Nel 1972 il marchio Dino si arricchisce di un nuovo arrivo, la 246 GTS vale a dire la versione Targa della GT.
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La vettura viene accolta molto favorevolmente ed è facile immaginare un roseo futuro per la nuova firma di Maranello. A questo punto però accade una cosa al momento inconprensibile: nel 1973 le 246 verranno messe fuori produzione nonostante un carnet di ordini ancora colmo e sostituite da una 2+2 a motore centrale trasversale di 3 litri che nulla ma proprio nulla ha a che vedere con il precedente modello: la Dino 308 GT4, unica commessa ufficiale di Maranello a Bertone.
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Per anni viene considerata la Cenerentola del Cavallino e dintorni, ma andrebbe rivalutata e forse prima poi lo farò avendone posseduta una per 27 anni.
Passano due anni e nel 1975 accadono due fatti da far scalpore.
Il primo è la messa in produzione di un 208 GT4, un modello cioè 2 litri per aggirare il balzello fiscale messo su autovetture di cilindrata superiore stante la crisi petrolifera. Praticamente si è detto: "Cari potenziali clienti barboni che già non avete i soldi per prendervi una 12 cilindri, nel caso non aveste neppure quelli per pagare la supertassa ecco una bella 2 litri! E' ferma come un chiodo, ma fa un bel rumore!!"
Mi piacerebbe sapere chi a Torino curasse la comunicazione e il pensiero del Drake sulla faccenda.
Ma il Drake è troppo preso dal secondo accadimento: a Parigi e Londra viene presentata la 308 GTB, ma non col marchio Dino, con quello Ferrari.
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E' la prima volta che accade da quando la Casa è stata fondata: una macchina stradale non monta il 12 cilindri.
E non si tratta solo di frazionamento, ma proprio di sistema produttivo differente. I 12 sono costruiti e assemblati in totale artigianalità tanto da arrivare a fusioni con colata in terra e non in pressofusione e gli alberi motore sono ricavati da un unico cilindro d'acciaio per lavorazione utensile e non per forgiatura.
I primi esemplari della neonata 308 GTB vengono realizzati con la carrozzeria in vetroresina, presto però si passò ad acciaio e alluminio perchè la vernice si opacizzava velocemente. Curiosamente andò di moda un violetto che prendeva in poco tempo delle sfumature orribili. Oggi comunque le vetroresina sono le più ricercate dai collezionisti.
Nel '77 ecco arrivare la versione Targa: la 308 GTS
Ricapitolando. Gli anni '70 si concludono con un listino fatto dalla 512 BB e la 400 GTI, la terza rivisitazione della quattro posti e tre volumi, per la 12 cilindri e le 308 GTB e GTS per gli 8
Per il marchio Dino le 308 e 208 GT4. Ma è il canto del cigno: le GT4 vanno fuori produzione nel 1980 e il marchio scompare. Le ultime 308 GT4 sfoggiano gli stemmi Ferrari.
Gli anni '80 sono tragici sotto tutti gli aspetti: dalla scomparsa del fondatore alla progressiva discesa nel baratro del Cavallino.
Proprio nel 1980 vengono presentati cinque modelli che proprio non entusiasmano.
Il primo è la Mondial 8 una 2+2 questa volta di Pininfarina che rivaluta il lavoro di Bertone che va a sostituire. L'abbondanza di gomma piena nera che fa da paraurti viene riportata come colore anche sui montanti che uniscono il padiglione alla coda. Un gioco cromatico che ci si poteva anche risparmiare.
Il secondo e il terzo sono i modelli GTB e GTS in versione morto di fame 2 litri (vedi considerazioni fatte precedentemente, con l'aggravante che questa volta portano il nome Ferrari).
Il quarto e il quinto l'adozione dell'iniezione sui modelli 3 litri. Modifica imposta dalle restrittive regole sull'inquinamento che hanno però l'effetto di far perdere di botto 41 CV
Stessa sorte l'anno successivo per la 512 che prende la sigla BBi e perde 20 CV (ma forse son di più).
Ancora un anno e i 3 litri diventano Quattrovalvole di nome e di fatto e ritrovano 26 dei 41 CV perduti.
Intanto alla 208 GTB viene messo un turbo per lenire la vergogna. Stessa sorte nel 1983 per la GTS, mentre la Mondial viene presentata in versione Cabriolet.
Nota a margine: gli anni '80 vedono trionfare il rosso. Sette su dieci escono così dalla fabbrica e molte degli anni precedendi che non erano nate rosse lo diventano.
Nel 1984 vede la luce la prima Ferrari a tiratura limitata, seguita poi da altre quattro serie fino, per adesso, a LaFerrari. Nasce, per così dire, per caso nel senso che si annunciarono 200 esemplari perchè questo era il numero minimo per ottenere l'omologazione a gareggiare in gruppo B.
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Poi, per i noti tragici avvenimenti, i regolamenti cambiarono e non se ne fece più nulla per le corse. Però le numerosissime richieste, in totale ne vennero prodotte 272, e la velocità e il rincaro con cui i contratti passavano di mano in mano tra i collezionisti e i facoltosi appassionati, segnò la strada per quelle serie speciali, che personalmente non condivido, che, come detto, durano ancora oggi.
In effetti questa GTO era molto bella e, per di più, perfettamente fruibile in un uso su strada. Quando dopo pochi mesi venne presentata la Testarossa furono in molti a domandarsi se sarebbe stato poi tanto difficile montare un bel 5 litri V12 sulla GTO.
Testarossa, discendente della BB di cui portava i difetti del posizionamento del gruppo motore-cambio-differenziale aggiungendone altri a livello di telaio e taleietto a supporto del retrotreno.
Le forme potevano ammaliare, ma erano veramente eccessive ed anche appesantite da tutte quelle liste a tapparella o persiana che dir si voglia, appiccicate alle portiere e alla coda.
Non sfuggì poi il fatto che quella che avrebbe dovuto essere la punta di diamante del Cavallino veniva stracciata e umiliata dalla GTO.
Stupisce che il Drake avesse dato il benestare a delle forme tanto appariscenti e lontane dalla sua filosofia, sempre che il benestare gli fosse stato richiesto, ma aveva 86 anni e la sua salute cominciava ad essere seriamente minata.
Questo però non gl'impedì di dire al figlio Piero la frase:
"Costruivamo automobili per la pista difficili poi da riconvertire per la strada; oggi costruiamo automobili per la strada impossibili da portare in pista! Ed io me ne vergogno."
Questo almeno quanto riferisce il figlio, ma esiste un'intervista filmata del 15 marzo 1987 in cui Ferrari dischiara di non aver mai avuto alcuno screzio o dissapore con la Fiat.
Entrare in queste dinamiche per scoprire la verità è praticamente impossibile e forse ormai anche inutile.
Nel 1985 ecco la 412 ultima rivisitazione della 2 porte, 3 volumi e 4 posti che ha imperato, senza merito, nel listino Ferrari per lustri.
Sempre in quell'anno gran fermento negli 8 cilindri che portano la cubatura a 3.2 e la sigla a 328.
Ancora un anno e vengono rivisitati e perfezionati i 2 litri turbo che in questo modo divengono gli 8 di Maranello più prestazionali.
Siamo al 1987, la Ferrari compie 40 anni ed ecco arrivare la serie limitata commemorativa: la F40
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In questo caso però è anche un omaggio al fondatore che è vicino a concludere i suoi giorni, sarà infatti l'ultima di cui potrà assistere alla presentazione.
La F40 è l'esasperazione fatta realtà, ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte, tanto appariva sobria la GTO, tanto è sfacciata questa. Tra le mille domande che si potrebbero fare me ne viene solo una, ma credo sia indicativa: come è stato possibile darle l'omologazione per girare in strada?
All'inizio la si odia, poi l'assurdo prende il sopravvento e si desidera possederne una per impazzire.
1989 primo anno della Ferrari orfana del suo fondatore. Tutta la serie 8 cilindri subisce un profondo cambiamento: il motore da trasversale diventa longitudinale con un netto miglioramento del momento polare d'inerzia. E' un'intenzione ottima che permette, assieme all'adozione del carter secco, di abbassare il propulsore di 13 centimetri. Il cambio poi viene montato trasversalmente e da qui la "T" che contraddistingue i nuovi modelli.
Ma se sulla Mondial, che monta un telaio tradizionale, la trasformazione ha successo, altrettanto non si può dire per la berlinetta e lo spider. Per loro si era immaginata una cellula centrale in stampati in acciaio imbullonata ad un telaio a tubi per il complesso del retrotreno, propulsore compreso.
Qualsiasi mutamento del fondo stradale provoca reazioni inaspettate e i lunghi curvoni in appoggio diventano un incubo così come le frenate ad alta velocità. Si crea presto una psicosi che amplifica le voci e i timori. Molti proprietari giurano che arrivati vicino ai 200 km/h si avverte un senso di precarietà insopportabile. Che ciò sia vero o frutto di fantasia poco importa, quelli che parlano lo fanno in buona fede e questo è ciò che conta.
Gli anni '80 si concludono con un listino che comprende Testarossa e 412 da un lato e Mondial e 348, ambedue in versione sia chiusa che aperta, dall'altro. Ma sono ormai passati ben 15 anni da quando la prima Ferrai NON 12 ha fatto irruzione e la distinzione si è andata sempre più stemperando. Specialmente per i giovani tutte le macchine che escono da Maranello sono delle Ferrari a tutti gli effetti e tale è la realtà con buona pace dei nostalgici.
Ma non è questo il punto dolente: le vendite sono crollate, i piazzali pieni d'invenduto e si ricorre alla cassa integrazione per smaltire le scorte.
Mai si era raggiunto un punto tanto basso e il piccolo grande impero del Cavallino vacilla.
(continua)