Fratelli rossi tanto per completare l'opera e propiziarci il manifestarsi anche domenica del M.D.E. vi posto questa interessante intervista (da La Stampa di oggi)
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/formula1/200805articoli/14661girata.asp
Kimi Raikkonen, in giro si dice che il campionato è finito.
«C’è ancora parecchia strada da fare. Siamo in buona posizione, ma basta una gara storta per perdere il vantaggio. Riparliamone dopo Montecarlo e Canada, che sono due piste particolari».
Si è parlato per settimane della Ferrari con il muso bucato e ora, dopo una doppietta in Spagna, siete in Turchia con la versione tradizionale.«Il circuito di Istanbul è completamente diverso da quello di Montmelò. Con le ali che abbiamo portato qui il buco non funzionerebbe altrettanto bene».
Essere campione del mondo ha cambiato il suo approccio alle gare?
«Alla guida no. Il lavoro è più facile perché conosco le persone. E sono più rilassato: se quest’anno non arrivo primo, non sarà poi quel gran disastro».
Sarà felice Massa. Come sono i rapporti?«Ottimi. Cerchiamo di prevalere e ci mettiamo pressione a vicenda, però lavoriamo per la stessa squadra: il principale obiettivo è portare a casa il maggior numero di punti».
È la solita risposta.«È la realtà. In Ferrari si respira un’atmosfera fantastica. Mi hanno fatto amare di più la Formula 1».
E i tifosi amano lei. Sapeva di aver molti sostenitori addirittura in Brasile?
«Mi fa piacere sentirlo, però non mi importa se sono brasiliani, finlandesi o inglesi».
In McLaren non andava così d’accordo con Montoya.
«Era lui a non andare d’accordo con il team. Io non ho mai avuto nulla da dire».
Cito una sua frase: «Non voglio invecchiare in Formula 1». Se vincesse di nuovo, penserebbe al ritiro?«Sono legato alla Ferrari ancora per il 2009».
Quindi nel 2010?«Dipende. Se smetto di divertirmi, lascio. Ho tempo di decidere con calma».
Quando si parla di Alonso alla Ferrari, tutti pensano che ad andarsene sarà Massa. Forse bisognerebbe chiedere a lei?«Il giorno che lascerò la Formula 1, l’ultimo dei pensieri sarà il nome del mio sostituto».
Ha in mente un futuro da motociclista come Schumacher?«A me piace il motocross, non è la stessa cosa».
Che campionato sarà senza la Super Aguri?«Dipende: in alcune gare non cambierà nulla, in altre si noterà che c’è meno traffico».
La regola che cambierebbe?«Qualifiche come una volta, senza strategie. Così vediamo chi va più forte».
Kovalainen sta bene e correrà, ma il suo incidente è stato causato da un cedimento tecnico. Una notizia buona e una cattiva, non crede?«Questo è uno sport pericoloso: se non vuoi rischiare è meglio che fai altro. Anch’io ho avuto incidenti in passato. Succede. Hamilton l’anno scorso è finito fuori in circostanze simili, forse la McLaren ha un problema tecnico. Purtroppo le cose vanno storte sempre nei punti pericolosi».
C’è qualcosa che le fa paura lontano dai circuiti?«No».
Ragni, serpenti, vertigini, interviste?«Nulla che mi provochi terrore o che limiti le mie azioni».
Mosley e Ronaldo sono finiti in pasto a internet. Lei nel privato è diventato più prudente?«Se cominci a preoccuparti di qualunque menata non ti godi la vita. Ovunque vai e ovunque sei può sempre esserci qualcuno che vuole far soldi sulla tua pelle. Se frequenti i veri amici non dovrebbe succedere».
Le scoccerebbe finire su You Tube in situazioni imbarazzanti? «Me ne frego. Se qualcuno facesse la ****** di mettermici, non mi cambierebbe la vita».
Hai mai pensato di aiutare qualche giovane pilota di talento?«No, penso a me stesso. E poi nessuno ha aiutato me. Ho avuto degli sponsor, ma è un altro discorso. Il consiglio che do è di andare all’estero, perché la Finlandia non è il posto giusto per costruire una carriera».
Eppure dalle sue parti i fuoriclasse crescono che è un piacere.«Sì, nessuno come noi ha tanti campioni del mondo nei rally. E in Formula 1 siamo tre, io, Keke Rosberg e Mika Hakkinen. Dipende dal clima: d’inverno ci sono campi coperti di neve dove i bambini cominciano a guidare già a 8 anni. Così impariamo presto e affiniamo la tecnica esercitandoci in condizioni difficili».
Con l’hockey come se la cava?«Dipende con chi mi confrontate. Sono un giocatore di medio livello».
Da piccolo sognava la Formula 1 o la Stanley Cup?«Cambiavo sempre idea: automobili, hockey, tante altre cose. Ora mi piace tutto ciò che ha un motore».
A Maranello come vedono la sua propensione al pericolo?«Mi lasciano libero. E io sto attento. Se hai sfortuna ti puoi far male in qualunque situazione quotidiana, allenandoti in bici, andando a spasso a piedi o scivolando per le scale».
A casa dei suoi il bagno era in balcone: verità o leggenda?
«Verità. È ancora lì. Solo che ora ne hanno uno anche all’interno».
Una volta i genitori facevano sacrifici per mandare i figli a scuola. Con lei com’è andata?«Hanno creduto nelle mie capacità e si sono indebitati per consentirmi di diventare un pilota. Era un rischio, ma loro amano il mondo delle corse e sono felici di farne parte. È una bella famiglia. Sono stato fortunato a diventare quello che sono, così da potermi sdebitare».
Con il primo stipendio ricco che cosa ha regalato ai suoi?«Un terreno attaccato a casa (l’ultimo dono è una villa a Helsinki comprata nei giorni scorsi per 6 milioni, ndr)».
Al suo arrivo a Maranello promise che avrebbe studiato l’italiano.«Non mi piace studiare».
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