La seconda arma per Sebring '63 era la 330 LM una vera GT che però correva nella classe Prototipi. Fù prodotta infatti in soli quattro esemplari che poco calcarono le piste, ma che hanno vicende particolari e qualche merito sportivo.
Un po' di storia.
Ferrari già nel 1962 aveva prodotto delle GTO col motore 4 litri. In origine dovevano essere solo 2, ma la prima venne distrutta in prova ed alla fine ne furono assemblate 3
Leggermente allungate nel passo, 2420 mm, con una massa superiore all'avantreno e degli ammortizzatori posteriori a trapezio, di fabbricazione statunitense, queste 330 GTO non ebbero grande successo nelle competizioni e si rivelarono complessivamente più lente delle GTO 3 litri.
Come è risaputo le linee della 250 GTO furono create a martellate da Scaglietti sotto la supevisione di Bizzarrini e il risultato, dal punto di vista estetico, venne apprezzato solo nel tempo: all'epoca venne considerata la più brutta Ferrari di sempre. A questo si aggiungeva il fatto che la linea fosse poco aerodinamica (nel '64 infatti ne venne prodotta una 2^ serie con linee più tese e penetrazione ahimè ancora peggiore) e fù così che a Maranello decisero per la nuova 330 LM di affidarne la linea a Pininfarina.
La 330 LM era un ibrido tra GTO, SuperAmerica e 250 GT Lusso.
A Torino partirono dalla linea della GT Lusso
e nel frontale ripresero i temi della GTO.
A Maranello allestirono un telaio con un passo di 2500 mm e vi montarono il motore 4 litri della SuperAmerica che, opportunamente potenziato, aveva vinto a Le Mans l'anno prima con la 330 TRI/LM.
Questo il risultato che all'epoca mi conquistò il cuore
Ne furono costruiti 4 esemplari che, come dicevo all'inizio, racchiudono storie singolari.
Quella del telaio 4619 è stranissima fin dalla nascita, per diventare poi un giallo internazionale.
Classificata come test-car, non ha mai calcato le piste, se non in vecchiaia nei raduni storici, ed è completamente priva di qualsiasi palmares.
Dotata di solo 3 carburatori invece di 6 (particolare che da anni distingueva gli esemplari competizione da quelli stradali) viene subito venduta negli USA dove passa di mano in mano, finchè nel 1977 scoppia la bomba: Donald Fong, commerciante Ferrari di Atlanta, ne denuncia il furto accusando un suo collaboratore di indebita vendita.
Negli anni seguenti, mentre le indagini proseguono, la vettura passa ancora di mano in mano e, sempre negli USA, partecipa a manifestazioni storiche e viene esposta in un paio di musei. Nessuno però se ne dichiara proprietario.
Nel 1989 la 4619 ritorna in Europa, specificamente in Olanda a nome di Hans 'John' Hugenholtz.
Dopo essere stata esposta al salone di Ginevra viene acquistata da un concessionario tedesco e successivamente da una banca svedese.
Torna infine negli States e viene esposta al Blackhawk Museum in California che però non ne rivendica il possesso, ma solo la custodia.
Infine nel 1990 il proprietario, che non si sa bene da chi l'abbia acquistata, viene fuori: si tratta di Kun Hee Lee di Seul, presidente della Samsung che già aveva avuto problemi con la giustizia nel suo paese
Resta esposta fino al '94 al museo californiano per poi sparire, si dice per la Corea del Sud.
FBI e Interpol stanno ancora indagando tra denunce, controdenunce e minacce mafiose a coloro che fornivano spiegazioni sugli innumerevoli passaggi di mano dell'auto.
Anche se le autorità statunitensi non hanno archiviato la pratica difficilmente rivedremo la 4619
Ci resta questa bellissima foto dove si mostra, regolarmente targata, molto più a suo agio sulle strade californiane che non sulle piste.
Un destino segnato alla nascita da quegli inspiegabili 3 carburatori mancanti
(continua ...)