidabile e ben bilanciata, ed il francese prestante come non mai. Il bello è che non riuscivamo a dare una spiegazione razionale a tutto questo!  Non avevamo toccato minimamente il set-up ed avevamo seguito alla lettera gli ordini di Jacques: aveva detto di darle una mano di lucido e questo ci eravamo limitati a fare. In quell’occasione quasi tutti convenimmo che fosse una questione di pneumatici. Questi facevano il loro lavoro egregiamente.  Alla fine delle prove del mattino ci sentivamo in gran forma ed il pilota era molto soddisfatto. Eravamo fiduciosi per la gara , nella quale ripiegavamo molte speranze. Tradotto, puntavamo al piazzamento ed ai punti, non certo alla vittoria che già allora ci sembrava fuori dalla nostra portata.

Si diede il via alla gara. Jacques partiva molto indietro, e sotto gli occhi increduli di tutti recuperava molte posizioni in cosi’ poco tempo che ci sembrava stesse spingendo anche al di là del necessario. O meglio per andare a punti serviva una gara come quella che effettivamente stava portando avanti il francese, al contrario con un’ andatura blanda  o meno veloce, anche di poco, non potevamo aspirare a quel che era nei nostri desideri. D’altra parte temevamo il peggio. La nostra vettura dopotutto non era un mostro di affidabilità ed anche Laffite rischiava volendo strafare,  sforzando troppo la JS7.

Giro dopo giro si avvicinava alla vetta, superando piloti ben più quotati. E come avanzava! Approfittava si  degli errori altrui, però era molto bello vederlo lottare al pari degli altri, mettendo pressione a piloti più esperti o su vetture maggiormente prestanti. La maniera e la velocità in cui impostava l’azione preparatoria con la messa in pratica  del sorpasso stesso ci lasciava senza fiato. Veloce, aggressivo, freddo.  Correva in perfetta simbiosi con l’asfalto del tracciato, ritrovandosi ben presto in seconda posizione. Non ci credevamo neanche noi. Non era possibile essere arrivati cosi’ in alto. Eppure non era un sogno. Bisognava continuare a sperare d’ora in poi, una delusione sarebbe stata cocente.

Al comando c’era Mario Andretti , il nostro alfiere era in ritardo di circa venti secondi e nonostante il divario proibitivo, continuava a rosicchiare sempre di più non solo in termini di decimi, ma anche di secondi a giro. C’era però qualcosa che ci impediva di gioire a fondo, e non ci lasciavamo andare all’euforia della rimonta, ormai resa impossibile dal fatto che la gara sarebbe finita di li’ a poco. C’erano anche i doppiati da passare, e del tempo sarebbe stato lasciato indietro in quelle manovre di traffico. Verso la fine eravamo ancora li’ a lottare per mantenere la posizione, e Mario era ancora al comando. In seno ai miei pensieri prendeva posizione l’idea  che Jacques si sarebbe dovuto  accontentare, e che tanta parte dei nostri desideri erano già stati esauditi, quasi miracolosamente oserei dire. D’altronde era molto improbabile in condizioni normali riprendere l’italo-americano, e poi mettersi in scia. Figuriamoci poi sopravvanzarlo. Il pilota della Lotus era molto veloce in quello stint di gara, altro punto a nostro sfavore.

Perdere una gara per la causa più paradossale che possa capitare, è piuttosto deprimente. E’ quello che accadde al nostro avversario. Rimase a secco di carburante a tre giri dal termine, Jacques lo sfilò e fu la sua prima bandiera a scacchi da primo della classe. Tutti noi eravamo raggianti dalla contentezza. Era successo qualcosa di incredibile, e se penso alle parole dure del pilota appena un giorno prima , mi rendo conto di quanto sia stata inaspettata questa vittoria assolutamente fuori dalla nostra portata. Se fosse stato per lui la macchina sarebbe dovuta bruciare nel fuoco in quanto "vero rottame” . Quel sabato , anche prima delle dichiarazioni post-qualifica, diede molti appellativi poco lusinghieri a quella vettura che lo aveva portato sulla strada del primo alloro. Anche le espressioni colorite non mancarono. Era la prima vittoria di un motore di una  casa francese, di una scuderia sempre di questa nazionalità, ma ironia della sorte , non c’era alcun giornalista transalpino ad assistere all’evento. Eravamo ad Anderstop, c’erano state delle problematiche logistiche ed altre di vario ordine ed era stato sconveniente fare il viaggio fino in Svezia per molti giornalisti. Addirittura noi ci trovavamo in difficoltà. E  nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di noi. Eravamo felici come pazzi e non potevamo  far partecipi il nostro paese di questa gioia! Che beffa del destino!  Ci prese di sorpresa questo particolare, ma passava in secondo piano data la situazione di felicità collettiva. Venimmo ben ricompensati  in seguito degli onori di cui eravamo stati privati . Ci fu una festa in un locale notturna nei Campi Elisi in Francia, e radunammo chiunque dello staff. La notte della celebrazione in quell’occasione fu lunga e si protrasse fino al mattino successivo , proprio come quella della domenica del dopo gara. Mi ricordo che Jacques sostò a lungo , più del tempo necessario, per  espletare i suoi bisogni personali…

http://i176.photobucket.com/albums/w179/126c2/1977_Ducarouge_Swedish_Grand_Prix1.jpg
l'articolo è comparso su Autosport il 21 Marzo 1991-l'articolo è di Adam Cooper, la mia traduzione  un pò libera e romanzata
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da Pisy » 21/11/2008, 18:37

Che bel personaggio Laffitte. Arrivato oltre i trenta'anni in F1 si rese protagonista di molte stagioni e in alcune lottò anche per il titolo. Uno dei grandi dell'era francese dopo Cevert e prima dei vari Prost, Arnoux...Purtroppo un brutto incidente lo escluse dai gp quando stava per battere il record di partenze che deteneva insieme a Graham Hill.
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da tom » 22/11/2008, 11:31

gran campione :)
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