Articolo di Donatella Biffignandi - Centro Documentazione Museo dell'Automobile di Torino:
"Grande, Alfred Neubauer lo era per importanza e per stazza.
Turbato dalle dimensioni sempre più abnormi dell’ex pilota e poi direttore sportivo Mercedes, Enzo Ferrari ce lo descrive autoritario e marziale: un vero dittatore. Insieme a lui crescono di peso e d’importanza la stella a tre punte e la Germania. Enzo Ferrari e Alfred Neubauer, allora trentaduenne pilota della Mercedes, si incontrarono per la prima volta alla Targa Florio del 1923. Ferrari lo ricorda come un giovane “alto, magro, gli occhi chiarissimi, la voce stridula, un gran naso aquilino, dei modi bruschi”. Non molto simpatico, in definitiva, e neanche così bravo da doversene ricordare.
Alfred Neubauer in quei giorni aveva incontrato un altro personaggio destinato ad avere un grande peso nella sua vita: Rudi Caracciola, il quale, da illustre sconosciuto qual era, in pochi mesi si rivelò alla Mercedes valentissimo pilota, oscurando del tutto la fama del giovane Neubauer. Così, negli stessi identici anni, Neubauer e Ferrari, così diversi sotto tanti aspetti, si diedero a percorrere la medesima strada, l’uno all’interno della Mercedes l’altro all’Alfa Romeo, non più come piloti ma come direttori sportivi.
Neubauer era entrato alla Austro-Daimler nel 1919 grazie a un certo Ferdinand Porsche, allora direttore generale; questi, nel 1923, lo volle con sé a Unterturkheim come ingegnere collaudatore specialmente addetto al servizio corse.
Già tre anni dopo, nel 1926, “Don Alfredo” dimostrò il suo valore come direttore tecnico della squadra corse, inaugurando una nuova tecnica alla quale nessuno aveva ancora pensato. Si trattava di un ragionamento tanto semplice quanto essenziale per il buon andamento della corsa.
Neubauer si era reso conto di quanto il pilota durante una competizione fosse completamente isolato. Non aveva modo di sapere chi lo precedeva e chi lo seguiva, né tantomeno la sua posizione in classifica, e neppure quanti giri mancassero al traguardo o se gli fosse più conveniente rallentare piuttosto che forzare al massimo.
Neubauer escogitò una comunicazione in codice, fatta di lettere, numeri, gesti e una serie di bandierine colorate, così da poter segnalare dai box tutto ciò che il pilota avesse bisogno di sapere. Il sistema fu collaudato il 12 settembre 1926 al circuito di Solitude, vicino a Stuttgart. Risultato: tre Mercedes ai primi tre posti".
- Donatella Biffignandi -
Da allora nei Gran Premi le segnalazioni tra pilota e box tramite cartelli e segnali divennero una consuetudine indispensabile.
Ed ecco la testimonianza di Enzo Ferrari sul mitico Neubauer: "Questa vicenda della Mercedes e della Germania io l'ho vissuta in un modo quasi privato, attraverso l'uomo che per anni fu il mio antagonista pur essendo mio buon amico: Alfred Neubauer.
Lo vidi per la prima volta in veste di corridore su una Mercedes a una Targa Florio del 1923 o 1924: alto, magro, gli occhi chiarissimi, una voce stridula, gran naso aquilino, dei modi bruschi. Non molto simpatico - ricordo che dissi tra me - questo tedesco. Continuò come pilota fino al 1926. Poi per anni lo persi di vista, anzi lo dimenticai come uno di quei piloti che si incontrano troppo di rado sulle piste e che non fanno parte della troupe abituale.
Non potevo immaginare che quel Neubauer stesse percorrendo, alla Mercedes, una strada simile a quella che io battevo all'Alfa Romeo.
Così, nel 1934, ci ritrovammo ai bordi di una pista: debuttava la formula del peso - 750 kg di peso massimo con cilindrata libera - e Mercedes e Auto Union, o meglio la Germania, avevano stabilito che quello era il momento favorevole per scendere in campo. Alfred Neubauer era il nuovo generale.
Stentai a riconoscerlo: era molto ingrassato. E anzi, da quel giorno, per tutti gli anni futuri, quasi crescendo insieme alla potenza della Mercedes e alla prepotenza della Germania, lo vidi ingrassare sempre di più e diventare sempre più autoritario.
Girava tra i box degnando i concorrenti di rari sguardi di sufficienza, urlava comandi con la sua voce da ufficiale della Wehrmacht e i suoi dipendenti scattavano quasi fossero in caserma o su un terreno di battaglia.
Diventò presto un personaggio popolare nel nostro mondo, circondato - senza che lui se ne preoccupasse minimamente - da grappoli di antipatia, ma molto stimato e temuto per la sua efficienza.
Durante la guerra mi capitò spesso di ripensare a Neubauer: tutte le volte, in sostanza, che una colonna motorizzata tedesca passava davanti alla mia officina e un ufficiale scendeva a urlare comandi.
Ma quando la guerra finì e il nuovo Neubauer venne a farmi visita a Modena, lo riconobbi a malapena. Era cambiato di nuovo: magro, tranquillo, modesto.
"Neubauer! - esclamai - che bravo, ancora qui! Come mai questa visita?".
Sorrise dimessamente, disse che la Mercedes era a pezzi, ma che lo avevano inviato in giro per vedere chi fosse rimasto in piedi, e che naturalmente era felice di vedermi ancora al mondo. Che cosa era successo dell'Alfa Romeo? E della Maserati? Lo osservai: accidenti, mi dissi, questo non è un vinto, ma uno che prepara la rivincita.
Sette anni dopo, nel 1954, Alfred Neubauer si rifece vivo: era alla testa di uno squadrone di siluri d'argento. E lui era di nuovo grasso, più autoritario che mai. Così, di anno in anno, lo guardai ingrassare con sempre maggiore preoccupazione: di vittoria in vittoria, di chilo in chilo, di marco in marco, lui e la Mercedes e la Germania mi sembravano veramente la medesima cosa, e questa inesorabile progressione mi induceva a pensare, ricordando le vittorie della Mercedes nel 1914 e nel 1934-39: se il Neubauer non si ferma, cosa succederà?
La Mercedes si ritirò nel 1955, dopo aver vinto due Campionati Mondiali di F1 e anche il Campionato Mondiale Marche-Sport. Aveva saputo sfruttare la nuova formula con straordinaria capacità tecnica, dovizia di mezzi economici e la sua gigantesca potenza industriale.
Nel 1961 Neubauer compì settant'anni. Dirigeva il museo storico della marca di Stoccarda, a cui è rimasto fedele per tutta la vita, come si conviene a un vero soldato. Gli mandai un telegramma di auguri, mi rispose con una bella lettera. Altrettanto ho fatto quando ha compiuto gli ottanta. E' scomparso alla vigilia del novantesimo compleanno".
- Enzo Ferrari, "Piloti, che gente.." -
Quando si ritirò dall’attività sportiva, nel 1958, a un giornalista che gli chiedeva se seguiva un metodo particolare, Neubauer rispose: “Il mio orologio è costantemente in anticipo di tre minuti. In questo modo, qualunque sia l’imprevisto, ho tre minuti in più degli altri per affrontarlo”.