da sundance76 » 23/03/2009, 16:20
Ecco trascritto il secondo articolo, del 1975, di Ickx:
C’ERANO UNA VOLTA I “GRAND PRIX”……
Nella mia infanzia (cioè non molto tempo fa) esistevano i “Gran Premi”. Ascoltando le conversazioni dei grandi, quando Stirling Moss e Jean Behra venivano a cena da noi (Ickx è figlio di un famoso giornalista automobilistico belga, nd.s.), avevo fatto conoscenza con un mondo sportivo ben definito dove esisteva un “Gran Premio dell’A.C. di Francia”, un “Gran Premio di Gran Bretagna”, un “Gran premio di Germania”, un “Gran Premio di Spagna”, che erano altrettanti elementi autonomi e completi, pur se facevano parte del campionato. Tizio era vincitore di questo e quel GP; Caio era vincitore di un terzo GP. Era soltanto verso la fine della stagione che ci si preoccupava della classifica del campionato del mondo che era un supplemento più o meno artificioso alla realtà individuale delle singole corse classiche.
20 anni sono bastati per cambiare tutto questo. Non esistono più G.P. nel significato tradizionale del termine. Anche se il nome è stato conservato per abitudine, non si tratta altro che della settima, nona, tredicesima tappa del campionato del mondo.
Diciamo chiaramente che la stagione dei G.P. si è trasformata in una corsa a tappe, nel genere del Giro di Francia o del Giro d’Italia ciclistici, che dura però 10 mesi e non 3 settimane.
Si è arrivati a questo punto, immancabilmente, da entrambe le parti. Una delle verità apparentemente meno conosciute dagli uomini di oggi, è che esiste un limite ben definito per le facoltà di interesse, di attenzione e di assimilazione mnemonica dell’individuo.
Organizzate 6 o 7 G.P. all’anno e ciascuno di essi sarà un Avvenimento, prima, durante e dopo. Salite fino a 12 (o di più) e l’attenzione non segue più, e la memoria ancor meno.
Ripensate dunque, al Giro di Francia o al Giro d’Italia. Non vedo quale sportivo potrebbe dire, anche durante le tre settimane della corsa, quali sono stati i primi sei, o i primi tre, o persino il vincitore di ogni singola tappa. Ma, per fortuna, l’attenzione e la memoria, con tali limiti, si appoggiano sulla scala della classifica generale quotidiana.
Di fronte a un problema identico, e con il precedente ben stabilito delle corse ciclistiche a tappe, era inevitabile che il pubblico tendesse a assumere la stessa posizione riguardo alla stagione di F1, che l’individualità delle 15 corse successivamente si cancellasse e che esse si trasformassero in elementi costituenti, quasi anonimi, e in ogni caso intercambiabili, in un campionato del mondo forte della sua unicità.
Da parte loro, certi piloti hanno adottato lo stesso modo di vedere e, quando sono in competizione in uno dei 15 G.P. annuali, lottano non per la vittoria in una corsa, ma per la classifica (futura) del campionato. In verità, il fatto è relativamente nuovo. Jackie Stewart lottava ancora per la vittoria del singolo GP, quanto per il titolo annuale. E’ dopo di lui che è apparso quello che chiamerò il metodo del “contabile” che consiste nel ricercare “punti” invece di un “risultato”. In effetti chi gioca per il risultato, si trova molto spesso a giocare per il tutto o niente, mentre colui che gioca cercando i punti, cioè ottenendo sempre un po’ di più o un po’ di meno, segue una via più sicura.
Eppure lo sport ci perde nella sua purezza, nel suo slancio, nella sua intensità, tutte cose che fanno la sua qualità. E che, per questo stesso fatto, è la soddisfazione del pubblico (di cui pertanto vivono organizzatori, costruttori e piloti) che ne risente. Girate le cose come volete: giocando per la classifica generale finale, non si dà al pubblico di un Gran Premio ciò che si attende e ciò che è lieto di attendere.
Eppure sarebbe così facile conciliare gli interessi oggi divergenti, che sono rappresentati, da una parte, dalla vittoria in un singolo Grand Prix e, dall’altra, dalla vittoria di un titolo mondiale! Ne ho già parlato tempo fa su queste colonne e se ci ritorno su, oggi, è perché la redazione e i lettori di Autosprint comprenderanno meglio, ora, cosa questo sistema porterebbe.
Si trattava di rinunciare all’artificioso modo dell’attribuzione dei punti che regge il campionato dalla sua creazione, e di sostituirlo semplicemente con il numero delle vittorie ( già nell’articolo precedente Ickx aveva specificato che i successivi piazzamenti servivano come discrimine in caso di parità, n. d. s.).
La classifica provvisoria attuale ( ’75) prima del GP di Inghilterra darebbe:
1 - Niki Lauda……………… 4 vittorie
2 – E. Fittipaldi…………….1 vittoria (2 secondi posti, 1 terzo posto)
3 – J. Hunt…………………..1 vittoria ( 2 secondi posti)
4 – J. Scheckter…………..1 vittoria (1 secondo posto)
5 – C. Pace………………….1 vittoria (1 terzo posto)
6 – J. Mass…………………mezza vittoria (GP Spagna sospeso e punteggio dimezzato)
Non è questo più chiaro e più espressivo che la classifica ufficiale a punti? Il nostro amico Niki Lauda non sarebbe trattato in modo più equo? E meglio protetto? Si può ben vedere quale classifica semplice e chiara questo sistema permette di presentare.
A chi opponesse che da quando il campionato esiste (1950-1974), il titolo sarebbe stato attribuito 22 volte su 26 allo stesso pilota, sia che si conti per punti o per vittorie, risponderò due cose: la prima è che per 4 volte un pilota è stato privato di un titolo che gli toccava secondo la legge fondamentale dello sport, che per definizione premia chi vince. La seconda, è che se si applicasse d’ora in poi il mio modulo, finirebbero automaticamente le prestazioni prudenti, talvolta piene di precauzioni, e le rinunce temporanee alla lotta alle quali si assiste nei G.P. contemporanei e che costituiscono, a parlar chiaro, una erosione dello sport automobilistico.
Jacky Ickx
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sundance76 il 23/03/2009, 17:52, modificato 1 volta in totale.
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.
https://www.youtube.com/watch?v=ygd67cDAmDI