Ecco due recensioni del sito AISA (Associazione Italiana per la Storia dell'Automobile) sui due libri più recenti dedicati ad Ascari:
Quello di Terruzzi:
Fondo corsa. Mille Miglia, una vita e un gatto
di Giorgio Terruzzi
Carlo Gallucci editore, Roma 2004
Pagine 144, formato 15 x 21, testo in italiano. € 10,00.
Chi attende una biografia di Alberto Ascari deve aspettare il 2005, cinquantenario della morte. Questo piccolo libro di Giorgio Terruzzi (cui dobbiamo “Una curva cieca”, la prima ricerca seria e ben scritta sulla vita di Achille Varzi) è fiction, nella sostanza e nei dettagli che, nonostante la dichiarazione finale dell’autore, appaiono difficilmente credibili in un contesto che poco ha che fare con cronaca e storia.
Il protagonista del libro è un pilota da corsa chiamato Alberto Ascari alla vigilia di un corsa chiamata Mille Miglia, al volante di un’auto chiamata Lancia D24. Corsa che, correndo l’anno 1954, il pilota vince, nonostante l’incontro con un innocente gatto nero, che se ne andava per i fatti suoi senza che si capisca come c’entri nella storia.
Lo stile di scrittura è come un videoclip di MTV in cui è rigorosamente proibito mantenere la stessa inquadratura per più di 1 secondo: frasi brevissime, talvolta con tre punti in una riga, salti di tempo e luogo difficili da seguire anche da chi è già al corrente della storia su cui si basa questa fiction.
Nelle pagine entrano anche personaggi di contorno che rispondono ai nomi di Antonio Ascari (che viene detto essere il padre di Alberto), Maria Antonietta Tavola detta Mietta (che è presentata come la moglie di Alberto). Compare spesso (anche senza che si autopresenti) un personaggio, questo sì di fantasia, cui è affidato il controcanto: tale conte Pierino Cereda, che nei suoi virgolettati si rifà malamente a Giovannino Lurani Cernuschi mixato con qualche ricordo di Gino Munaron.
Nella pagine entra anche un Gianni Lancia, uno che fa rifornire da un distributore qualunque le sue preziosissime D24, in trasferimento per strada da Torino a Brescia per quella corsa chiamata Mille Miglia. E scopriamo che l’addetto alla pompa mette la benzina nel serbatoio dell’olio dell’auto di quell’Ascari senza che nessuno intervenga. Leggiamo anche che una primaria casa automobilistica chiamata, nel libro, Lancia si rende colpevole di una violazione infamante di tutte le regole sportive spostando la punzonatura della Mille Miglia e alterando i numeri di telaio dopo che quell’Alberto Ascari si è lamentato della sua D24 che non va e ha preteso di guidare l’auto di riserva.
Magari è la verità, ma è difficile da accettare anche in una fiction. Tanto più che in fondo a una pagina sono scritte queste parole, le poche dedicate a una presentazione un po’ tecnica della vettura qui chiamata D24: “Per la Mille Miglia avevano sostituito il serbatoio radiante con un radiatore a colonna montato nella fiancata. Serbatoio spostato in coda”.
E qui quello di De Agostini:
Ascari, un mito italiano
di Cesare De Agostini
Giorgio Nada Editore, Milano 2005
Pagine 208, formato 26 x 26, testo italiano, € 39,80.
Nuovo titolo della serie di Giorgio Nada Editore dedicata ai piloti italiani, il volume della coppia regina dei libri italiani sulla storia dei motori, Cancellieri & De Agostini, è dedicato ad Alberto e Antonio Ascari. La copertina presenta un ritratto di Alberto, in corsa: splendida foto della Klemantaski Collection; oltre 150 pagine sono per Alberto, il più vicino ai nostri tempi e quello di cui si possono raccontare molte più corse, vittorie, fatti della vita.
Cesare De Agostini riesce, una volta di più, a disegnare i ritratti e le corse di Antonio e Alberto per farne una lettura piacevole e appagante. Il testo è pieno di informazioni eppure così “leggero” nello stile (nel senso nobile dato da Italo Calvino a questo aggettivo nelle sue “Lezioni americane”). L’alternanza del dialogo e delle citazioni da altre opere degli stessi autori (“Villoresi” e “Marzotto”) con il racconto dell’autore è una ricetta difficile, ma di successo, quando si è capaci di sfruttarla al meglio. Come in questo caso.
Al testo si aggiunge la ricca parte fotografica, accompagnata dalle precise didascalie di Gianni Cancellieri. Molte foto sono quasi inedite. E’ un po’ scarsa la copertura fotografica degli anni 1947-1948: per esempio, mancano completamente le immagini dell’unica corsa di Alberto con l’Alfa Romeo, il GP di Francia del 18 luglio 1948, peraltro debitamente citato nel testo, anche se non in modo approfondito: allora, Ascari, nettamente primo, fu obbligato per contratto e ordini di scuderia a lasciar passare Wimille e Sanesi per classificarsi terzo. Pare che nell’assurda mancanza di riconferma da parte dell’Alfa Romeo (Ascari stava vincendo la prima corsa con loro) ci sia anche la decisione di Ascari stesso, che quell’ordine non lo aveva digerito. Ma questo non c’è nel libro.
Un pezzo da antologia è la trascrizione stenografica di un discorsetto che Alberto tenne a Mantova, quando andò a ritirare il Premio Nuvolari, vinto nella Mille Miglia 1954. Con grande equilibrio, ma con emozione, sono trattati il tuffo in mare a Montecarlo e la tragica corsa finale sulla Ferrari di Castellotti quel 26 maggio 1955. La causa dell’incidente viene presentata in un operaio che, improvvisamente, aveva attraversato la pista obbligando Ascari a una manovra senza scampo.
In appendice, come è tradizione di questa collana, un preciso elenco delle corse di Antonio e Alberto, opera di Gianni Cancellieri, ai quali si aggiungono le tre stagioni di corse di Tonino, figlio di Alberto, dal 1964 al 1966.
Io non posso dare un giudizio perchè ne ho letto solo uno dei due: Ho postato queste recensioni, e magari ne posterò altre, solo per dare spunti di discussione, visto che questa sezione sta avendo un buon seguito.