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F1 - 33 anni di GP iridati

MessaggioInviato: 17/04/2025, 20:50
da sundance76
"F1 - 33 anni di Gran Premi iridati" è il titolo dell'opera in due volumi uscita a fascicoli nel 1982 con Autosprint.
Si tratta di uno strumento che per molti appassionati equivaleva a una vera Bibbia, per la completezza nell'illustrare i primi 33 anni del campionato mondiale.

Sulla pagina facebook titolata "Reparto Corse", uno degli autori, l'allora direttore di AS Gianni Cancellieri, raccontò qualche anno fa l'avventura costituita da un'opera che nacque settimana per settimana.

1 – Come nacque l’idea di una collana quale quella di «33 Anni di Gran Premi Iridati»?

"L’idea germogliò in un terreno apparentemente inadatto se non addirittura ostile: un giornale come «Autosprint», impastato di calda attualità e non senza qualche pretesa di proiettare sé e i propri lettori nel futuro, cosa aveva da spartire con il passato? OK, rispondere in termini così semplicistici non è corretto: in ogni campo della conoscenza, senza ieri non c’è oggi né domani. E poi, in trent’anni di vita, «AS» aveva toccato spesso argomenti storici, sia dal punto di vista dell’evoluzione tecnica delle macchine sia e ancor più da quello rievocativo dei grandi protagonisti e delle loro imprese. Tuttavia si era trattato di temi «svolti», come dire, occasionalmente: un anniversario significativo, un evento riferibile a precedenti similari, un primato statistico finalmente battuto e via che vai.
Bisognava individuare un percorso nuovo: perché non la storia completa del massimo campionato automobilistico? Sì, una parola!
Soprattutto quell’aggettivo – «completa» – seduceva e faceva tremare. All’epoca erano usciti due o tre volumi dedicati a quella ambiziosa documentazione ma tutti, per un aspetto o per l’altro, carenti... almeno secondo le mie unità di misura e la mia concezione del lavoro: se decidiamo di fare questa fatica, impegniamoci al massimo perché il risultato dimostri che non è stata sprecata.
L’editore chiese se non fosse preferibile dar vita a un volume a parte ma lo convinsi che la suddivisione in fascicoli avrebbe indotto i lettori ad attenderli da una settimana all’altra per collezionarli, a cementare il loro rapporto di fedeltà ad «Autosprint» e ad aumentarne la diffusione. Da un anno, il «settimanale da corsa», come si autodefiniva, era passato dal regime di monopolio del mercato a quello di concorrenza, dopo l’uscita di una testata rivale... ahahah... mi sembra di imitare Enzo Ferrari che non pronunciava mai il nome Maserati («qui là in fanda», diceva in modenese, quelli là in fondo... in fondo a viale Ciro Menotti, peraltro prolungamento di viale Trento Trieste, storica sede della Scuderia). No, dài, mi riferivo a «Rombo», che aveva limato del 10 per cento le nostre vendite, valore fisiologico ma che non sarebbe stato male ridurre. Un altro motivo di ordine strettamente economico che giocava a favore dell’uscita a puntate era la possibilità di ripartire, settimana dopo settimana, il costo prevedibilmente oneroso delle immagini su un numero di copie che nessun volume avrebbe mai potuto sognarsi di avvicinare: la vendita media di AS si aggirava intorno a quota 135.000".

2 – Come si sviluppò l’idea, come nacque il progetto?

"Problema numero uno: la «fattibilità». Come aggiungere ogni settimana ad AS un fascicolo di 16 pagine – con un contenuto tutto da definire nei dettagli, ma con la pretesa di «fare storia» – senza far saltare per aria l’organizzazione del lavoro redazionale, che già concedeva scarso respiro? Era necessario creare una sorta di contenitore standard, con spazi fissi destinati al testo e alle foto che via via avremmo collocato. Ogni edizione del campionato avrebbe avuto una pagina introduttiva seguita da un numero di pagine variabile, una per Gran Premio (7 nel 1950, 8 nel 1951 e via così). Al vincitore del titolo sarebbe stata dedicata una foto su due pagine e altre immagini avrebbero trovato posto alla fine, precedute o seguite da una pagina con la classifica finale del campionato e una serie di curiosità statistiche e aneddoti «di colore».
La documentazione di ogni Gran Premio avrebbe dovuto comprendere: nome della corsa, data, circuito, schieramento di partenza, ordine d’arrivo completo con ritirati, cause e giro del ritiro nonché classifica parziale del campionato. Sotto un titoletto di tre righe un breve testo raccontava telegraficamente l’andamento della gara e riportava spesso commenti dei piloti o altri protagonisti, nell’intento di restituire il «clima», l’atmosfera della corsa. Oltre a ciò, lo schema comprendeva una piantina del circuito, una foto della corsa e un ritrattino del vincitore.
Non basta. Perché la «completezza» non restasse soltanto una parola, inserii nelle prime 11 edizioni (1950-1960) anche la 500 Miglia di Indianapolis – che in quel periodo faceva parte del Mondiale – prendendomi la briga di indicare le vetture con i loro nomi autentici, ossia marca del telaio e marca del motore e non, come accadeva di leggere quasi ovunque (moda Usa) con quelli delle scuderie o degli sponsor.
Quanto alle macchine partecipanti a tutti gli altri Gran Premi, mi sarebbe naturalmente piaciuto indicarle, oltre che con i nomi del telaio e del motore, anche con la sigla del modello, ma per le prime annate questo si rivelò impossibile. Proprio allora uscì il primo dei quattro volumi dell’eccellente opera di Mike Lang, «Grand Prix!», a cui attingemmo per non poche informazioni ma neppure lì si leggevano le sigle dei modelli: la BRM P25, per dire, era BRM e basta. Non vi erano nemmeno i numeri di gara che noi invece inserimmo con orgoglio, giusto per... continuare a farci del male. Tenete conto che una risorsa straordinaria e oggi irrinunciabile come il web non era nemmeno all’orizzonte. E lo stesso dicasi per il computer, che io attendevo come il Messia mentre sbuffando tiravo il carrello della mia Olivetti Lettera 32, immortalata dal grande Gianni Mura come «Nostra Signora dei Tasti».

3 – Come fu indirizzato il lavoro di ricerca e selezione delle foto? E la stesura dei testi?

" Una volta creata la «gabbia», la struttura grafica – ad opera di Valentino Cervellieri e dei suoi giovani collaboratori Morena Albertini e Giordano Capelli – si trattava di riempire gli spazi bianchi con il testo e le foto. All’inizio, il numero totale delle immagini non potevo conoscerlo, anzi, esattamente non lo conosco ancora (magari, in questi lunghi giorni di domicilio coatto, qualche possessore dei due volumi può esorcizzare un’ora di noia facendo un conticino)... Comunque, per rendere l'idea, i Gran Premi disputati dal 1950 al 1982 sono 373: e ciò significa che, grazie all’ideuzza di pubblicare il ritrattino di ogni vincitore, ne occorrevano 373. Inutile dire che non ci dovevano essere ripetizioni, occorrevano 27 Stewart, 25 Clark e compagnia cantante. Non sono sicuro di avere rispettato al cento per cento la regola che mi ero imposto ma ci sono andato vicino: in alcuni casi (pochi) ammetto di aver fatto ricorso alla gherminella di usare una seconda volta la stessa foto ma stampata specularmente, come vista allo specchio.
Il numero di cui sopra andava raddoppiato (746) contando una foto d’azione per ciascuna corsa e lì, come è intuibile, la ricerca si estese in pratica a tutto il mondo.
Incominciammo dai fotografi di casa, i bolognesi Breveglieri, Cevenini, Piccinini/Attualfoto, Villani e Zagari; poi Modena (Coltrin); Milano (Ercole Colombo, Lini, Millanta); Roma (Nestola); Torino (Mailander). Poi, oltreconfine: Cahier, DPPI (Francia); Molter (Germania); Eves, Goddard, Griffith, Klemantaski, L.A.T., March, Phipps, Sutton (Gran Bretagna); Debraine (Svizzera); Kirbus (Argentina); Biro, Manney (Stati Uniti). E ancora: agenzie come The Associated Press, il Centro di documentazione dell’Alfa Romeo, gli archivi della Pirelli e dell’Indianapolis Motor Speedway, quelli delle case petrolifere BP, Shell, YPF e anche quelli di pubblicazioni, specializzate o no, che ci concessero (e qualche volta tollerarono) l’uso di loro immagini: «Autosport», «Epoca», «Lo Sport Illustrato», «Noticias Gráficas», «Sport Auto», «The Motor«, «Time».
Ma come avevo detto, al termine di ogni annata c’era un numero variabile di pagine in cui trovavano posto le foto più significative del campionato, in una quantità crescente data la sempre maggiore disponibilità di documenti. Inoltre, le pagine centrali di ogni sedicesimo (ossia di ogni fascicolo di 16 pagine) ospitavano un piccolo poster con il campione del mondo al volante della sua monoposto e un tondo con il suo migliore ritratto... e dunque, mi accorgo adesso che il conteggio precedente va rivisto: Stewart non aveva 27 ma 30 ritratti, uno per ogni vittoria più altri 3 per i suoi titoli mondiali; e Clark ne aveva 27 (25 vittorie+2 titoli) e Fangio 29 (24 vittorie+5 titoli). Insomma avete un’idea della mole del lavoro: e pensate che ogni fornitura avveniva in base a contatti per lettera, telegramma, telex, telefono o fax, tutto ciò che la tecnologia del tempo offriva. Gli stessi fotografi, quasi tutti, inviavano per posta il loro materiale, incuranti o ignari del rischio anche se la spedizione era «assicurata»: ricordo ancora che un giorno, osservando con una lente d’ingrandimento i dettagli di una diapositiva originale di Louis Klemantaski, mi tremavano le mani...
Quanto ai testi, lavoravo in coppia con Cesare De Agostini, partner affiatato come nessun altro, che mandava puntualmente le sue nitide, mai banali cronache delle corse. Un altro collaboratore e amico, il compianto Mauro Mori, distillava anno per anno aneddoti, retroscena e curiosità numerologiche nella pagina che aveva per titolo «Dal taccuino del cronista».
Da non dimenticare le didascalie delle foto, che erano affiancate dalla versione in inglese, opera di Frauke Rückert e di Brigitte Laimer. Frauke – la mitica «Gigi» – teneva tutti i contatti con l’estero mentre a Marisa Imbrogno erano affidati quelli nazionali.
Come si arrivava a raccogliere le migliaia dei dati nudi e crudi, ossia i risultati dei suddetti 373 eventi? C’erano buone fonti a cui attingere («L’Année Automobile» e più ancora «Auto Course») ma non sempre avevano tutto ciò che cercavamo, senza contare il fatto che erano nate rispettivamente nel 1953 e nel 1951 ed erano dunque più «giovani» del Mondiale. Giornali e riviste specializzate dell’epoca, volumi rievocativi dei singoli Gran Premi, consultammo tutto e, ove necessario, contattammo anche gli enti organizzzatori, per colmare ogni lacuna.
Una volta in possesso dei dati li elaboravamo per uniformarli: fra l’altro (causa un accesso di puro masochismo, suppongo) negli ordini d’arrivo, oltre al tempo impiegato dal vincitore, non si leggevano quelli degli altri classificati bensì i loro distacchi dal primo.
Esempio della norma seguita da tutti:
1. Surtees, 2 ore 12’04”8; 2. Graham Hill, 2 ore 13’20”4; 3. Bandini, 2 ore 16’57”6.
Da noi, invece:
1. Surtees in 2 ore 12’04”8; 2. Graham Hill a 1’15”6; 3. Bandini a 4’52”8 ecc.
Questo rognoso lavoro di trasformazione – oltre a quello di conversione delle miglia in chilometri per i dati di fonte inglese – era affidato a Roberto Boccafogli, anni 23, segretario di redazione in attesa di contratto giornalistico (uno di quelli che chiamo miei «figli di mestiere» e, per inciso, futuro direttore di AS). Mi dava una mano anche nella revisione delle bozze – sì, esistevano le bozze – e dunque la responsabilità degli errori ahimé fatalmente rimasti, ce la dividiamo in percentuali mai definite... In fondo al secondo dei due volumi aggiungemmo un doveroso «errata corrige», sulle cui dimensioni l’editore, Luciano Conti, giustamente ironizzò: «È lungo come metà del libro»...

4 – Dato il grande successo della pubblicazione, per quale motivo «Autosprint» non ha mai ampliato la raccolta oltre l’annata del 1982 ?

"Figurati se non ci avevo pensato... senonché in rapida successione accaddero due fatti che resero la cosa impossibile: con il numero 1 del 1984 «Autosprint» uscì in un nuovo formato, più piccolo del precedente, cosa che avrebbe reso impossibile riprendere – se non, appunto, in dimensioni ridotte – la pubblicazione a fascicoli della storia del Mondiale. Un mese più tardi fui... persuaso a lasciare la direzione della rivista, e dunque ciao. Ma nel tempo non smisi di ripensare alla cosa e allestii un progetto che si sarebbe dovuto articolare su una serie di volumi comprendenti ciascuno un determinato periodo della lunga storia del campionato: 1950-57, 1958-65, 1966-73 e così via.
Cominciai con il primo e selezionai il materiale della passata edizione a cui Giordano Capelli diede una veste grafica pulita ed elegante, esaltata dal fatto che tutte le illustrazioni erano a colori: qualcosa che, credetemi, non aveva precedenti. Oltre alle parti introduttive, alle cronache delle corse e ai risultati delle stesse nonché alle curiosità, c’era per ogni annata un riepilogo statistico che elencava a partire dal 1950, per piloti e vetture, tutte le presenze, le vittorie, le pole position, i giri più veloci, i punti conquistati (lasciatemelo dire: non ricordo di avere visto in giro niente di simile dedicato a ogni singola stagione). Il lavoro di revisione fu... sanguinoso e mi sfuggirono ben pochi errori: questo naturalmente perché ebbi tutto il tempo di leggere, rileggere e correggere ogni pagina, ciò che in precedenza – con il forsennato ritmo settimanale di AS – era assolutamente mancato.
«F1. Storia del Mondiale (1950-1957)» uscì nel 1991 ma purtroppo non ebbe il seguito da me auspicato. Nel 1993 l’edizione del volume successivo – 1958-1965 – era pronta per la stampa: progetto e cura dell’opera, ricerca iconografica, apparati, impaginazione, revisione, tutto ok ma la spettabile ditta Conti Editore disse che no, la cosa non interessava più. Il volume non fu pubblicato né tanto meno pagato: il lavoro era stato compiuto in base a un «accordo sulla parola» e, fra gentiluomini, si sa... Non li insultai più di tanto, convinto come ero che la cultura occidentale sarebbe comunque sopravvissuta."

Re: F1 - 33 anni di GP iridati

MessaggioInviato: 17/04/2025, 21:39
da duvel
Fu ed è tuttora un'opera molto bella e gradita. Certo molto riassuntiva in confronto alla precedente "La storia della Formula 1" (l'unico confronto all'epoca per me) che, essendo però un'enciclopedia, permetteva tutt'altro approfondimento non solo dei singoli GP ma di tutti gli aspetti tecnici, dei piloti e dei circuiti. Ma certo non era gratis...(non ricordo quanto la pagò mio papà), mentre 33 anni di GP iridati era a costo zero :clap:
PS: devo essermi completamente rimbambito perchè «F1. Storia del Mondiale (1950-1957)» non la ricordo affatto :roll: :doh:

Re: F1 - 33 anni di GP iridati

MessaggioInviato: 17/04/2025, 22:13
da sundance76
duvel ha scritto:Fu ed è tuttora un'opera molto bella e gradita. Certo molto riassuntiva in confronto alla precedente "La storia della Formula 1" (l'unico confronto all'epoca per me) che, essendo però un'enciclopedia, permetteva tutt'altro approfondimento non solo dei singoli GP ma di tutti gli aspetti tecnici, dei piloti e dei circuiti. Ma certo non era gratis...(non ricordo quanto la pagò mio papà), mentre 33 anni di GP iridati era a costo zero :clap:
PS: devo essermi completamente rimbambito perchè «F1. Storia del Mondiale (1950-1957)» non la ricordo affatto :roll: :doh:


Tuttavia l'enciclopedia "La storia della Formula 1" spesso non includeva i numeri di gara, e nelle carriere dei piloti anno per anno non venivano riportati i singoli piazzamenti, ma solo i singoli punteggi ottenuti nelle varie gare (9 - 6 - - 3 - 9 - 2 ecc.) che certamente non aiuta una veloce consultazione.

Per quanto riguarda "F1 Storia del mondiale", o meglio il primo (e purtroppo ultimo) volume dedicato al 1950-1957 fu pubblicato nel 1991:

Re: F1 - 33 anni di GP iridati

MessaggioInviato: 18/04/2025, 10:56
da Niki
Conti editore: lo conosci, lo eviti :mrgreen: